s
"Non mi fermo finché non tornano a casa". L'ultimatum di Salvini
Oggi 24-11-25, 09:36
Non smette di far discutere la decisione del Tribunale dell'Aquila di sollevare dalla responsabilità genitoriale dei tre figli quella che ormai tutti conoscono come la «Famiglia nel bosco». Un dibattito acceso che sta coinvolgendo il Paese tutto - dai social ai vertici politici - e che spazia dagli aspetti più tecnici del diritto minorile alle questioni più prettamente etico-filosofiche, dal conflitto Stato-famiglia nella crescita dei bambini, fino ai limiti dell'autodeterminazione educativa e della ideoligizzazione dei servizi sociali. Tra coloro che più hanno preso a cuore la vicenda c'è sicuramente il vicepremier Matteo Salvini, tra i primi a denunciare l'accaduto, schierandosi apertamente per la "restituzione" dei bimbi - attualmente trasferiti in una struttura dedicata - alla loro vecchia vita. Ieri Salvini è tornato sulla questione, definendola «una vergogna assoluta» e ribadendo la volontà di «incontrare i genitori nei prossimi giorni e ho sentito più volte il loro avvocato». «Non mi fermerò e non sarò tranquillo fino a che quei bimbi non saranno tornati a casa», ha spiegato il vicepremier. «Per anni - ha proseguito - ci hanno martellato con l'ideologia green, e adesso che c'è una famiglia che vive a emissioni zero, le tolgono i figli. È il cortocircuito di certa magistratura e di certa sinistra», ha rincarato il leader della Lega. Che poi è passato agli aspetti più particolari della vicenda. «L'educazione dei figli spetta alle famiglie, troppo spesso assistenti sociali e giudici dei Tribunali per i Minorenni, impreparati o ideologizzati, fanno dei danni che nessuno potrà più riparare», ha rintuzzato. «I tre bimbi sono stati maltrattati?», ha chiesto Salvini. «No - ha risposto. Stavano bene, sono educati, curiosi e felici? Sì». Concludendo: «Condivisibile o meno, non c'erano degrado, abbandono o violenza». E sempre ieri, sulla storia della «famiglia nel bosco» è intervenuto anche lo psichiatra Paolo Crepet, il quale in un'intervista a Il Centro ha messo in luce aspetti tutt'altro che banali. «Fatemi capire - ha domandato Crepet. I genitori che passano tutto il giorno sui social ignorando i figli vanno bene, mentre chi vive libero nei boschi no?». In questo caso, ha spiegato, «non è una questione di bosco o città, ma di equilibrio», perché, ha chiosato, «essere allontanati dai genitori è un trauma enorme, un taglio che rischia di lasciare una cicatrice per tutta la vita».
CONTINUA A LEGGERE
6
0
0
