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Ragazzini cacciati dall'aereo, l'unica loro colpa era essere ebrei
Ieri 25-07-25, 06:30
Le immagini parlano chiaro: una ragazza 21enne viene ammanettata con violenza all'imbarco del volo che avrebbe dovuto portare cinquanta bambini ebrei francesi da Valencia a Parigi. La malcapitata è la giovane direttrice del campus estivo Kinneret. Il ministro israeliano della Diaspora Amichai Chikli pubblica su X il video dell'arresto e denuncia l'ennesimo «episodio antisemita. Come si fa a non vedere l'assurdità dello sbarco imposto a bambini, di età compresa tra 10 e 15 anni, colpevoli di cantare canzoni ebraiche? «L'equipaggio di Vueling ha dichiarato che Israele è uno stato terrorista e ha costretto i bambini a scendere dall'aereo – ha dichiarato il ministro Chikli – In linea con la campagna di bugie orchestrata da Hamas e rilanciata da Al Jazeera, da Haaretz e da altri, assistiamo, negli ultimi tempi, a numerosi incidenti antisemiti; questo è uno dei più gravi». Immaginate la squadra di bambini che, nel clima gioioso di un campus estivo, intonano delle canzoni ebraiche, magari creano anche un po' di disordine, come accade spesso negli aeroporti dove gruppi organizzati attendono l'imbarco, tanto più se è estate, tanto più se si tratta di bambini in vacanza. Che cosa avranno provato questi giovanissimi cacciati via, con la forza, dall'aereo che doveva riportarli a casa? La direttrice 21enne, finita per terra e ammanettata come una pericolosa criminale, che cosa deve aver provato mentre veniva tacciata di essere cittadina di uno «stato terrorista»? Un'espressione, per giunta, che appare due volte sacrilega nei confronti di un popolo che convive con il terrorismo islamico sin dalla sua fondazione, e che il 7 ottobre 2023 ha visto morire 1200 fratelli e sorelle ebree in un solo giorno, trucidati a mani nude, casa per casa, dai terroristi di Hamas. Qualcuno ci vorrebbe forse assuefatti alle manifestazioni di odio antisemita, alla minaccia permanente che sconsiglia agli ebrei europei di girare in strada con la kippah, alle sinagoghe vandalizzate, agli atti violenti contro chi è colpevole di essere ebreo. Un trattamento che colpisce soltanto gli ebrei, quelli ammazzati anche se non sono sul campo di battaglia a Gaza, anche se non indossano la divisa ma svolgono altre professioni e neppure vivono in Israele. Un trattamento che non riguarda, per esempio, i russi, colpevoli – si fa per dire – di essere cittadini di uno stato che da tre anni continua a martoriare il popolo ucraino. Nel caso specifico, i bambini sono cittadini francesi ma il loro essere «ebrei» è la nota stonata, la colpa da espiare, l'elemento che giustifica la demonizzazione, la delegittimazione, i doppi standard. La compagnia aerea, in una nota, ha smentito la matrice antisemita dello sbarco forzato, sostenendo che i giovani sarebbero stati espulsi dal volo per via del loro comportamento «aggressivo» e «per garantire la sicurezza di tutti i passeggeri». Secondo la versione ufficiale del vettore, alcuni membri del gruppo avrebbero interferito con la dimostrazione di sicurezza prima del decollo. Non è chiaro tuttavia come dei bambini possano mettere a repentaglio la sicurezza di un volo aereo, e soprattutto ci sono i racconti dei testimoni che forniscono una ricostruzione ben diversa, per non parlare dell'intervento sproporzionato della Guardia Civil. L'organizzazione Acom (Acción y Comunicación sobre Oriente Medio), che promuove il rafforzamento delle relazioni tra Spagna e Israele, ha annunciato l'intenzione di procedere per le vie legali evidenziando come «questo inaccettabile incidente confermi, ancora una volta, il preoccupante declino della sicurezza degli ebrei in Spagna». Il Paese il cui governo, a maggio, si è affrettato, insieme a Irlanda e Norvegia, a riconoscere lo stato di Palestina a Gaza, dove Hamas, seppure indebolita, imperversa e punta alla riconquista.
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