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Referendum flop, schiaffone degli italiani alla sinistra. E nel Pd parte il processo a Schlein
Ieri 09-06-25, 21:07
Rafforzata. Si sente così Giorgia Meloni dopo l'esito del referendum, con i cinque quesiti su lavoro e cittadinanza che ai seggi hanno fatto segnare un'affluenza del 30,6%. Quorum lontanissimo quindi, con la presidente del Consiglio che una manciata di minuti dopo la chiusura delle urne affida al suo braccio destro Giovanbattista Fazzolari il compito di dettare la linea. "Le opposizioni hanno voluto trasformare i 5 referendum in un referendum sul governo Meloni - spiega il sottosegretario con delega per l'Attuazione del programma -. Il responso appare molto chiaro: il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita". Il partito della premier, Fratelli d'Italia, ricorre invece ai social per sottolineare che non c'è stata nessuna spallata: "Sfratto annullato, sinistra sconfitta e Governo rafforzato. Oggi tramonta il campo largo". All'attacco anche i ministri di FdI. "La mobilitazione di tutta l'opposizione e del primo sindacato italiano non è servita a nulla" rimarca Luca Ciriani, mentre per il collega Francesco Lollobrigida "il fallimento del referendum è la risposta alle strumentalizzazioni della sinistra". Ancor più duro Tommaso Foti, secondo il quale "lo schiaffone per la compagnia del 'tutti dentro contro la Meloni' conferma la miopia politica ed elettorale di chi pretendeva di trasformare i referendum in un giudizio sul governo". A esultare è comunque tutto il centrodestra, con Matteo Salvini che da un lato esprime "grande rispetto" per chi è andato a votare e dall'altro mette in evidenza "l'enorme sconfitta per una sinistra che non ha più idee e credibilità e che non riesce a mobilitare neanche i propri elettori". Il vicepremier e segretario della Lega, impegnato in Francia alla festa dei Patrioti, si sofferma poi sul tema legato alla cittadinanza: "Non è un regalo, bisogna semmai avere regole ancora più severe". A via Bellerio non si nasconde la soddisfazione per la "devastante sconfitta per Schlein, Landini, Conte e compagni. Flop clamoroso e disastro epocale per la sinistra". Anche l'altro vicepremier, Antonio Tajani, mette l'accento sulla "sconfitta della sinistra", di una opposizione "che voleva tentare l'assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. Gli è andata male, il governo si è rafforzato, l'opposizione si è indebolita". "Ancora una volta ha vinto la maggioranza di centrodestra e come segretario di FI - confessa - sono soddisfatto di questo risultato". Secondo il titolare della Farnesina, poi, bisognerebbe adesso aprire un ragionamento su come cambiare la legge sui referendum: "Servono probabilmente più firme anche perché abbiamo speso tantissimi soldi, per esempio per portare milioni di schede per gli italiani all'estero che sono tornate bianche". A tornare in maniera pungente sui dati legati al voto è poi anche Ignazio La Russa, duramente contestato dal centrosinistra per le sue dichiarazioni in vista del voto. "Alla luce dei numeri dell'affluenza, sarebbe troppo facile ora infierire verso coloro che, come Schlein, Bonelli e tanti altri, mistificando il senso delle mie parole, hanno invitato ad andare a votare non per la presunta bontà dei quesiti referendari ma semplicemente, se non per odio, quasi per far dispetto a me. In realtà, io non ho più fatto né cenni né parola di propaganda e, come promesso, sono andato al seggio addirittura già domenica mattina presto - le parole del presidente del Senato -. Ma la loro volgare campagna di disistima o peggio di odio nei miei confronti ha avuto un effetto: ho votato per un solo quesito, quello sugli incidenti sul lavoro. Senza le loro parole, forse avrei votato NO a tutti e cinque". "Insomma - conclude -, Schlein, Bonelli e i vari opinionisti schierati hanno fatto perdere non guadagnare punti all'affluenza. E forse non solo i miei perché ho testimonianza di tanti che schifati dal loro 'Dalli a La Russa' o peggio "Dalli alla Meloni' hanno deciso di rinunciare ad andare a votare. Contenti loro...". A sinistra provano a minimizzare la cocente sconfitta. "Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum, questo obiettivo non l'abbiamo raggiunto. Quello che volevamo fosse una giornata di festa è evidente che non lo è", dice chiaro il segretario Cgil Maurizio Landini. Per i promotori dei referendum e i partiti che li hanno sostenuti, però, c'è un numero da cerchiare in rosso: sono 14 milioni i votanti ed è da loro che tutti intendono ripartire. "La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche - azzarda Elly Schlein avvertendo la premier - Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022. Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla". Giuseppe Conte condivide: "Leggo dichiarazioni ed esultanze sguaiate dei 'tifosi' della politica. Portate rispetto a circa 15 milioni di cittadini che sono andati a votare. Portate rispetto agli oltre 12 milioni che hanno votato sì a maggiori tutele nel mondo del lavoro". Matteo Renzi. "Se il centrosinistra vuole vincere, deve costruire un'alternativa al Governo Meloni del 2025 e non al Governo Renzi del 2015. Facciamolo insieme sulle sfide concrete: stipendi, tasse, sicurezza, giovani, sanità. Si può fare ma serve meno ideologia e più politica", scrive sui social il leader di Iv, mentre Carlo Calenda prende le distanze dal cosiddetto 'campo largo' e chiama i riformisti all'unità. "Trasformare questo referendum in una consultazione contro la Meloni è stato un clamoroso autogol perché ha sommato i voti della destra con quelli dell'astensione", mette nero su bianco il segretario di Azione. Nel Pd le stoccate dei 'riformisti', se non erano mancati nel corso della campagna referendario, non si fanno attendere nemmeno a urne (appena) chiuse. "Aver mobilitato tutto il partito (democratico), tutti i circoli, tutti i dirigenti su un referendum che doveva 'correggere gli errori del vecchio Pd' si è rivelato un boomerang. Un referendum politico contro se stessi. Aver rotto l'unita' sindacale in una rinnovata cinghia di trasmissione con un solo sindacato (Cgil), pur con rispetto, un altro errore. Con quesiti rivolti al passato e pochissimo legati alle patologie del mercato del lavoro di oggi. Doveva essere uno sfratto a Meloni. Non pare vada cosi. Auguriamoci almeno una discussione franca magari anche con quelli del vecchio Pd", tuona l'eurodeputata dem Elisabetta Gualmini. "Una sconfitta profonda, seria, evitabile. Purtroppo un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre Fuori dalla nostra bolla c'è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato. Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri", rincara la dose la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno. Al Nazareno, in ogni caso, sembrano non voler dare troppo peso ai mal di pancia interni. "E' una partita che andava giocata", taglia corto Francesco Boccia. "Bisogna fare una strada lunga, ma bisogna anche partire dalla parte giusta e la direzione è giusta", condivide Igor Taruffi che poi prova a sdrammatizzare: "Io credo che tutte le discussioni siano legittime, in direzione abbiamo votato per schierare il partito sui referendum, ma l'importante è che non prevalgano sugli interessi generali. Quando i distunguo prevalgono sugli interessi generali è un problema", avverte. Alla fine è la stessa Schlein a ribadire la rotta: " I referendum toccavano questioni che riguardano la vita di milioni di persone ed era giusto spendersi nella campagna al fianco dei promotori, senza tatticismi e senza ambiguità - taglia corto - Sui temi del lavoro e della cittadinanza, che sono costitutivi per una forza progressista, continueremo a impegnarci in Parlamento con le nostre proposte".
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