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Parla Stasi: "Spero nella verità". Il futuro? "Una famiglia da Mulino Bianco"
29-03-2025, 15:08
Torna a parlare Alberto Stasi. Dalla speranza di venire scagionato per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco, ormai quasi 18 anni fa, all'estraneità con il nuovo indagato Andea Sempio fino ai progetti per il futuro una volta uscito dal carcere, per il quale l'ex bocconiano, oggi 41enne, vede una famiglia tipo "Mulino bianco". Stasi, condannato per l'omicidio di Chiara Poggi, parla in un'intervista che andrà in onda domenica 30 marzo in prima serata su Italia 1 a "Le Iene presentano: Inside". "È uno tsunami di emozioni, chiamiamolo così. Io mi auguro che si possa arrivare alla verità, alla giustizia, per Chiara soprattutto, per la sua famiglia, per tutti quanti. È una cosa a cui tengo molto, ma diciamo che, più che altro, sono in attesa degli sviluppi, ecco", afferma Alberto Stasi. Quanto alla nuova indagine e alle novità sul caso "la vivo con fiduciosa attesa, con speranza. Quello che ho in cuore è che salti fuori la verità, che venga alla luce tutto quello che deve emergere, che non è ancora emerso. Nient'altro. Io, comunque, tra pochi mesi potrei anche essere definitivamente a casa; quindi, non sono questi pochi mesi che per me fanno la differenza, ho motivazioni più profonde, insomma, sarebbe molto più importante per me, per la mia famiglia e per Chiara, trovare la verità". E Andrea Sempio? "Non ci conosciamo, non l'ho mai visto se non adesso, ovviamente, e nel 2017. Era un amico del fratello e quindi, anche da un punto di vista di età, insomma, totalmente estraneo alla mia cerchia di amicizie e di conoscenze, quindi mai visto, mai sentito". "Tra pochi mesi potrei chiedere l'affidamento in prova e tornare finalmente a casa, a parte i tempi tecnici che ovviamente devono sempre essere messi in conto", continua Stasi che sulla sua giornata tipo oggi afferma: "Esco la mattina, mi reco in ufficio, pausa pranzo, colleghi, lavoro e poi rientro alla sera. Quindi è, diciamo, assolutamente conforme a quella di qualunque altra giornata tipo di chi va al lavoro, ecco. Il lavoro esterno dipende se sei in un reato che rientra nell'art. 4bis piuttosto che no. Ci sono dei termini di legge decorsi i quali tu hai il diritto a chiedere di poter andare a lavorare all'esterno, e quindi iniziare a reinserirti nel mondo del lavoro. Non è ovviamente scontato, dipende dalla condotta della persona, nel mio caso non ci sono state mai particolari problematiche, però è un diritto a chiedere, non a ricevere". Quanto al lavoro che svolge "mi piace - sottolinea - I colleghi soprattutto sono molto simpatici. Ovviamente ho degli orari, delle prescrizioni che riguardano i mezzi da impiegare per andare al lavoro, la strada da fare, la pausa pranzo, quindi è tutto regolamentato nei dettagli, anche per le persone che posso frequentare durante l'orario di lavoro". Riguardo ai rapporti con gli altri detenuti sono "assolutamente cordiali. Secondo me si crea un po' di 'cameratismo': persone, innanzitutto, che si trovano nella tua stessa situazione per motivi diversi, certo, ma comunque nello stesso contesto. È difficile quindi che non si vada eccessivamente d'accordo. È un contesto molto più umano di quello che si può pensare". Nell'intervista Stasi afferma di essere credente: "Sì, la fede aiuta nei momenti più difficili. È un qualcosa che rimane latente quando la tua vita va bene e a cui ci si aggrappa quando invece le cose non vanno bene. Io ho un rapporto poco religioso ma molto più interiore, di fede vera, ma magari meno legata alle tradizioni". In carcere, continua, "impari ad avere delle risorse interiori. Come tutti i contesti difficili o i momenti difficili che possono accadere nella vita. Non è che sia una questione scontata, dipende sempre da te, non è il luogo in cui ti mettono che fa la differenza, tu però sei te stesso e in qualche modo impari a gestire tutto quello che hai intorno, ti crei una ragione, hai degli strumenti interiori per cercare di rispondere a quella situazione che ti viene calata addosso". Alla domanda su qual è il senso della sua condanna, osserva: "Per me nessuno. Poi si può anche cercare un motivo, visto che sono credente, per cui, in qualche modo, il Signore ha voluto darmi questo peso, per insegnarmi qualcosa, non so, sinceramente non so il disegno che può esserci dietro. A volte le avversità vengono fatte, date, dispensate per aiutarci a crescere in un certo modo". Sul suo futuro fuori dal carcere conclude: "Ho progetti molto semplici, proprio da Mulino Bianco! Io vorrei una famiglia classica, quello che cerco è la tranquillità, ed è quello che poi alla fine ho sempre desiderato. Quindi sogni piccoli. Però per me è importante".
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