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Il caso Hijazi esplode dagli Usa a Israele. Qui sinistra e giornaloni in silenzio
Oggi 06-08-25, 07:13
Suleiman Hijazi, presente alla Camera durante l'evento organizzato dal M5S in onore di Francesca Albanese, ha deciso di querelarci sostenendo di essere vittima di una diffamazione solo perché abbiamo detto che si tratta di un personaggio vicino ad Hamas. Peccato, però, che a dirlo siano i fatti. Non sapendo rispondere nel merito, quindi, decidono di prendere in giro il direttore Tommaso Cerno e l'autrice degli articoli. A farlo Luca Bauccio, l'avvocato di Hijazi che, in un video postato sui suoi social ha detto che «circola un esilarante video del direttore del Tempo che non nominerò per non dargli troppa importanza, dato che non lo conosce nessuno, per cui lo chiameremo sempronio. Un video in cui egli denuncia di sentirsi minacciato dal sottoscritto perché, in quanto difensore di Suleiman Hijazi, che ha giustamente annunciato che agirà in giudizio contro il Tempo per la grave diffamazione subita. Lui si sente minacciato e vuole sentirsi libero di attaccare con la calunnia, con il fango e con la diffamazione chi difende non solo la causa palestinese ma, ancor di più, il diritto internazionale e i diritti umani fondamentali. Quindi usa la tecnica dell'infamia». Ci farebbe piacere se però l'avvocato ci rispondesse nel merito delle accuse che noi abbiamo mosso al suo assistito il quale scriveva, a proposito di Hamas che «chi è solo palestinese può sapere cosa fa Hamas per noi. Hamas ci aiuta in tutto. Non solo combatte ma aiuta molto sul sociale. Noi siamo contenti di avere Hamas in Palestina». Non sono frasi che ha inventato il direttore o chi ne ha scritto, sono parole sue, da cui nessuno si è mai discostato. Anzi, sono fatti che oggi hanno un respiro internazionale: dopo che a parlare di noi è stato il Washington Outsider, importante organo di informazione americano, la notizia è arrivata in Israele e sta scuotendo l'ambiente diplomatico, che si pone diverse domande. All'estero se ne parla, se ne discute, ci si interroga. E noi che cosa dovremmo fare? Tacere davanti a chi ci dileggia per non rispondere su fatti concreti? Fatti su cui non ha risposto nemmeno Francesca Albanese: durante la trasmissione Coffee Break il deputato di Fratelli d'Italia Marco Scurria ha chiesto la relatrice speciale Onu delucidazioni in merito al selfie che la vede accanto a Suleiman Hijazi. La sua risposta? «Io so che c'è una grandissima polemica a proposito della sua figura. So che investigherà l'autorità giudiziaria perché ci sarà presto un contenzioso in corso e quindi non anticipo le conclusioni dell'autorità giudiziaria italiana di cui ho grande rispetto. Per quanto riguarda la fattispecie, si sta parlando ancora una volta di un individuo che non ha nessuna figura, nessun incarico istituzionale quando ci sono rappresentanti del popolo italiano che hanno detto per settimane, per mesi cose oltraggiose come quelle che ha detto lei, i bambini bruciati nel forno». Per la Albanese, quindi, essere considerati vicini ad Hamas è un non-problema? Basta solo saperlo. Così come basterebbe essere consapevoli del fatto che Sulaiman Hijazi è citato da Elnet come collaboratore di Hannoun, ovvero «il principale esponente affiliato ad Hamas in Italia. Da oltre vent'anni ha fondato e guidato numerose organizzazioni in tutto il Paese, tra cui la ABSPP, l'associazione dei palestinesi in Italia (API), Europeans for Al-Quds, e quello che sembra essere il suo braccio mediatico, InfoPal». E si sottolinea come tutti i collaboratori «ricoprono ruoli rilevanti all'interno delle organizzazioni legate a Hannoun e manifestano un deciso sostegno ad Hamas e alle sue attività terroristiche». Hannoun nel maggio 2020 ha pubblicato una foto insieme al funzionario di Hamas Abu Osama Al-Kurd, definendolo «carissimo» e «amato», nel 2018, ha celebrato l'anniversario di Hamas affermando che «la ribellione è un diritto sacro», nel dicembre 2020, ha definito Sheikh Ahmed Yassin, fondatore di Hamas, un «martire» e un «Imam». È ininfluente che il 7 ottobre 2024, l'Ufficio peril Controllo dei Beni Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro USA abbia inserito Hannoun nella lista delle persone sanzionate per aver fornito oltre 4 milioni di dollari di supporto finanziario ad Hamas, gran parte dei quali attraverso l'organizzazione ABSPP di cui proprio Suleiman Hijazi faceva parte? Beh, per noi non lo è e qualcuno dovrebbe fornirci delle spiegazioni.
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