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PDopoli: dopo Milano il caso Torino, l'inchiesta Rear travolge i dem
Oggi 22-07-25, 07:17
Rapporti ambigui, presunti favori ad amici e affaristi della peggiore risma, nonché appalti pubblici sommersi dalla coltre nebbia di accuse infamanti. Sta diventando un mestiere difficile e pericoloso quello del sindaco targato Pd. Per sfortuna, fato avverso o, più probabilmente, per una leggerezza funesta nella scelta dei compagni di ventura. E così Milano, pur nella sua grandezza, non è che il caso più eclatante di una serie di scivoloni in salsa dem. L'ultimo caso della PDopoli estiva ha toccato il capoluogo piemontese. Ieri la procura di Torino ha chiuso l'inchiesta che ruota intorno alla Rear, società cooperativa di Grugliasco che si occupa di vigilanza e sicurezza ed è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari al parlamentare del Pd, Mauro Laus, all'assessore comunale ai grandi eventi, Mimmo Carretta, e al presidente del consiglio comunale, Maria Grazia Grippo. L'indagine che era stata aperta nel 2023 vede, al momento, otto indagati in totale. «Si tratta di un atto che attendevamo da tempo - ha affermato l'avvocato Maurizio Riverditi, legale di Laus - il mio assistito ha sempre manifestato piena disponibilità a rendere dichiarazioni ai magistrati». Una posizione che cerca (comprensibilmente, visto il ruolo del legale di Laus) di minimizzare al massimo l'episodio. Una posizione ben diversa da quella assunta dai vertici locali di Forza Italia. «Siamo e restiamo garantisti. Ma sarebbero opportune delle comunicazioni in aula da parte del sindaco - hanno sottolineato Roberto Rosso e di Marco Fontana, segretario provinciale e cittadino di Fi a Torino - Certamente siamo curiosi di capire quale Partito Democratico avremo di fronte: se la versione A, cioè quella di queste ore, ipergarantista nei confronti del sindaco di Milano Sala, oppure la versione B, quella giustizialista che solitamente il Pd interpreta se ad essere coinvolti in guai giudiziari è un esponente di centrodestra, uno fra tutti Toti». Spostandoci a sud lungo lo Stivale, sono della settimana appena conclusa le parole del procuratore aggiunto della Dda Francesco Giannella. Parlando di Bari, ha detto che il capoluogo pugliese «è addormentato, assuefatto ai clan» e che «serve attenzione ai voti comprati». Parole forti, sulle quali però il centrosinistra (che governa la città) ha fatto spallucce. Il motivo? Perché, per anni, a guidare Bari, c'è stato Antonio Decaro. Non va dimenticato come l'attuale europarlamentare dem (e prossimo candidato governatore alla Regione Puglia) venne indagato dalla Procura, che, ad aprile 2024, decise di inviare alla commissione parlamentare antimafia gli atti dell'indagine, archiviata, relativa al presunto incontro avuto con Massimo Parisi - fratello del boss Savino nel quartiere Torre a Mare, quando Decaro era assessore ai Trasporti di Michele Emiliano. L'indagine venne però secretata: gli stessi membri della commissione potevano consultarne le pagine, ma non ritirarne una copia, e erano obbligati a mantenere il segreto sul contenuto. E che dire di Prato, al centro di un gigantesco scandalo che ha portato alle dimissioni del sindaco Ilaria Bugetti. L'esponente del Pd è tutt'ora indagata per corruzione: l'ipotesi accusatoria si concentra sui finanziamenti elettorali ricevuti dall'imprenditore Matteini Bresci, che, durante una telefonata intercettata, definiva l'ex primo cittadino «un attrezzo mio». Sul fronte milanese, vanno segnalate le dimissioni dell'assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi e la decisione di restare attaccato alla cadrega del sindaco Giuseppe Sala. È stata inoltre depositata una memoria integrativa, che si è concentrata sul «fenomeno degli interventi edilizi che comportano varianti particolari al Piano urbanistico generale, dichiarate od occulte, approvate su richiesta dei privati, come rilevante indice di corruzione». Il focus ha riguardato anche gli «accordi di programma utilizzati per le trasformazioni di aree demaniali come scali, caserme, piazze». Secondo i pm, con gli accordi di programma si è potuto costruire «in deroga» ai piani del governo del territorio. L'ultimo capitolo (ancora ben lontano dal potersi definire concluso) di PDopoli, la saga politica più imbarazzante dell'estate 2025 per la sinistra italiana.
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