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Ruini e l'elogio a Papa Leone: “Ha compiuto un miracolo ecclesiologico”. La stoccata a Bergoglio
Oggi 03-11-25, 10:51
«Ho già detto in altre occasioni che, a mio parere, Papa Leone XIV ha compiuto una specie di miracolo ecclesiologico, riportando subito, con la sua elezione, pace e serenità nella Chiesa». Si è espresso così il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della CEI, in una conversazione con Il Foglio. «Resta da vedere se questo è un fenomeno destinato a durare e a consolidarsi, come mi auguro di tutto cuore, o se invece è esposto a logorarsi e a venir meno man mano che il nuovo Pontefice dovrà affrontare le questioni che lo attendono», sottolinea. Il quotidiano, in vista del sessantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, ne approfondisce il senso attuale. «Bisogna fare una distinzione tra Concilio e dopo Concilio. Già durante il Concilio si erano certamente formate una maggioranza conciliare che potremmo chiamare progressista e una minoranza conservatrice, ma entrambe erano unite dalla sollecitudine per il bene della Chiesa», precisa Ruini. «Terminato il Concilio, nella minoranza si solidificò un gruppo, non molto numeroso ma assai pugnace, deciso a rifiutare gli insegnamenti conciliari perché non in linea con la tradizione precedente». Contemporaneamente, aggiunge il porporato, «nella maggioranza non pochi cominciarono a contestare i testi conciliari, accusandoli di contenere eccessive concessioni ai conservatori: bisognava quindi superare la lettera dei documenti nel nome di uno spirito del Concilio, di fatto aperto a qualsiasi sviluppo, anche lontano dalla tradizione ecclesiale». «Fortunatamente — prosegue Ruini — non pochi e spesso illustri rappresentanti della maggioranza, tra cui l'allora giovane Joseph Ratzinger, si opposero a questa deriva e costituirono di fatto un terzo gruppo, favorevole al Concilio e fedele all'insegnamento della Chiesa. Questa è ancora, grosso modo, la situazione attuale». Perché queste tensioni sono riemerse con forza nel pontificato di Papa Francesco? «I pontificati di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano avuto un tratto in comune molto importante: tutti e tre si erano fatti carico della difesa della tradizione ecclesiale, resistendo ai tentativi di innovazioni radicali. Papa Francesco ha dato l'impressione, vera o falsa che sia, di non gradire questo ruolo. Così hanno preso nuova forza le tendenze a discostarsi dalla tradizione». E sui “cattolici adulti” italiani, Ruini osserva: «Per la verità queste rivendicazioni mi sono in gran parte sfuggite, segno che non leggo abbastanza i giornali. Si tratta, peraltro, di vecchie questioni alle quali sono poco interessato». Infine, sul rapporto tra cattolici e politica: «La ragione è semplice. Esistono pur sempre in Italia, e anche tra i cattolici italiani, una destra e una sinistra, e chi è di sinistra non può certo apprezzare le posizioni della destra. In questo non vedo nulla di strano o di nuovo».
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