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Schlein ritrova la parola dopo l'appello di Mattarella su Flotilla. Meglio tardi che mai
Oggi 27-09-25, 13:29
Dopo giorni di silenzio e assenza di una linea chiara, anche Elly Schlein ha finalmente parlato. Lo ha fatto a margine di un evento dell'Arcigay, in occasione dei 40 anni dell'associazione, rispondendo ai cronisti sulla questione della Flotilla per Gaza, la missione navale internazionale che punta a rompere simbolicamente il blocco imposto da Israele per far arrivare aiuti umanitari nella Striscia. Il Partito democratico si è mosso con visibile ritardo e, a tratti, con un certo impaccio. Solo il giorno dopo l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ieri ha richiamato tutti alla prudenza e ha lodato “l'alto valore umanitario” della missione proponendo una mediazione tramite il Patriarcato Latino di Gerusalemme, la segretaria dem ha ritenuto opportuno intervenire pubblicamente. E lo ha fatto, sostanzialmente, per confermare che sì, “il dialogo va proseguito” e che il Pd “non è tra gli organizzatori”, ma che “ringrazia i deputati” saliti a bordo come “scorta mediatica”. Una dichiarazione che suona più come una presa d'atto che una vera posizione politica. La verità è che il Partito democratico è sembrato fin qui più spettatore che protagonista. Nel frattempo, gli attivisti della Flotilla sono salpati da settimane, da porti spagnoli, greci e italiani, portando con sé tonnellate di aiuti medici, sanitari e alimentari per una popolazione allo stremo, mentre il governo ha monitorato la situazione con attenzione ma anche con cautela, lavorando a una soluzione diplomatica e logistica che potesse evitare uno scontro diretto in mare aperto. Il presidente Mattarella, in modo molto chiaro, ha invitato le delegazioni a prendere in considerazione l'intervento del Patriarcato Latino, che si è detto disponibile a far transitare gli aiuti per via terrestre, con l'accordo, tutto da definire, di Tel Aviv. La risposta della Flotilla è stata dura. “Non possiamo accettare deviazioni”, hanno detto alcuni portavoce, ribadendo la volontà di arrivare via mare, senza passaggi alternativi. E a quel punto, solo a quel punto, Elly Schlein ha preso la parola. Non per proporre una soluzione o per mediare, ma per allinearsi alla posizione del Quirinale, ringraziare il Patriarcato, sostenere il “dialogo in corso” e proteggere, a parole, i parlamentari Pd presenti sulla Flotilla. “Non siamo noi a decidere perché non siamo noi gli organizzatori”, ha spiegato. “Quello che possiamo fare è invitare a proseguire il dialogo che è partito tra la Flotilla e il Patriarcato Latino”. Parole che sanno di rincorsa, non di guida. E che confermano la difficoltà, per la segretaria dem, di trovare una linea coerente tra l'attivismo ideologico e la responsabilità politica. In una vicenda così delicata – che tocca il Medio Oriente, la sicurezza nazionale, la politica estera e il ruolo dell'Italia nella diplomazia internazionale – sarebbe stato legittimo aspettarsi dal principale partito di opposizione un contributo più tempestivo, magari anche una proposta concreta. Invece, per giorni, il Pd è rimasto defilato, lasciando campo libero al governo, alla presidenza della Repubblica e, soprattutto, agli attivisti della Flotilla. Solo ora che i riflettori si accendono sul piano offerto dal Patriarcato e rilanciato dal Quirinale, Schlein si mostra pubblicamente, cercando di recuperare terreno. Ma il sospetto che il Pd abbia parlato solo perché “costretto” a farlo – per non sembrare del tutto assente – è forte. E politicamente pesante. In sintesi: meglio tardi che mai. Ma la politica estera e umanitaria richiede prontezza, non timidezza.
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