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Prove di pace all'americana. Putin apre ai negoziati, sì di Zelensky
Oggi 12-05-25, 08:32
«Un giorno potenzialmente grandioso per Russia e Ucraina! Pensate alle centinaia di migliaia di vite che saranno salvate quando questo bagno di sangue senza fine, si spera, si concluderà. Sarà un mondo completamente nuovo, e molto migliore». L'ottimismo di Donald Trump, anche stavolta, è senz'altro eccessivo, e d'altronde non è la prima volta che il presidente americano si lascia andare ad auspici e speranze fin troppo favorevoli sulla fine del conflitto, ma un piccolo passo avanti, nel tentativo di fermare le ostilità, c'è stato. Alla proposta dei volenterosi europei, e nello specifico di Francia, Gran Bretagna, Germania e Polonia, che nell'incontro di sabato a Kiev assieme ai vertici ucraini hanno chiesto ufficialmente, con il sostegno degli Stati Uniti, una tregua di trenta giorni, ha risposto in maniera altrettanto chiara Vladimir Putin. Il capo del Cremlino ha glissato sullo stop ai bombardamenti per un mese ma ha rilanciato con un'altra offerta, e cioè con la ripresa del negoziato diretto con l'Ucraina a partire dal 15 maggio a Istanbul. Non è la risposta che Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e Donald Tusk si auguravano, e il dubbio che anche in questo caso lo zar voglia perdere tempo è più che lecito, ma se non altro da Mosca è arrivata una controproposta, accettata personalmente, in serata, da Volodymyr Zelensky: «Lo aspetto in Turchia», ha scritto su X riferendosi a Putin e augurandosi «un cessate il fuoco completo e duraturo, a partire da domani (oggi ndr), per fornire le basi necessarie alla diplomazia. Non ha senso prolungare le uccisioni. E aspetterò Putin in Turchia giovedì. Personalmente. Spero che questa volta i russi non cerchino scuse». Difficile se non impossibile che sia proprio lo zar a presentarsi sul Bosforo ma non potrà esimersi, a questo punto, dall'inviare una delegazione che inizi a discutere seriamente il processo di pace. Il presidente turco e Recep Tayyp Erdogan, dopo aver parlato con Putin dei dettagli, ha parlato di «svolta storica». Certo, come ha sottolineato Parigi, l'apertura è solo «un primo passo» e «non sufficiente», perché «un cessate il fuoco incondizionato non è preceduto da negoziati», ma considerando l'indisponibilità della Russia, fino a non molto tempo fa, a qualunque dialogo diretto con l'Ucraina, il cambio di atteggiamento del Cremlino va guardato con un minimo di credito. Resta la perplessità, assolutamente legittima, che anche stavolta Mosca voglia semplicemente «guadagnare tempo», come ha affermato Macron dialogando con i giornalisti di ritorno da Kiev. Ma a questo punto il "sì" di Zelensky spariglia le carta. «La nostra proposta è sul tavolo e la decisione spetta ora alle autorità ucraine e ai loro curatori», aveva detto Putin con tono forte, aggiungendo che «chi vuole la pace non può fare a meno di sostenerla. Ci impegniamo a condurre negoziati seri con l'Ucraina con lo scopo di eliminare le cause profonde del conflitto e di stabilire una pace duratura». Presto per dire se sia l'ennesimo bluff ma quel che è certo è che qualcosa di concreto, comunque, verso un percorso di pace sia cominciato. Dall'elezione di Trump alla Casa Bianca, innanzitutto e da un lavoro diplomatico sottobanco e finissimo - e dunque ben lontano dalle telecamere - condotto anche dalla premier italiana Giorgia Meloni, prima leader europea ad incontrare il neo presidente degli Stati Uniti proprio per parlare della pace in Ucraina, quella stessa invocata oggi da papa Leone XIV in una San Pietro invasa dalla speranza.
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