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"Pronti a lavorare per la pace". Zelensky tende la mano e s'attacca al Trump
04-03-2025, 22:02
Dopo l'ordine di Donald Trump di mettere "in pausa" gli aiuti militari a Kiev Volodymyr Zelensky tende la mano agli Usa. In un lungo post sui social il presidente ucraino è tornato sull'alterco avvenuto in mondovisione con il tycoon cercando di guardare avanti. "Il nostro incontro alla Casa Bianca venerdì non è andato come doveva. È un peccato che sia andata così. È ora di sistemare le cose", ha scritto Zelensky auspicando per il futuro "cooperazione e comunicazioni costruttive". Allo stesso tempo il presidente ucraino si è detto pronto a "lavorare sotto la guida del presidente Trump" per "ottenere una pace duratura" in quando "nessuno di noi vuole una guerra senza fine". Zelensky ha individuato il primo passo di una ipotetica road map in una "tregua aerea e marittima" a patto che la Russia "faccia lo stesso". Quanto all'accordo per le terre rare saltato dopo l'incontro fallimentare di Washington "l'Ucraina è pronta a firmarlo in qualsiasi momento e in qualsiasi formato conveniente", ha dichiarato Zelensky aggiungendo di considerarlo come "un passo verso una maggiore sicurezza" dell'Ucraina. Prima di tendere il ramoscello d'ulivo al presidente americano Zelensky ha avuto una conversazione telefonica con il premier britannico, Keir Starmer, impegnato nel ruolo di pontiere. Downing Street ha fatto sapere che Londra ha accolto con favore "fermo impegno di Volodymyr Zelensky nel garantire la pace" sottolineando che "nessuno desidera la pace più di Kiev". Il leader ucraino, dal canto suo, ha ringraziato Starmer "per i consigli e il supporto in questo momento difficile". Quella del presidente ucraino è stata una mossa pressoché obbligata. Secondo le stime effettuate da Kiev infatti il margine di difesa senza "l'assistenza sistemica" degli Stati Uniti non può andare oltre i sei mesi. L'Europa potrebbe supplire in parte ma - ha sottolineato Fedor Venislavsky, membro del Comitato di difesa del parlamento ucraino - "alcuni tipi di armi, tra cui i sistemi di difesa aerea e i missili Mlrs di precisione a lungo raggio, possono essere forniti solo dagli Stati Uniti". Dagli Usa è arrivato l'invito del vicepresidente JD Vance a Kiev a "tornare al tavolo e iniziare a negoziare" in quanto si è arrivati a un punto "in cui né l'Europa, né gli Stati Uniti, né gli ucraini possono continuare questa guerra all'infinito". Le turbolente interlocuzioni fra Usa e Ucraina sono ovviamente seguite con la massima attenzione da Mosca. Il Cremlino ha definito la scelta di Trump di fermare gli aiuti militari a Kiev, "se ciò fosse vero", come una decisione che "potrebbe davvero spingere il regime di Kiev verso il processo di pace". La diatriba in corso fra Trump e Zelensky porta anche a una divisione all'interno delle varie destre europee. Se l'Ungheria plaude alla decisione di Donald Trump di mettere un freno all'invio di armi a Kiev la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, la definisce "riprovevole e brutale" nei confronti dei soldati ucraini "impegnati nella difesa patriottica del loro Paese". Più sfumata infine la posizione di Santiago Abascal. Il leader di Vox si è limitato a commentare le parole di Zelensky definendole "un primo passo verso la pace che va festeggiato".
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