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Saluto ROMANO ad Elly. Tutte le trappole per Schlein di Prodi & Co.
23-01-2025, 07:36
Nessuna quiete dopo la tempesta. Piuttosto vero e proprio silenzio, "zitti e mosca". Un marchio di fabbrica che Elly Schlein ha imposto dal suo arrivo al Nazareno. La segretaria sceglie i temi, sul resto, inutile sgolarsi, lei non risponde. Anche se nel frattempo, tutto quello che gira attorno al Pd si sta sgretolando. È successo in Liguria, dove accolse senza fiatare il diktat di Giuseppe Conte contro Matteo Renzi. E praticamente ogni volta che dal M5S partivano bordate contro la "casa madre": «Restiamo testardamente unitari». A quasi due anni dall'inaspettata vittoria alle primarie (26 febbraio del 2023), contro il favorito Stefano Bonaccini, la strategia del silenzio rischia di essere sempre di più un'arma a doppio taglio. Soprattutto quando le questioni in sospeso iniziano ad essere tante. Ed Elly Schlein, imperterrita, risponde sempre allo stesso modo. Sulla politica internazionale ad esempio, nessuno decide, e lo spettacolo offerto dal campo largo resta desolante. Ieri a Montecitorio sulla proroga degli aiuti all'Ucraina, il centrosinistra si è presentato con cinque risoluzioni diverse. Una deriva abituale in tutte le aule parlamentari, compresa quella di Bruxelles dove a capitanare l'opposizione alla linea ambigua del Nazareno sono la vicepresidente Pina Picierno e Giorgio Gori. Tanto che ormai l'eurodeputato Marco Tarquinio (fiore all'occhiello della segretaria insieme all'altra pacifista Cecilia Sala) maramaldeggia: «Penso che sia un errore che il Pd, con primo firmatario il capogruppo Boccia, abbia promosso in Senato il sostegno a Kiev. I sostenitori della guerra oggi sono in minoranza nel Pd, mentre qualche mese fa non era così». Intanto dall'altro schieramento le ironie ormai si sprecano, scrive sui social la deputata di Forza Italia Isabella De Monte: «Sarà pure un campo largo, ma in ordine sparso». Insomma la linea è cambiata ma nessuno dei dirigenti di punta del Pd lo chiarisce. Altrettanto sfilacciata la trama delle coalizioni regionali. Al traino del M5S o insieme ai riformisti? Che cosa succederà in Campania? Acclarata l'opposizione al terzo mandato del governatore Vincenzo De Luca, Elly Schlein accetterà la candidatura a "perdere" di Roberto Fico? Attenuerà la sua intransigenza, come le consiglia di fare il Presidente del Copasir Lorenzo Guerini? I parlamentari della minoranza sottovoce quantificano già i costi di un'eventuale sconfitta in un territorio determinante. Un prezzo che stavolta la segretaria, che nessuno aveva visto arrivare, rischia di pagare fino in fondo. Persino in Toscana, la ricandidatura del Presidente uscente, Eugenio Giani, è stata incerta fino all'ultimo, perché sia il segretario regionale Emiliano Fossi che l'europarlamentare Dario Nardella, hanno tentato di fargli le scarpe (senza riuscirci). In più anche dalle parti di Firenze le stesse questioni: con il partito di Giuseppe Conte o senza? Con Italia Viva con una sua lista o nascosta in una civica? Se Giorgia Meloni sembra baciata dalla fortuna, la segretaria del Pd pare avere costantemente Saturno contro. La Consulta boccia il referendum sull'autonomia differenziata, che era il cardine della trama unitaria intessuta dal Nazareno. Per una volta che erano tutti insieme: i quasi "amici" Cinque stelle, Maria Elena Boschi, Carlo Calenda, Riccardo Magi, Maurizio Landini, persino lo sceriffo di Palazzo Santa Lucia e lo "stravagante" Michele Emiliano. E sdogana proprio quello sul Jobs act. Dove il Pd andrà al traino della Cgil, e fortemente diviso al suo interno. Persino la responsabile giustizia, ed ex presidente del gruppo dem, Debora Serracchiani, a Radio uno ha ammesso: «Non l'ho firmato e non intendo fare campagna. Sono passati dieci anni, la corte Costituzionale ha smontato quasi integralmente il Jobs Act, quindi non capisco di cosa stiamo parlando. Detto questo, ci sono sensibilità diverse dentro al Pd, se alcuni sosterranno questa iniziativa non dobbiamo farci la guerra ma ragionare sul fatto che ci sono sensibilità diverse». La pensano così anche tutte le varie minoranze interne: dal senatore Alessandro Alfieri all'ex capogruppo Simona Malpezzi. Poi cosa fare con la gamba centrista che si è riunita a Milano sabato scorso? Come rispondere alle "provocazioni" di Romano Prodi, che di fatto ormai la giudica non in grado di costruire una coalizione vincente? Se Ernesto Maria Ruffini riuscirà a mettere in piedi la sua Margherita bonsai cambieranno gli equilibri del campo largo? Insomma non sarà una primavera facile per Elly.
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