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Passaportopoli si allarga. Dopo i visti in Bangladesh fari puntati su altri 16 Paesi
21-02-2025, 09:49
L'operazione della Guardia di finanza che ha portato all'arresto di tre funzionari dell'ambasciata italiana a Dhaka, in Bangladesh, è solo la punta dell'iceberg. Sarebbero sedici, infatti, i Paesi "attenzionati" che potrebbero essere coinvolti nello scandalo "Passaportopoli", che come abbiamo visto non riguarda solo il rilascio dei passaporti, e quindi delle cittadinanze, ma anche i visti rilasciati per motivi di lavoro. Dietro questi controlli, sempre su impulso del ministero degli Esteri guidato da Antonio Tajani, c'è una complessa attività d'indagine proprio della Finanza. L'inchiesta che ha smantellato la fabbricazione di visti fasulli in Bangladesh, che oltre ai tre funzionari ha fatto finire in manette anche i loro referenti bengalesi in Italia, segna un punto di svolta. «È la prima volta nella storia che si fa un'operazione di questo tipo - commenta il deputato di Fratelli d'Italia Andrea Di Giuseppe, che con le sue denunce ha fatto scattare i controlli -. Voglio esprimere un grande ringraziamento ai militari del Nucleo PEF e in particolare del GICEF della Guardia di finanza che hanno svolto le indagini». Di Giuseppe, eletto nella circoscrizione Nord America, da anni si batte per portare alla luce le irregolarità e gli illeciti nel rilascio di passaporti e visti per l'Italia. «Dopo anni di silenzio - aggiunge - finalmente è venuto a galla lo scandalo dei visti illegali e dell'immigrazione clandestina, quella che entra In Italia dalla porta principale non con i barconi dall'Africa ma da tutto il mondo grazie a traditori dello Stato che, nelle nostre ambasciate, danno timbri e passaporti in cambio di denaro. Gli arresti di due giorni fa sono un primo passo per fermare questa vergognosa tratta di esseri umani ed evitare che entrino in Europa e in Italia criminali e terroristi grazie a questo sistema». I sedici Paesi dove si trovano i consolati e le ambasciate più a rischio si trovano in Sud America, Sud-Est asiatico e alcune zone dell'Africa, dal Congo ai Paesi francofoni del continente. Non è un caso che Il Tempo, quasi un anno fa, sollevò lo scandalo delle cittadinanze italiane false rilasciate in Venezuela. Un caso che ha portato all'annullamento di alcuni passaporti che erano stati concessi in modo poco chiaro. Tanto che nell'ottobre scorso è stato il ministro Tajani a rivelare che erano state revocate le cittadinanze a cinque presunti Hezbollah che avevano ottenuto il passaporto a Caracas. «Essere italiani - aveva detto il titolare della Farnesina - è una cosa seria, la cittadinanza non si regala». I numeri lo dimostrano. Nell'ultimo biennio sono state effettuate 136 ispezioni presso le Rappresentanze diplomatico-consolari all'estero (67 nel 2023, 69 nel 2024). Oltre alle ispezioni di carattere generale, ne sono state condotte alcune mirate a verificare singoli settori «suscettibili di particolare problematicità a seguito di puntuali segnalazioni in materia consolare, in particolare su visti e cittadinanza», fa sapere il Ministero. La premier Giorgia Meloni nel giugno scorso ha addirittura presentato un esposto al Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. Perché i flussi d'ingresso legali sarebbero usati come «ulteriore canale di immigrazione irregolare», con lo spettro di una regia della criminalità organizzata. Nell'esposto in questione il capo del governo evidenziava come la concentrazione maggiore, evidentemente anomala, di contratti di lavoro con extracomunitari avvenisse solo in determinate aree del Sud d'Italia, in particolare in Campania.
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