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Schlein nel bunker del Nazareno a processo fra Marche e Propal. Ecco il piano dem per farla cadere
Oggi 06-10-25, 11:09
A leggere gli umori, certi scricchiolii sono particolarmente sinistri. Soprattutto a poche ore dai risultati del voto in Calabria. Solo la settimana scorsa, la grande amarezza nelle Marche, con il candidato Matteo Ricci rimasto a debita distanza da Francesco Acquaroli, il presidente riconfermato. Certo, la paura di un nuovo tonfo è già stata messa nel conto: al Nazareno si preparano i sacchetti di sabbia. Salvare il soldato Elly Schlein sta diventando un'impresa sempre più complicata, con voragini che si aprono un po' da tutte le parti. E con un «generale» che prende sempre più terreno: la sfiducia. Il problema numero uno è la linea guida, il vero e proprio mantra che ha ispirato la segretaria dem dall'inizio della sua avventura: nessun nemico a sinistra. Una strategia che con il tempo si sta rapidamente trasformando in sindrome fatale. Qualche esempio? La manifestazione pro Pal di sabato a Roma, lo striscione irridente sul 7 ottobre, le bandiere di Hamas ammesse nel corteo: «errori» che vengono ormai completamente digeriti dal campo largo. Un po' meno dall'elettorato del Pd, o meglio da una sua componente essenziale (quella moderata), avviata a ritenere Elly Schlein inadatta. Eppure la segretaria resta muta, non prende le distanze, non specifica la proposta del Pd. Un comportamento che si spiega solo con la «malattia»: pas d'ennemis à gauche (tutti confusamente contro Giorgia Meloni). Uno stato di cose che sta costringendo la minoranza (particolarmente silente a Roma) ad uscire dal torpore. «Bisogna tentare qualcosa», si dicono i più ardimentosi: Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Filippo Sensi, Lia Quartapelle, Giorgio Gori. Il primo a suonare la riscossa è stato uno dei padri fondatori del Pd, già capogruppo in Senato e poi tesoriere: Luigi Zanda. «Noi dobbiamo sapere che Giuseppe Conte non avrà pace fino a quando non verrà incoronato come capo assoluto del campo largo e che quindi non è un compagno di strada molto affidabile», avverte Zanda. Un segreto di Pulcinella, che Elly Schlein trascura, convinta che giochi a suo favore la logica dei numeri. Eppure i tanti favori al M5S (l'inchino in Toscana, la candidatura di Roberto Fico in Campania, la resa sulla politica internazionale) stanno stremando il partito, in perenne crisi di identità. Altro che vocazione maggioritaria. Così arrivano gli altri segnali della giornata. Passiamo a Firenze, tredicesima edizione della Leopolda, la storica kermesse di Matteo Renzi. In pratica un'esca sempre più gradita dai riformisti di casa dem. Della serie: grandi ritorni alla corte del fiorentino, dopo una lunga stagione di freddezza. Venerdì è salito sul palco Stefano Bonaccini, sabato i sindaci Gaetano Manfredi, Silvia Salis, Beppe Sala e Roberto Gualtieri, ieri Graziano Delrio e Marianna Madia. L'ex presidente del Consiglio, con la sua casa dei riformisti, è tornato a essere un interlocutore obbligato, e il suo palco nell'antica stazione fiorentina, uno sfogatoio in piena regola. Basta ascoltare il capofila dell'area cattolica, l'ex ministro ed ex capogruppo dem alla Camera, Delrio: «Abbiamo bisogno di costruire una grande alleanza positiva, soprattutto non contro qualcuno o qualcosa ma a favore di qualcuno e di qualcosa». Esattamente il contrario di quello che sta facendo la «soldatessa» del Nazareno. Messaggio implicito invece dalla Madia: «Dobbiamo dirlo: la Leopolda ha dato tanto all'Italia». Tanta voglia di tornare alle origini, di archiviare la stagione movimentista di Elly e i suoi «ragazzi» del coro, è la scommessa che sta lanciando l'ex rottamatore, riequilibrare le spinte a sinistra del campo largo. Così dalla Leopolda esce una sorta di arca di Noè, un'altra spina nel fianco per la segretaria dem. Lei, Elly Schlein, ieri al Festival di Fanpage, prova a difendere la sua cucina: «Siamo usciti da una fase in cui il Pd non si sapeva se fosse carne o pesce, ora abbiamo una piattaforma chiara». A traino del M5S, malignano dalla minoranza. Il triste finale del campo largo, da coalizione a carro attrezzi.
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