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"Totale fallimento". Esplode il Partito democratico: crisi nera per il tradimento a favore dei repubblicani
Oggi 10-11-25, 16:55
Il giorno dopo l'accordo raggiunto da otto senatori democratici con i repubblicani per mettere fine allo shutdown, è esplosa la protesta del partito e della base elettorale. L'intesa ottenuta senza nulla in cambio rischia di riaprire le profonde divisioni che agitano il Partito democratico da mesi. La legge che finanzia le attività di governo deve tornare alla Camera e qui si è spostata l'attenzione. Il leader della minoranza Hakeem Jeffries ha lanciato un avvertimento: il gruppo voterà compatto no all'approvazione del testo che riapre il governo senza concedere niente all'opposizione. La legge, ha aggiunto, non affronta "in modo deciso la crisi sanitaria repubblicana e non la sosterremo". "Questo 'accordo' è una resa che tutti i democratici del Congresso dovrebbero respingere senza esitazione", ha commentato Ezra Levin, cofondatore del gruppo progressista Indivisible. "Non possiamo permetterci un partito di opposizione diviso e debole", ha aggiunto. L'intesa prevede l'approvazione di un pacchetto di leggi di spesa annuali e include una generica promessa di un voto a dicembre su un disegno di legge democratico per estendere i crediti d'imposta dell'Affordable Care Act, cioè il piano di assistenza sanitaria per permettere a milioni di americani a basso reddito di poter avere una copertura sanitaria. Ma, secondo l'agenzia Axios, quel voto richiederebbe una soglia di 60 voti, rendendo improbabile l'approvazione della misura su cui i democratici hanno puntato in queste settimane per mettere il governo alle strette. Invece gli otto senatori democratici hanno fatto saltare tutta la linea difensiva, lasciando mano libera al governo di togliere la polizza sanitaria a milioni di persone. "È una totale presa in giro. Un voto ipotetico, non una soluzione", ha dichiarato la deputata del Vermont Becca Balint. "Le persone - ha aggiunto - hanno bisogno di assistenza sanitaria, dannazione, non di vaghe promesse su un voto futuro mitizzato". "Mi sembra un pessimo accordo", ha commentato il deputato della California Jared Huffman. "Suppongo che tutti noi - ha detto il centrista Greg Landsman, deputato dell'Ohio - che abbiamo combattuto per proteggere i nostri elettori dall'aumento dei costi sanitari voteremo contro". I gruppi progressisti sono stati ancora più duri nelle critiche, sostenendo che i senatori democratici che hanno votato a favore dell'accordo hanno tratto tutte le lezioni sbagliate dai risultati elettorali di martedì, in cui il partito aveva ottenuto un trionfo. Il portavoce del gruppo progressista MoveOn, Joel Payne, ha spiegato che l'accordo "rovinerà la vita a milioni di americani che lavorano" e che "troppi democratici al Congresso non stanno ascoltando il chiaro messaggio degli elettori". Le chat interne dei deputati democratici alla Camera, secondo i retroscena raccontati dai media, si sono infuocate domenica sera, man mano che trapelavano i dettagli dell'accordo, con parlamentari progressisti e centristi furiosi. "La gente è furiosa", ha detto un deputato democratico centrista, parlando in anonimato. "È un pessimo accordo e un totale fallimento nell'usare la nostra leva politica per ottenere qualcosa di concreto". Un deputato progressista ha aggiunto che "la gente è arrabbiata". Un terzo deputato democratico ha parlato di "frustrazione quasi universale". I progressisti avevano già discusso privatamente di sostenere sfidanti alle primarie contro i loro colleghi del Senato quando la Camera alta votò per finanziare il governo a marzo. Secondo due deputati, quel discorso è tornato a circolare. E qui è finito nel mirino anche il leader di minoranza, il senatore Chuck Schumer, visto come il principale responsabile delle defezioni. "Schumer ha votato no", ha avvertito un deputato democratico di alto livello. "Ma ciò non significa che una sfida alle primarie non arrivi comunque". Adesso lo scontro si sposta alla Camera dove, però, i repubblicani hanno la maggioranza anche se solo di cinque voti, una volta che sarà insediata la deputata dell'Arizona Adelita Grijalva, da poco eletta. Servirebbe il voto contrario di alcuni repubblicani, ma è un'ipotesi molto difficile. Anche una o due defezioni non basterebbero. Nel pomeriggio i democratici parteciperanno a una riunione di gruppo, per mettere a punto una strategia e trovare il modo di uscire da un autogol che la base elettorale potrebbe non perdonare.
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