s

Pma, coppie arcobaleno e madri single: cosa ha stabilito la Consulta
Oggi 22-05-25, 12:56
È incostituzionale il divieto per la madre "intenzionale", ovvero quella non biologica, di riconoscere il figlio nato in Italia in seguito alla procreazione medicalmente assistita all'estero. Quello della Corte costituzionale è in pratica un via libera al riconoscimento da parte di entrambe le mamme per i figli di coppie lesbiche. Lo ha sancito la Consulta affermando che l'articolo 8 della legge numero 40 del 2004 è costituzionalmente illegittimo nella parte in cui non prevede che pure il nato in Italia da donna che ha fatto ricorso all'estero, in osservanza delle norme ivi vigenti, a tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) ha lo stato di figlio riconosciuto anche della donna che, del pari, ha espresso il preventivo consenso al ricorso alle tecniche medesime e alla correlata assunzione di responsabilità genitoriale. La sentenza numero 68, depositata oggi, ha ritenuto quindi fondate le relative questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Lucca. La Corte – dopo aver precisato che la questione non attiene alle condizioni che legittimano l'accesso alla Pma in Italia – ha ritenuto che l'attuale impedimento al nato in Italia di ottenere fin dalla nascita lo stato di figlio riconosciuto anche della donna che ha prestato il consenso alla pratica fecondativa all'estero insieme alla madre biologica non garantisca il miglior interesse del minore e costituisca violazione: dell'articolo 2 della Costituzione, per la lesione dell'identità personale del nato e del suo diritto a vedersi riconosciuto sin dalla nascita uno stato giuridico certo e stabile; dell'articolo 3 della Costituzione, per la irragionevolezza dell'attuale disciplina che non trova giustificazione in assenza di un contro-interesse di rango costituzionale; dell'articolo 30 della Costituzione, perché lede i diritti del minore a vedersi riconosciuti, sin dalla nascita e nei confronti di entrambi i genitori, i diritti connessi alla responsabilità genitoriale e ai conseguenti obblighi nei confronti dei figli. La Consulta si è espressa anche sulla procreazione medicalmente assistita per le donne single. La scelta legislativa di non consentire alla donna singola di accedere alla procreazione medicalmente assistita (Pma) "limita l'autodeterminazione orientata alla genitorialita' in maniera non manifestamente irragionevole e sproporzionata". E' quanto si legge in una sentenza depositata oggi, con cui la Corte costituzionale ha ritenuto "non fondate" le questioni di legittimità costituzionale che erano state sollevate sull'articolo 5 della legge 40 del 2004, nella parte in cui non consente alla donna singola di accedere alla Pma. La Corte ha ricordato che "la disciplina dell'accesso alla Pma presenta rilevanti implicazioni bioetiche e incisivi riflessi sociali sui rapporti interpersonali e familiari" e per tale ragione, "essa e' rimessa, in linea di principio, alla discrezionalità del legislatore, con l'unico limite della manifesta irragionevolezza e sproporzione alla luce del complesso degli interessi coinvolti".
CONTINUA A LEGGERE
1
0
0
Guarda anche
Il Tempo
18:05
Tg News - 22/5/2025
Il Tempo
17:52