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Saluto Romano, la caduta di Prodi
26-03-2025, 07:35
Tra la caduta degli dèi e il grande freddo. L'ultima bizza del Professore non ha aperto i cuori della sinistra, certo nessuno lo condanna apertamente, ma in modo altrettanto evidente quasi nessuno lo difende a spada tratta. E dire che per almeno due decenni, Romano Prodi è stato considerato l'eroe della "canzone popolare", il "papa nero" che riesce a tenere testa al "caimano" Silvio Berlusconi, insomma la retorica del tortellino con quella della tipica bonomìa degli emiliani. Un ritratto posticcio, perché poi il Professore è sempre stato uno dalla collera facile, difficile trovare un protagonista di quella stagione politica che non abbia incassato le urla del padre dell'Ulivo (chiedere a Francesco Rutelli e Walter Veltroni) «ma che cavolo mi chiede?». Come è successo sabato all'Auditorium, la domanda della giornalista di Quarta Repubblica, l'ira dell'ex presidente del Consiglio, la mano sulla spalla per stringere la ciocca di capelli della malcapitata. A conti fatti, dalla sinistra gli arriva solo la solidarietà di Enrico Letta (fu suo sottosegretario nello sfortunato governo che durò meno di due anni) e di Gianni Cuperlo. Ed il silenzio "tombale" del Nazareno, Elly Schlein e la sua maggioranza si tengono a distanza di sicurezza dalla polemica seguita alla performance dell'antico maestro. Non se la sentono di condannarlo (e di difendere la giornalista Lavinia Orefici insultata durante il suo lavoro), ma neanche di proteggerlo. Il selfie di Letta («io sto con Romano») su X ottiene meSimonetta Matone «La sinistra che difende, copre o giustifica l'inqualificabile Prodi che maltratta una giornalista non si azzardi più a sostenere le donne» no di 500 retweet. Un hashtag che viene condiviso solo dalla vicepresidente della Camera Anna Ascani, dal grossetano Marco Simiani, dalla bolognese Elisabetta Maurizio Gasparri «I silenzi a sinistra sono peggiori della violenza di Romano Prodi Il quale si deve vergognare di quanto ha fatto» Gualmini, e dalla sua storica collaboratrice Sandra Zampa. Oltre che dall'ex direttore del Domani Stefano Feltri. Insomma un fans club dai numeri un po' riNicola Ottaviani «Ormai la sinistra è fuori controllo, tra soldi pubblici per scendere in piazza, giornaliste maltrattate come ha fatto Prodi, sceneggiate in Aula» dotti, segno dei tempi. All'Aria che tira si espone l'ex capogruppo dem Debora Serracchiani: «Il gesto sarà stato anche inopportuno e sono convinta che Prodi sia il primo che ne sia stato dispiaciuto ma, onestamente, non si può chiedergli di avere la pazienza di Giobbe. Mi permetto di dire: non esageriamo». Quindi, insomma niente di grave. Se la sinistra si barrica, la destra continua ad attaccare. Il capogruppo di Forza Italia in Senato, Maurizio Gasparri, non demorde: «I silenzi sono peggiori della violenza di Prodi. Il quale si deve vergognare di quanto ha fatto. Ma quelli che non lo criticano sono peggiori di lui». Il Secolo d'Italia, il giornale di Italo Bocchino, se la prende invece con i Ester Mieli «Dovrebbero fare una cosa soltanto: chiedere scusa. Attendiamo fiduciosi una parola di condanna da parte delle donne dem» giornalisti che non hanno stigmatizzato il comportamento subito dalla Orefici: «Rivolgiamo, una volta ancora, alla Federazione della stampa e all'Odg l'invito a proferire una parola: se non ora quando?». Per concludere: «La vittima è una donna, che, in tempi di rivolta contro il patriarcato (vero e presunto), avrebbe meritato ben altra considerazione sui media e vicinanza. Quello sgradevole siparietto dovrebbe imbarazzare ogni sensibilità, al di là delle fedi politiche». La vice presidente della commissione sul femminicidio, Elena Leonardi (Fdi) insiste sul tema delle donne: «Il video mandato in onda ieri sera su Rete4 non lascia più adito a dubbi: non solo Romano Prodi si è Dario Nardella «Tutti hanno visto la dinamica dell'incontro con la giornalista Mediaset che ha assalito il professore con domande provocatorie» rivolto in maniera maleducata nei confronti della giornalista "rea" di averle posto una domanda sul Manifesto di Ventotene, ma le ha anche tirato i capelli a mo' di ammonimento». Per la Leonardi: «Un fatto grave, reso oltremodo grave dall'assenza di scuse da parte di Prodi e dal silenzio complice delle donne del Pd, il cui femminismo evidentemente si accende soltanto a fasi alterne». Nel mondo della carta stampata, si distinguono due mostri sacri del Corriere della Sera. Il primo è lo storico ed ex direttore Paolo Mieli: «Se l'avesse fatto Ignazio La Russa, siamo sicuri che avrebbe avito la stessa solidarietà da ex presidenti del Consiglio?». L'altro è l'editorialista Goffredo Buccini: «Il tono usato da #Prodi nei confronti della collega rispondendo a una domanda su #Ventotene (poco importa la qualità della domanda) è inaccettabile. A Lavinia la mia piena solidarietà, i politici di destra sinistra o centro devono recuperare rispetto per noi giornalisti, tocca a noi insegnarglielo stando uniti in questi casi al di là delle ideologie». Repubblica invece segue la casa madre del Nazareno: silenzio. Insomma la dura legge della sinistra: prima ti osanna, poi ti evita, infine ti dimentica.
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