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Smettiamola di compiacere chi ci tratta da nemici. Fermiamo la nuova Moschea di Roma
Oggi 28-06-25, 07:45
I 30mila metri quadrati disuperficie e una capienza fino a 12mila fedeli contemporaneamente. Senza ombra di dubbio la più grande Moschea d'Europa, vanto di Roma, che non solo mantiene saldo il ruolo di centro nevralgico del Cristianesimo, ma che vuole proporsi come città pronta ad accogliere tutte le religioni. Questo è lo stato dell'arte, perché quella Moschea c'è da trent'anni (anche grazie ad un cospicuo finanziamento giunto dall'Arabia Saudita) ed è motivo di orgoglio per l'Italia intera, nazione tollerante (innanzitutto grazie agli italiani) ed ospitale come poche al mondo. E allora, forti di questa condizione unica in Europa, possiamo dire che non ci piace la nuova Moschea in costruzione a Centocelle: la capitale d'Italia garantisce già in modo impeccabile a residenti e turisti di religione islamica un ruolo sontuoso di preghiera, nella zona nobile della città (Parioli), noto e visibile a tutti. Non ci piace la nuova Moschea perché questa reciprocità è quasi impossibile da trovare nel mondo islamico (faccio solo un esempio, quello della Chiesa di Nostra Signora del Rosario a Doha in Qatar: inaugurata nel 2008, non presenta segni esterni come croci o campane su esplicita imposizione delle autorità). Quindi, anche quando (raramente) le Chiese sono presenti debbono, appunto, camuffarsi. Ma non è solo questione di reciprocità, c'è molto di più. C'è in primo luogo una poderosa, ricchissima e violenta componente dell'Islam che mantiene (e pratica) aperta ostilità verso i cristiani e l'Occidente tutto, basti tornare alle cronache di pochi giorni fa dell'eccidio nella Chiesa di Mar Elias in Siria (30 morti e 60 feriti), ennesimo episodio tragico di una serie infinita. E allora diciamolo una volta per tutte: l'Islam moderato, che pure esiste, o non sa fermare tutto questo o non vuole. Nel primo caso è colpa, nel secondo dolo. E poi c'è l'aspetto in assoluto più grave, che tocca nel vivo la vita di migliaia di italiani nelle feste di piazza, sui mezzi pubblici, nelle strade (di periferia in particolare). Solo chi non vuole vedere né sentire nega l'arroganza delle seconde o terze generazioni di famiglie islamiche, che si traduce in giovani (quasi sempre maschi) dal comportamento vergognoso, violento, arrogante, comportamento cercato e pianificato con evidente spirito di provocazione (verso le forze dell'ordine, i controllori delle aziende di trasporto, i passeggeri, donne italiane di ogni età). Tutto ciò accade nel silenzio assordante delle comunità islamiche qui insediate, che nascondono la testa nella sabbia fingendo di non vedere, non sentire, non sapere. E allora, signori amministratori e signor sindaco di Roma, diciamocela tutta: Centocelle ha dozzine di priorità assai più utili della Moschea. Negarlo non è stupido, è volontà di compiacere chi ci tratta (non sempre, ma assai spesso) da nemici. Fermiamoci, prima che sia troppo tardi.
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