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Hannoun, l'ultimo mistero. Il nome nelle carte sugli attentati di Roma: solo un omonimo o è lui? Caso in Parlamento
Oggi 26-08-25, 09:19
Un nome. Mohammad Hannoun. Lo stesso del presidente dell'Api, l'Associazione dei Palestinesi in Italia, dell'ABSPP e della Cupola d'Oro protagonista dell'inchiesta de Il Tempo. È l'ultimo mistero che rispunta dal passato nella strana e complessa storia dei legami, più o meno celati, fra Hamas e politica. Dobbiamo tornare al 1986. In pieno clima da anni di piombo. Roma è ferita da due attentati e si indaga nel mondo del terrorismo palestinese. Ed ecco che 40 anni dopo, grazie alla nostra inchiesta, dalle carte secretate del Sismi ricompare un documento. Un dossier, oggi nella disponibilità del Parlamento, che Renzi ha desecretato in parte nel 2014, e per cui si chiede che vengano desecretati ulteriori file relativi ai vertici di Abu Nidal, uno dei nomi chiave del terrorismo di matrice palestinese nella seconda metà del Novecento, responsabili dell'attentato contro la Sinagoga di Roma avvenuto il 9 ottobre del 1982, dell'attentato contro il Café de Paris del 16 settembre 1985, ma anche dell'attentato a Fiumicino datato 27 dicembre. Il tutto causando complessivamente 17 morti e 216 feriti. In quel file scopriamo solo oggi c'è scritto un nome identico a quello di Mohammad Hannoun, l'uomo oggi più legato ad Hamas in Italia, al centro della nostra inchiesta visti anche i suoi legami con la politica italiana di area dem. Un caso di omonimia o qualcosa in più? Una domanda che potrebbe oggi trovare risposta. Perché è stata presentata un'interrogazione che chiede proprio di fare luce su questa coincidenza inquietante e mai rivelata. Ciò che il documento fa emergere è che Abu Nidal, oltre ai membri aderenti che ammontano ad alcune centinaia, sembra avesse una struttura organizzativa così composta: il Segretario generale dell'Organizzazione era Sabri Khalil Abdul Hamid Al Banna; il Capo dei sotto-Comitati Reclutamento e Organizzazione corrispondeva a Ghassan Naji Al Ali con l'alias di «Dr. Ghassan»; il Comitato Militare per le azioni all'estero era sotto il controllo di Mustafa Hassan Murad Ismail, alias «Abu Nizar»; le relazioni esterne erano gestite da Issam Afif Ibrahim Abdullah Odeh, alias «Issam»; l'istruzione militare faceva capo a Jamal Aboud e il comitato centrale dell'informazione proprio a Mohamed Hannoun. Hannoun che viene quindi ritenuto in un documento dei servizi segreti come uno dei capi del terrorismo. Data la serietà della questione che descriviamo da settimane, il deputato di FdI Federico Mollicone ha firmato un'interrogazione indirizzata alla Presidenza del Consiglio, al ministro dell'Interno, della Giustizia e della Difesa per capire quali iniziative si intendano adottare per comprendere se il Mohammed Hannoun nominato nelle carte provenienti dall'archivio di Stato corrisponda o meno al Mohammad Hannoun della nostra inchiesta. Ed è per dirimere questo dubbio che viene richiesto se sia urgente la declassificazione degli atti relativi agli attentati. Così come, qualora dovessero emergere evidenze anche tramite la Procura di Genova in merito al suo coinvolgimento, si sollecitano procedure urgenti per renderlo persona non gradita allo Stato italiano. E non sarebbe la prima volta, qualora si trattasse del medesimo Hannoun, che viene emesso in atto un tentativo, in passato non andato a buon fine, di allontanarlo dal suolo italiano. Si tratta, qualora i due profili corrispondessero, di un soggetto ritenuto dal dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d'America, a capo di finte organizzazioni caritatevoli per finanziare l'ala militare di Hamas. Un volto accostato a diversi esponenti della politica italiana: sono andati in missione con la sua associazione, la ABSPP, la pentastellata Stefania Ascari e l'ex grillino Alessandro Di Battista. Ma è stato visto anche con l'europarlamentare del Movimento 5 stelle Gaetano Pedullà, la deputata dem Laura Boldrini, il fedelissimo di Elly Schlein Marco Furfaro, il leader di Avs Nicola Fratoianni e la relatrice speciale Onu Francesca albanese. È una rete molto fitta quella tra Hannoun, il suo storico vice Sulaiman Hijazi e le nostre istituzioni. Una rete i cui contorni sono chiari, ma i protagonisti non ci forniscono delucidazioni nonostante le molteplici domande. Ecco che, oggi, alla luce di quanto emerso, dirimere questo interrogativo diventa più che mai fondamentale, oltre che una questione di sicurezza nazionale.
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Il Tempo
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