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Trentacinque anni fa l'assassinio di Rosario Livatino, il ricordo di Mattarella e Meloni
Oggi 21-09-25, 13:03
Era il 21 settembre del 1990 quando il giudice Rosario Livatino, 38 anni, magistrato impegnato nella lotta alla criminalità agrigentina, venne ucciso da un commando mafioso sul viadotto Gasena, tra Agrigento e Caltanissetta, mentre si recava al lavoro, senza scorta. “È un anniversario che interpella, con forza, le coscienze di quanti hanno a cuore la difesa della nostra convivenza civile. Autentico testimone dei valori della Repubblica, il giudice Livatino ha, senza esitazioni, speso la propria vita per affermare i principi dello Stato di diritto contro la cultura della violenza e della sopraffazione. Nella consapevolezza del ruolo di garanzia che la Costituzione affida alla Magistratura, svolse le sue funzioni, dapprima requirenti e poi giudicanti, con autorevolezza e instancabile dedizione”, ha scritto in una nota il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricordando l'assassino del “giudice ragazzo”, come fu ribattezzato dalla stampa dell'epoca per la sua giovane età. Il post della premier Anche la premier Giorgia Meloni ha voluto commemorare il “sacrificio” del “magistrato eroe” che, come i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha sfidato la mafia con coraggio e determinazione, al costo della vita. “Ho sempre creduto che raccontare alle giovani generazioni il sacrificio di chi ha messo legalità e giustizia davanti alla propria vita, non sia solo un dovere e un modo per onorarne la memoria ma anche per proseguire nell'impegno che questi eroi hanno intrapreso senza paura. - ha scritto in un post pubblicato su Facebook la Presidente del Consiglio - Il giudice Rosario Livatino è tra questi eroi. Un servitore dello Stato che con rigore e fermezza ha portato avanti la battaglia contro la criminalità organizzata. Un uomo di profonda fede cattolica, beatificato nel 2021, a dimostrazione della sua importante opera". Oggi, nell'anniversario della sua uccisione “voglio ricordare il suo sacrificio e la sua azione compiuta senza piegare mai la testa, - spiega Meloni - affinché la nostra generazione e quella futura non dimentichino e possano proseguire nel cammino di lotta contro ogni forma di mafia". La beatificazione del giudice Livatino Nel maggio del 2021, Livatino è stato proclamato beato da Papa Francesco. Ieri, in occasione del Giubileo degli operatori di giustizia, celebrato in piazza San Pietro a Roma, monsignor Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio consiglio per i testi legislativi, ha ricordato che il “giudice studente” siglava i documenti con l'acronimo “stD”. Le tre lettere stavano per l'espressione “sub tutela Dei”, che letteralmente significa “sotto la protezione di Dio”. Il magistrato, infatti, visse la sua professione come una sorta di vocazione al servizio del “bene comune”. L'assassinio Nato a Canicattì il 3 ottobre del 1952, il giudice Rosario Livatino aveva soli 38 anni quando venne ucciso. Un commando mafioso raggiunse il magistrato sul viadotto Gasena, lungo la strada statale Agrigento-Caltanissetta, mentre si stava recando in auto al lavoro. I componenti del gruppo omicida, individuati grazie al testimone oculare Antonio Gava, sono stati tutti condannati in tre diversi filoni processuali. I mandanti, Antonio Gallea e Giuseppe Montanti, entrambi legati all'organizzazione mafiosa della "stidda" agrigentina, hanno ricevuto l'ergastolo. Livatino, che condusse indagini decisive sulla criminalità organizzata, e su quella che passò alla storia come la “Tangentopoli siciliana”, fu il giudice estensore delle motivazioni di una sentenza che condannò gli “stiddari”. La sua attività professionale è documentata nel volume di A. Mantovano-D. Airoma-M. Ronco, Un giudice come Dio comanda. Rosario Livatino, la toga e il martirio, il Timone, Milano 2021. Una nuova edizione del volume è stata pubblicata nel 2022.
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