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Puglia sotto accusa per la spesa sanitaria: piano di rientro a rischio
21-01-2025, 18:08
I rilievi della Ragioneria di Stato riguardano in prima battuta i costi per le prestazioni erogate dai privati e quelli per i farmaci: “Serve un maggior controllo a proposito delle prescrizioni” La Ragioneria dello Stato mette fretta alla Regione: «In assenza di una cornice programmatoria approvata, non essendo possibile riscontrare il raggiungimento degli obiettivi del programma operativo non sarà possibile riscontrare positivamente qualsiasi adempimento connesso. Si resta pertanto in attesa, con ogni consentita urgenza, della trasmissione del Programma operativo». L'ammonimento è contenuto nell'ultimo rapporto sul monitoraggio della spesa sanitaria. Ed è da un lato un campanello d'allarme su possibili nuovi sbarramenti alle leggi regionali, dall'altro la certificazione di un fallimento: a oltre un anno dal tentativo della giunta regionale di uscire, dopo 14 anni, dal piano di rientro, con una delibera di dicembre del 2023 che fissava tetti di spesa invalicabili per le Asl e chiudeva i cordoni della borsa anche nei confronti delle cliniche, Roma continua a guardare alla Puglia come a un sorvegliato speciale. Con un deficit importante. Le mancate risposte Una proposta di piano di rientro 2024-2026 fu trasmessa a gennaio 2024, ma alle obiezioni del ministero non è mai stata data risposta. I rilievi della Ragioneria dello Stato sono numerosi. Mancavano i modelli tendenziali e programmatici per gli anni 2025 e 2026, «senza i quali non è possibile effettuare una compiuta istruttoria e valutazione del documento trasmesso». C'è anche qualche luce: «Relativamente all'area della prevenzione, si registra un generale miglioramento nella percentuale di adesione ai tre programmi di screening oncologici». Ma il valore, è scritto nella relazione, è « ancora non sufficiente per lo screening mammografico e colonrettale, a proposito dei quali si resta in attesa di aggiornamenti sulle attività in atto per migliorare l'adesione». Il piano di riordino Un'altra raccomandazione riguarda «l'adozione di adeguate misure per migliorare le coperture vaccinali pediatriche e per antinfluenzale anziano». Per quanto riguarda l'assistenza ospedaliera, la stessa Ragioneria è «in attesa di ricevere il piano di riordino della rete ospedaliera, emergenza-urgenza e reti tempo dipendenti» e dei dati di monitoraggio anno 2023, relativi all'attività dei nodi delle reti tempo-dipendenti (cardiologica, ictus e trauma)». La spesa privata Dal report del dipartimento che vigila sull'attività finanziaria e contabile degli enti locali emergono anche alcune tendenze. La Puglia, per esempio, è tra le regioni che spendono di più per le prestazioni private. Un quinto della spesa sanitaria totale, il 22 per cento, va alle cliniche e agli studi: più della media nazionale, che è del 20,3, e con un incremento dell'1 per cento rispetto al 2022. Un trend in aumento dopo anni di discesa: nel 2015 la spesa era al 23,7. La tempestività dei pagamenti Un altro problema riguarda la percentuale di pagamenti che vengono effettuati oltre i termini previsti dalla legge. Nel 2023 sono stati il 24 per cento, in miglioramento rispetto al 2022 (quando il dato si era attestato al 28 per cento). Ma con alcune criticità «su taluni enti per i quali si invita la Regione ad attivarsi». In generale si registra un valore negativo di meno sette giorni medi e «si segnalano criticità sulla Asl di Foggia». La spesa in aumento Nel complesso la spesa sanitaria è aumentata fra il 2014 e il 2023, con un incremento nazionale medio del 2 per cento all'anno. La Puglia è passata da 7 a 8,5 miliardi di euro, con un ritmo più accelerato a partire dal 2020. Parallelamente anche il finanziamento della spesa effettiva è aumentato, passando da 7,1 a 8,4 miliardi. Nel 2023 ha registrato un disavanzo di 72 milioni di euro, ovvero la metà rispetto all'anno precedente. La Puglia è anche tra le regioni nelle quali la spesa per i redditi da lavoro incide di meno sulla spesa generale: è del 27,8 per cento, due punti in meno rispetto alla media nazionale. I farmaci La spesa per i prodotti farmaceutici è aumentata notevolmente, passando dai 618 milioni di euro del 2014 a un miliardo 25mila euro nel 2023. In percentuale è passata dall'8,8 per cento di dieci anni fa al 12 per cento, al di sopra di oltre un punto dalla media nazionale. La Ragioneria raccomanda «un maggior controllo sull'appropriatezza prescrittiva». Tuttavia la spesa convenzionata (in farmacia) è diminuita, riducendosi da 669,5 a 534,9 milioni di euro. In termini percentuali, rispetto al totale della spesa corrente il suo peso è diminuito dal 9,5 al 6,3 per cento. È sempre al di sopra della media nazionale (5,7) ma non nella misura del 2014, quando il distacco era di 2 punti percentuali. Per Vito Novielli, presidente regionale di Federfarma, si potrebbe fare ancora meglio spingendo a livello culturale verso «un consumo maggiore del farmaco generico». Ma a far lievitare i costi è la spesa farmaceutica diretta, ovvero gli acquisti da parte degli ospedali. E anche su questo fronte i farmacisti stanno cercando di dare una mano: «Noi facciamo anche la distribuzione per conto delle Asl per circa 600 specialità. E nel 2024 abbiamo distribuito, attraverso le nostre farmacie, 4 milioni e mezzo di confezioni. Questo contribuisce a contenere la spesa. Ma si può fare di più con il ricorso alle gare centralizzate».
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