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Sì al Dl Sicurezza. E il capo dei rivoltosi è l'assessore romano che occupa le case
28-05-2025, 09:52
«Abbiamo semplicemente deciso di disobbedire al divieto di manifestare sotto i palazzi del potere. Perché ad Atene, Parigi, Berlino e Istambul lo si può fare e in Italia no?». Luca Blasi, portavoce della Rete No Dl sicurezza, spiega le ragioni che, nel pomeriggio di lunedì, portano un gruppo di manifestanti ad andare verso il Parlamento, oltrepassando il perimetro consentito dal permesso rilasciato dal Viminale. L'assessore alla Cultura del Municipio III, ferito durante uno scontro con le forze di polizia, dunque, racconta quanto accaduto: «Ero in piazza, con i miei amici per mediare o meglio per trovare una soluzione affinché gli attivisti potessero protestare anche sotto i “luoghi simbolo” della politica. Un amministratore quando non condivide qualcosa, d'altronde, ha il dovere di far sentire la sua voce. In un momento di assoluta calma, perché quando sono stato picchiato non c'era tensione, però, due o tre agenti, come si vede molto bene in un video, hanno pensato di staccarsi dal loro plotone e di colpirmi, provocandomi una ferita alla testa e alcuni lividi sul corpo. Noi siamo pacifisti e non delinquenti, come qualcuno ci vuole far apparire». “Lucone”, come lo chiamano i compagni capitolini e per cui ieri il gruppo di AvS ha presentato addirittura un'interrogazione in Parlamento, da sempre è in prima linea per le battaglie inerenti le abitazioni, che ritiene «sacrosante». Egli stesso in passato, come rivendica, d'altronde, ha occupato la casa in cui vive: «È una cosa successa venti anni fa. Un giudice ha dichiarato il mio diritto a stare nel luogo in cui, tuttora, abito con i miei familiari. Paghiamo regolarmente un affitto. Parliamo, quindi, di un qualcosa di trito e ritrito. Oggi certamente non lo rifarei, avendo un ruolo istituzionale. Detto ciò, vorrei che questo governo, come dovrebbe fare qualunque esecutivo, faccia delle politiche vere per il diritto ad abitare. Causa per cui è sempre giusto attivarsi, ovviamente nei limiti della legalità». L'assessore chiarisce, però, come, da parte, non sua non ha mai pensato di invadere alloggi destinati a famiglie in lista d'attesa. «Non lo farei mai», chiarisce. «Sono contrario, invece, che immobili appartenenti a enti restino vuoti per venti o trenta anni. È un'ingiustizia. Non è possibile che ci sia gente senza un tetto e poi ci siano delle partecipate, che tra l'altro hanno costruito con i nostri soldi, grazie alle tasse che tutti versiamo, che si permettano il lusso di tenere interi palazzi chiusi, facendoli marcire. La casa è un diritto, non un privilegio. Per questo principio mi sono sempre battuto e non ritengo si debbano fare passi indietro». Secondo il “modus pensandi” di Blasi, chiunque, infatti, «deve avere la possibilità di accedere a un'abitazione. A causa di un esecutivo che non fa niente a riguardo e i cui piani, vedi quello Salvini, restano utopia, è giusto che sia il popolo ad attivarsi. Un padre che divorzia, a Roma, resta in mezzo a una strada. Non lo dimentichiamo. I problemi sociali del Paese non si risolvono soltanto mettendo in carcere chi protesta».
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