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Unicredit-Banco, Orcel ci mette una pietra
Oggi 27-11-25, 18:40
Tra verità e capitoli chiusi. Per sempre. Nei giorni in cui al Tesoro, dicono i bene informati, si lavora di buona lena per rispondere entro Natale alla procedura mossa contro l'Italia dall'Europa in materia di golden power (si veda Il Tempo del 25 novembre), il numero uno di Unicredit, Andrea Orcel, prova a fare chiarezza una volta per tutte su quella che avrebbe potuto essere, insieme alla conquista di Mediobanca da parte di Mps, l'operazione dell'anno. Ovvero la scalata al Banco Bpm. Un potenziale deal finito sotto il tiro del governo italiano, che paletto dopo paletto ha finito per scoraggiare la banca di piazza Gae Aulenti, fino a farla desistere dai suoi propositi. Ebbene, ascoltato dalla commissione parlamentare sul sistema bancario, Orcel ha messo i classici puntini sulle i. Per Unicredit “Banco Bpm è un capitolo chiuso: vedevamo questa operazione come un'opportunità per fare e offrire ancora di più, applicando il nostro modello di successo e la nostra significativamente maggiore capacità di investimento a clienti, famiglie e pmi di un'altra banca”, ha spiegato il manager romano ex Merryll Lynch “Data la complementarietà di Banco Bpm rispetto a Unicredit, l'acquisizione avrebbe generato grandi sinergie e benefici per famiglie, imprese, investitori e per l'intero Paese”. Tuttavia “oggi però le cose sono cambiate, perché l'azionariato è cambiato, notiamo dall'esterno che esiste un azionista che de facto ha il controllo relativo e quindi la possibilità di valutare un'operazione in questa situazione e il valore in cui sono rispetto a noi non la rende più attraente. Se ci fossero altre opportunità in Italia le valuteremo ma un ritorno su Bpm è escluso”, ha aggiunto il ceo di Unicredit, il cui titolo in Borsa è rimasto impassibile alle parole del banchiere. Orcel si è poi soffermato sulla questione golden power, il cui peso ha affossato il possibile acquisto di Piazza Meda. Poteri speciali decisi “sulla base di informazioni non corrette” fornite da Banco Bpm, ha affermato Orcel, aggiungendo che “il ricorso al Tar del Lazio e poi al Consiglio di Stato (contro la sentenza dello stesso Tar che aveva spinto l'istituto a rinunciare all'acquisto del concorrente, confermando due degli obblighi imposti dal governo e contenuti in un decreto del presidente del Consiglio dei ministri , ndr) è stato fatto “per proteggere gli azionisti e la banca e per chiarire i punti basati su un'informativa non corretta”. Il manager poi, ribadendo l'italianità di Unicredit, definita dallo stesso Orcel come una “realtà unica, con il cuore italiano e lo sguardo rivolto all'Europa", ha poi toccato il capitolo Russia, chiarendo che non ci sarà nessuna dismissione totale e immediata degli asset. Per un motivo molto semplice. "Noi adesso abbiamo 3,5-3,7 miliardi di capitale in Russia, che si è accumulato perché ovviamente, mentre c'è la guerra, non è che lo possiamo tirare fuori. La domanda che mi fanno spesso è, ma perché non butti le chiavi e chiudi tutto? Sì, ma chi ne beneficia? Io ho 3,5 miliardi lì, il giorno dopo chi ne beneficia? Il Paese che non vogliono aiutare. Allora perché devo regalare 3,5 miliardi al Paese?".
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