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Piazza per la pace? I ProPal inneggiano al 7/10, Conte e Schlein scappano
Oggi 05-10-25, 07:35
Un lungo striscione nero con scritte in bianco, rosso, verde, per ricordare i colori della bandiera palestinese. Una sorta di cartello di benvenuto della sfilata ProPal che ieri ha attraversato Roma. Lo vedono tutti, passanti, giornalisti, manifestanti, finisce immortalato in migliaia di telefonini, è subito dietro la testa del corteo. Quasi come una firma: «7 ottobre giornata della Resistenza palestinese», nessun giro di parole, il concetto è chiaro. D'altra parte lo confermano gli organizzatori; lo stupore è fuori luogo: «I nostri cortei appoggiano la legittima resistenza armata del popolo palestinese». Così è naturale che lungo il serpentone che da Porta San Paolo finisce in piazza San Giovanni (4 km di percorso), si esponga anche il vessillo di Hamas, e quello di Hezbollah, solo una logica conseguenza. Per togliere ogni dubbio residuo parte il coro: «Bombardiamo Tel Aviv». Un'evidenza che non scoraggia il campo largo: sono molti i parlamentari che si mischiano con i militanti «duri e puri» che inneggiano alla rivoluzione palestinese. Il parterre degli organizzatori è molto nutrito: i sindacati di base, le frange più estremiste dell'arcipelago pro-Pal, antagonisti arrivati da tutta Italia, ma anche la storica, vecchia sinistra: la Cgil, l'Anpi e l'Arci. Difficile per il campo largo disertare (e poi proprio ora sull'onda della Flotilla) la piazza, nonostante i rischi per la sicurezza. Alla fine mancano solo i leader: Giuseppe Conte, all'ultimo momento stranamente «indisposto» (venerdì era in Calabria per gli ultimi comizi di Pasquale Tridico), ed Elly Schlein, impegnata a Lucca in un giro elettorale. Abbondano le seconde e terze file, con un diluvio di selfie e dichiarazioni roboanti. Presiede il co-segretario di Avs, Nicola Fratoianni: «Noi stiamo qui dove ci sono le persone che condividono lo stesso sentimento di indignazione per quanto sta avvenendo a Gaza e in Cisgiordania». Ci sono anche i due eroi della Flotilla, i primi ad imbarcarsi sulla via del ritorno, il deputato Arturo Scotto e la parlamentare europea Annalisa Corrado. Se la segretaria dem ha dato forfait, ha avuto comunque la «delicatezza» di farsi rappresentare da due inseparabili fedelissimi: Marco Furfaro e Marta Bonacini. Con loro anche Gianni Cuperlo. E dire che il corteo si distingue per una particolarità praticamente quasi unica al mondo: non è in alcun modo una manifestazione che inneggia alla pace a Gaza. Sembra esattamente il contrario, nessun cenno sull'accordo di pace della Casa Bianca e sui suoi progressi delle ultime ore, con Hamas pronta a sottoscrivere le carte del «diavolo», Donald Trump in persona. Il presidente americano, al contrario, è il nemico numero uno, una piazza condivisa a pari merito con il premier israeliano. Nella particolarissima classifica delle «bestie nere» del corteo, naturalmente c'è posto per Giorgia Meloni, «ricordata» praticamente in tutti gli striscioni («Meloni, Tajani e Salvini complici del genocidio») che adornano la sfilata. In ogni caso ci pensa il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, a chiamare in causa la premier: «Meloni non può continuare con questo osceno vittimismo». Il M5S, orfano dell'avvocato di Volturara Appula, si sente a casa. A un certo punto si infila nella delegazione di via di Campo Marzio il senatore Marco Croatti, un altro esule della Flotilla. Il capogruppo pentastellato a Montecitorio, Riccardo Ricciardi, attinge al libro Cuore e si fa trascinare dalla retorica: «La mobilitazione del popolo in questa piazza è spinta dall'umanità». Un timbro che adotta anche la senatrice Alessandra Maiorino: «La piazza di oggi è il vento che ha gonfiato le vele della Flotilla». Insomma, assenti i leader, ma ben presenti i simboli: la pace è altrove.
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