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Usa, Russia, India e Cina: gli imperi sono tornati e l'Ue è assente
Oggi 26-08-25, 08:11
Ebbene sì, gli imperi sono tornati, e sono i veri «poteri forti» del nostro tempo. Non si tratta di un revival romantico, ma di una realtà geopolitica concreta, alimentata da tecnologia, economia, armi, demografia e risorse. Analizziamoli uno per uno, per capire quanto l'Europa – e i suoi leader – stiano perdendo il contatto con questa dinamica. Partiamo dall'impero americano, che rimane il più consolidato. Gli Stati Uniti concentrano un mix letale di superiorità tecnologica – pensate a Silicon Valley e all'intelligenza artificiale – forza economica, con un Pil che sfiora i 25 trilioni di dollari, e potenza militare ineguagliata (dieci portaerei in servizio effettivo), con basi in ogni angolo del globo. Washington influenza tutto: dalle catene di fornitura globali alle norme digitali. È un impero «soft» e «hard» allo stesso tempo, capace di esportare valori democratici mentre difende interessi strategici con droni e sanzioni (e dazi). Poi c'è il «nuovo» impero cinese, che emerge come il grande sfidante. Pechino aggiunge alla sua equazione la forza demografica – 1,4 miliardi di abitanti – e una collocazione geografica cruciale a Est, che sta diventando il nuovo centro del mondo. La Via della Seta, o Belt and Road Initiative, è l'emblema di questa espansione: infrastrutture in Africa, Asia e persino Europa, finanziate da un'economia che produce il 18% del Pil globale. Xi Jinping non nasconde ambizioni imperiali: controllo sul Mar Cinese Meridionale, innovazione in chip e 5G, e una diplomazia assertiva che ridisegna le alleanze. La Cina non è solo un gigante economico; è un impero che riscrive le regole del gioco. Non dimentichiamo l'antico impero russo, che resiste e si reinventa. Mosca poggia sulle sue immense risorse naturali – gas, petrolio, minerali rari – e sulla condizione di nazione più estesa del pianeta, con 17 milioni di chilometri quadrati che coprono 11 fusi orari. Putin ha trasformato questa eredità zarista e comunista in uno strumento di potere: l'energia come arma geopolitica, un esercito modernizzato e una narrazione nazionalista che unisce il popolo contro l'Occidente. La guerra in Ucraina è il sintomo di questa ambizione imperiale: non solo difesa, ma espansione di influenza in Eurasia. E attenzione all'India di Narendra Modi, che si appresta a entrare nel club. Con 1,4 miliardi di abitanti e una crescita economica al 7% annuo, Nuova Delhi sta assumendo tratti imperiali evidenti. Il discorso di Ferragosto di Modi, pronunciato dalla Fortezza Rossa, ha avuto un tono epico: promesse di leadership globale, investimenti in tecnologia e difesa, e un nazionalismo hindu che riecheggia gli antichi imperi moghul e maurya. L'India non è più il «gigante addormentato»; è un attore che corteggia Usa contro Cina, investe in Africa e punta a riformare l'Onu. Entro il 2030, potrebbe essere la terza economia mondiale. Tutto questo sfugge a gran parte dei leader europei. L'Unione Europea, con i suoi 450 milioni di abitanti e un Pil collettivo paragonabile a quello Usa, si ostina a pensare in termini di regole, burocrazia e multilateralismo obsoleto. Mancano visione imperiale e unità: Berlino guarda all'export, Parigi al suo ego, Londra si sente «vedova» (con Washington i rapporti non sono quelli di una volta). Persino Mario Draghi, con la sua autorevolezza e il suo piano per la competitività, sfugge solo in parte a questa miopia. Il suo report sull'Ue ed anche il suo discorso al Meeting riconoscono la sfida cinese e americana, ma ne sottovalutano la dimensione imperiale: non basta innovare; serve una strategia di potenza. Emblematico è il caso di Emmanuel Macron, che convoca l'ambasciatore italiano per una lite su migranti o altro. Appare anacronistico, quasi ridicolo. Non siamo alla Francia di Luigi XIV, quando l'Europa era il mondo intero e Versailles dettava legge. Oggi l'Europa è un attore secondario in un'arena dominata da imperi extra-continentali. Macron sogna una «sovranità europea», ma le sue mosse nazionaliste – come il protezionismo francese – minano l'unità Ue. Invece di litigare con Roma, dovrebbe spingere per un'Europa che si comporti da impero: difesa comune, tech sovrana, alleanze globali. Non c'è bisogno di scomodare Star Wars: il secolo che viviamo è dominato da logiche imperiali che non accettano mediazioni fumose o ghirigori dialettici, tanto cari a gran parte della diplomazia. E comunque, per dirla proprio tutta, anche i cavalieri Jedi si forgiano nell'apprendere l'uso della «forza». Più chiaro di così è impossibile.
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