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Tregua su Gaza ancora in bilico. Israele dice sì alla proposta, ma Hamas fa melina
Ieri 29-05-25, 21:15
L'ennesima speranza di un cessate il fuoco a Gaza e di un ritorno a casa degli ostaggi israeliani è svnita dopo essere stata appesa a un filo. Per qualche ora, questa sera, si era sperato in una svolta: Israele aveva fatto trapelare il suo via libera al piano dell'inviato americano Steve Witkoff, e la televisione Al Arabiya aveva dato la notizia che anche Hamas aveva accettato. Poi è arrivata la smentita: la proposta di Donald Trump per la tregua a Gaza, che Washington sostiene abbia ottenuto il consenso di Israele, "non risponde alle richieste del nostro popolo", ha dichiarato all'Afp Bassem Naim, uno dei leader in esilio di Hamas. Secondo Naim, la risposta di Israele "significa in sostanza la perpetuazione dell'occupazione, la prosecuzione degli omicidi e della fame, anche durante il periodo di tregua temporanea", senza soddisfare le principali richieste di Hamas, tra cui "la fine della guerra e della fame". Nonostante ciò, Naim ha aggiunto che la leadership del movimento sta "esaminando con grande senso di responsabilità e patriottismo" come rispondere alla proposta. L'ultima proposta di Witkoff prevedeva il rilascio di 10 ostaggi israeliani e la restituzione di 18 corpi – metà il primo giorno di tregua e l'altra metà il settimo – in cambio di un cessate il fuoco di 60 giorni. Israele, dal canto suo, dovrebbe consegnare le salme di 180 palestinesi, rilasciare 125 ergastolani e 1.111 abitanti di Gaza arrestati dopo l'attacco del 7 ottobre. Il primo a uscire allo scoperto era stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu che, durante un incontro con le famiglie degli ostaggi, ha annunciato che Israele intende accettare la tabella di marcia proposta da Witkoff. Una mossa ufficiosa, quanto basta per dimostrare pubblicamente buona volontà senza impegnarsi formalmente, e magari far ricadere su Hamas la responsabilità di un eventuale rifiuto. Non è un caso che la stampa israeliana sia stata la prima a far trapelare che il movimento islamista non ha gradito il progetto. Cosa poi confermata ufficialmente. Secondo quanto riferito da Axios, la proposta americana sarebbe troppo sbilanciata a favore di Israele rispetto al passato, e non prevedrebbe garanzie né che il cessate il fuoco temporaneo possa diventare permanente, né che Tel Aviv non lo infranga nuovamente, come già fatto unilateralmente lo scorso marzo. Il piano prevede inoltre che le Nazioni Unite riprendano la fornitura di aiuti umanitari subito dopo l'inizio della tregua, ponendo fine all'esperimento israelo-americano della Gaza Humanitarian Foundation. Dubbi e forti perplessità sul piano arrivano anche da Israele, dove ministri dell'estrema destra e alcune famiglie di ostaggi si dicono contrari all'accordo. La loro tesi è che Hamas sia ormai “in ginocchio” e che non abbia più senso trattare: dovrebbe semplicemente arrendersi e restituire incondizionatamente tutti i prigionieri. Intanto, i segnali dal terreno non indicano un'imminente cessazione delle ostilità: almeno 45 persone sono morte oggi a Gaza e, in serata, l'IDF ha ordinato l'evacuazione dell'ultimo ospedale rimasto in funzione nel nord della Striscia.
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