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Stasi "era in permesso premio". Perché la Procura generale vuole toglierli la semilibertà
Ieri 31-05-25, 08:19
Revocare la semilibertà ad Alberto Stasi perché la sua ultima intervista non era autorizzata. La Procura generale di Milano ci riprova a sbarrare la strada al percorso di reinserimento del «detenuto modello», che sta finendo di scontare 16 anni di carcere per l'omicidio di Chiara Poggi. E sulla cui condanna al di là di ogni ragionevole dubbio si sono addensate le ombre, da quando la Procura di Pavia lavora per riscrivere la verità sul delitto di Garlasco, per il quale ora è indagato Andrea Sempio. La mossa della pg di Milano, Francesca Nanni, è arrivata subito dopo che il Tribunale di Sorveglianza meneghino, lo scorso 11 aprile, aveva rigettato la richiesta dei magistrati di non concedere la semilibertà, decidendo invece che Stasi era pronto per la misura alternativa al carcere. Motivo del contendere l'intervista rilasciata a Le Iene il 22 marzo 2025, andata in onda il 30 marzo, che il 41enne ha registrato durante un "permesso premio" dal carcere di Bollate per motivi familiari. A certificare la correttezza del comportamento di Stasi, che non era tenuto a chiedere alcuna autorizzazione proprio perché in permesso premio, un documento inviato ai giudici della Sorveglianza dal direttore del penitenziario, Giorgio Leggieri, per il quale «non si sono rilevate infrazioni alle prescrizioni». Una giustificazione non sufficiente secondo la Procura generale, poiché il permesso premio sarebbe collegato ad alcune «finalità» specifiche e l'intervista rappresenterebbe una «violazione» nell'ambito di un percorso valutato invece positivamente, sulla base del comportamento di Stasi e delle relazioni degli educatori. Insomma, per i giudici il 41enne merita di godere del beneficio, per i magistrati no. E ora a pronunciarsi sul ricorso sarà la Corte di Cassazione, che potrebbe rigettarlo, lasciando la situazione così com'è, o accoglierlo e rinviare la decisione alla Sorveglianza. «Siamo tranquillissimi per la questione dell'intervista, già ampiamente chiarita dal carcere di Bollate e dal Tribunale di Sorveglianza», ha commentato l'avvocato Giada Bocellari, che insieme al penalista Antonio De Rensis difende Stasi. «Se mai avesse violato qualche prescrizione - ha aggiunto il legale - avrebbero dovuto revocargli il lavoro esterno e non negargli la semilibertà». I giudici, invece, hanno sottolineato i «toni pacati» mantenuti nelle dichiarazioni rese al programma di Italia 1 e osservato che «il provvedimento concessivo del beneficio non imponeva al detenuto alcun divieto espresso di avere rapporti con i giornalisti». Nel provvedimento si legge inoltre che il percorso detentivo di Stasi è caratterizzato da un «rigoroso» e «costante» rispetto delle regole, da un «comportamento in linea con la accettazione della condanna» nonostante «la posizione negatoria» della propria responsabilità per l'omicidio della ex fidanzata.
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