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Trump demolisce green deal, ius soli e deriva gender: i primi 100 decreti
Ieri 21-01-25, 10:17
Detto, fatto. Donald Trump subito il giuramento con cui si è insediato come 47° presidente della storia degli Stati Uniti ha firmato una lunga lista di ordini esecutivi tra cui il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima, definito «unilaterale», e l'avvio del processo per portare l'America fuori dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), motivata dalla «cattiva gestione della pandemia di Covid-19 e di altre emergenze sanitarie». Sono solo due dei provvedimenti che il presidente americano ha firmato nel suo primo giorno di insediamento alla Casa Bianca, quando ha anche annullato 78 azioni esecutive dell'era Biden, molte delle quali firmate dall'ex presidente il primo giorno della sua amministrazione. Una valanga di provvedimenti che, come anticipato dalle priorità della campagna elettorale, non poteva escludere il giro di vite sui migranti. Trump ha infatti anche dichiarato lo stato di «emergenza nazionale» al confine meridionale del Paese, con il Messico quindi, dando il via all'uso di risorse e personale del Pentagono che saranno schierati e utilizzati per costruire il muro di confine. Interrotto anche l'utilizzo di un'app che consente ai migranti di notificare alla US Customs and Border Protection la loro intenzione di entrare negli Stati Uniti e di programmare appuntamenti con le autorità di frontiera per richiedere asilo. Trump ha anche firmato un ordine che mira a ridefinire la cittadinanza per nascita, il processo attraverso il quale a tutte le persone nate negli Stati Uniti viene automaticamente concessa la cittadinanza americana. L'ordinanza, che si applica ai bambini nati dopo 30 giorni dall'entrata in vigore del provvedimento, si applica in circostanze in cui i genitori sono presenti illegalmente negli Stati Uniti e in situazioni in cui la madre si trova temporaneamente negli Stati Uniti, ad esempio con un visto, e il padre non è cittadino. Il presidente ha anche firmato un provvedimento per «difendere le donne dall'ideologia di genere» e «ripristinare la verità biologica al governo federale». Tornato alla Casa Bianca ha poi disposto la grazia per circa 1.500 persone coinvolte nelle rivolte del 6 gennaio al Campidoglio, compreso il leader dei Proud Boys condannato a 22 anni di carcere per sedizione. Nel mirino di Trump, ha chiarito, ci saranno invece gli «ex funzionari governativi» che andranno «ritenuti responsabili per interferenza elettorale». Trump ha poi firmato un'ordinanza che concede a TikTok una proroga di 75 giorni per conformarsi alla legge che richiede all'azienda cinese di trovare un nuovo proprietario per evitare il divieto della piattaforma. L'ordine esecutivo ordina al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di non applicare il Foreign Adversary Controlled Applications Act, approvato con ampio sostegno bipartisan al Congresso e firmato ad aprile dall'ex presidente Joe Biden. È stato inoltre ordinato al governo federale di ripristinare la libertà di parola e impedire la censura governativa della libertà di parola. Trump ha quindi istituito il «Dipartimento per l'efficienza del governo» (Doge), organo consultivo e non un dipartimento governativo ufficiale. Disposto anche un blocco normativo che impedisce ai burocrati di emanare ulteriori regolamenti finché l'amministrazione non avrà il pieno controllo del governo. A ogni dipartimento e agenzia del governo federale sono quindi state date direttive per affrontare la crisi sociale derivata dal costo della vita. Ha anche firmato un provvedimento che sancisce il blocco delle assunzioni per i dipendenti del governo federale attraverso il potere esecutivo. Poche ore dopo il suo insediamento, Trump ha emesso due ordini esecutivi che ordinano al Dipartimento di Giustizia e all'Ufficio del Direttore dell'Intelligence Nazionale di aprire ampie indagini sulla «censura della libertà di parola» o sulla «militarizzazione» delle forze dell'ordine e delle agenzie di intelligence da parte dell'amministrazione Biden. Trump ha infine adottato misure esecutive sui nomi dei monumenti degli Stati Uniti, tra cui la ridenominazione del monte Denali in Alaska e del Golfo del Messico, una mossa che la Casa Bianca ha affermato «onorerà la grandezza americana».
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