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Villa Pamphili, quei fondi ai film senza controlli. Sangiuliano: "Avevo ragione"
Oggi 21-06-25, 08:20
«I fatti, alla fine, mi stanno dando ragione. Prima ho denunciato con forza lo scandalo dei finanziamenti nel cinema, poi ho provato a cambiare le cose e alla fine una lobby potente me l'ha fatta pagare. Quanto sta emergendo in questi giorni sta dimostrando, in tutta la sua tragicità, quanto la mia battaglia fosse rivolta nella giusta direzione». L'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è tornato a parlare, e lo ha fatto ripartendo da dove, suo malgrado, era stato costretto a lasciare, preso in mezzo da attacchi convergenti provenienti da stampa, ambienti "cinematografari" e sinistra intellighenzia. Ovvero dalla sua crociata contro gli indiscriminati finanziamenti pubblici di cui il sistema cinematografico italiano ha beneficiato dal 2016 al 2023 in virtù della legge Franceschini. A fornire l'occasione di tornare sul tema, l'incredibile disvelamento del filo nascosto che connette l'oscuro Francis Kaufmann – l'uomo indagato per il tremendo omicidio di Villa Pamphili – alle agevolazioni fiscali dedicate al cinema. Una connessione complessa, dal percorso tortuoso e al momento lontana dall'essere chiara, ma che ha mostrato plasticamente i punti deboli del sistema di sostegni al cinema progettato dai passati Governi. Il filo è dunque nascosto e ben annodato, ma vale la pena tentare di sciogliere il nodo: secondo quanto emerso finora, Kaufmann sarebbe riuscito a "incassare" dal Ministero un'agevolazione fiscale di 836mila euro (quindi non un finanziamento diretto) per un film che non sarebbe mai stato girato, poi ceduta regolarmente a una banca in cambio del corrispettivo in denaro. Anche se dire che a incassare il gruzzolo sia stato il fu Rexal Ford non è del tutto esatto, poiché ufficialMila euro Il denaro pubbblico che il film (mai realizzato) di Francis Kaufmann è riuscito ad ottenere dal ministero mente quei soldi sarebbero stati riscossi da una società italiana di consulenza per il cinema, la Coevolution, la quale avrebbe presentato i documenti necessari per ottenere l'agevolazione. Dunque non sappiamo se effettivamente Kaufmann abbia messo le mani su tutto o parte del finanziamento; al momento sappiamo solo che ciò non si può escludere e che il film non è mai stato realizzato. Ma che abbia preso i soldi o meno, la sostanza non cambia di molto: in questo caso il vulnus della legge è talmente evidente che la vedrebbe chiunque, dal momento che è stato sufficiente presentare un progetto, un documento d'identità (pure falso, nel caso di Kaufmann-Ford) e il finanziamento è stato erogato in automatico. L'americano e la società italiana, secondo quanto raccontato in un'intervista a Il Messaggero da Nicola Borrelli, Direttore della Direzione Generale Cinema, avrebbero inoltrato due richieste (una nel 2020 e una nel 2023) ed entrambe «apparivano assolutamente regolari compresa di domande Unilav inoltrate dalla produzione all'Inps». Circostanza, questa, che ben guardare non fa che aggravare la situazione, mostrando come uno dei principali difetti di quella legge consistesse proprio nell'automatismo con il quale procedeva alle erogazioni, capace di partorire, solo negli ultimi anni, oltre 350 pellicole finanziate e mai realizzate, senza contare tutti quei film che si sono poi rivelati un fallimento al botteghino. A questa lacuna normativa se ne è poi aggiunta un'altra, figlia del periodo Covid, durante il quale le maglie dei controlli si sono ulteriormente allentate. Ecco perché la riforma concepita dall'ex Ministro Sangiuliano puntava innanzitutto a scardinare l'automatismo insito nella norma con la creazione di 4 commissioni deputate ad esaminare non solo i progetti, ma anche il loro effettivo potenziale finanziamento, attraverso 3 criteri alternativi (dimostrare di aver un accordo con una piattaforma streaming, o con un'emittente, o con almeno 40 cinema italiani) propedeutici all'erogazione del finanziamento/agevolazione. Una storia, quella che lega Kaufmann all'allegra tax credit all'italiana, che ha svelato, in modo forse obliquo e indiretto, tutte le debolezze di una legge che oggi appare inadeguata, suscitando reazioni comprensibilmente forti, come quella dall'attuale ministro della Cultura, Alessandro Giuli, il quale ha commentato l'accaduto parlando di «sgomento e rabbia». «Si tratta di "distrazioni" imperdonabili – ha commentato Giuli - un'eredità che i governi precedenti ci hanno lasciato rispetto al tax credit. Siamo già intervenuti e stiamo intervenendo con maggiore decisione per riformare una normativa nelle cui pieghe si sono arricchiti truffatori e forse persone addirittura peggiori». Intanto anche l'Anica si sta attivando per un albo per tutalere i produttori del cinema dai truffatori: «Pensiamo ad un Albo dei Produttori Cine-audiovisivi, basato su criteri oggettivi: Vogliamo distinguere chiaramente chi opera con serietà, continuità eda chi si improvvisa, causando danni gravi all'intera filiera».
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