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West Nile, l'aumento dei casi e il ruolo degli "animali sentinella": cosa sappiamo
24-07-2025, 19:38
Crescono ancora i casi di infezione da virus West Nile. Il picco è nel Lazio, dove 12 nuovi casi di positività sono stati confermati oggi dalle analisi effettuate nel Laboratorio di Virologia dello Spallanzani. Con questi ultimi accertamenti, ha fatto sapere la Regione Lazio, salgono a 21 le conferme diagnostiche di positività di infezione da West Nile Virus nel 2025, tutti registrati in provincia di Latina, inclusa la paziente deceduta la scorsa settimana all'ospedale di Fondi. Degli altri 20 casi, 10 pazienti risultano attualmente ricoverati in reparti ordinari per altre patologie, 2 sono stati dimessi, 6 sono in cura presso il proprio domicilio e 2 pazienti si trovano ricoverati in terapia intensiva. La sola provincia laziale coinvolta è quella di Latina e i comuni di presunta esposizione sono Aprilia, Cisterna di Latina, Fondi, Latina, Pontinia, Priverno, Sezze, Sabaudia. L'Istituto superiore di sanità ha fatto il punto sulla situazione del West Nile virus in Italia dall'inizio dell'anno: al 23 luglio sono complessivamente 32 i casi confermati, 21 come detto in provincia di Latina. Dei 32 casi, 23 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (2 in Piemonte, 2 in Veneto, uno in Emilia-Romagna, 15 nel Lazio e 3 in Campania), un caso asintomatico identificato in donatore di sangue (in Veneto) e 6 casi di febbre (due in Veneto, 4 Lazio). Tra i casi confermati sono stati notificati 2 decessi: uno in Piemonte e uno nel Lazio. L'andamento epidemiologico, ha sottolineato l'Iss, "è in linea con quello degli anni precedenti, mentre la distribuzione spaziale appare invece abbastanza differente". Di fronte a questi numeri serve dare "un messaggio molto chiaro", ha detto a LaPresse Francesco Vaia, già direttore dell'ospedale Spallanzani di Roma ed ex direttore del ministero della Salute: "In questo momento non abbiamo preoccupazione eccessiva, non c'è da creare allarme. La malattia può essere grave nelle persone colpite da altre patologie. Non possiamo però dormire sugli allori", ha aggiunto Vaia, ribadendo l'importanza "della prevenzione che deve essere quotidiana e di sistema". Vaia ha evidenziato poi "un terzo aspetto: dobbiamo avere uno sguardo internazionale, alcune malattie sono internazionali dovute alla globalizzazione e quindi alla grande mobilità. Deve essere una visione 'one health' che metta insieme l'umano, l'animale e il vegetale. Insomma come Italia non dobbiamo isolarci". Benedetto Neola, presidente dell'Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Napoli, ha dichiarato che "la sorveglianza veterinaria rappresenta uno strumento indispensabile per l'identificazione precoce della circolazione del virus, grazie al monitoraggio costante degli animali sentinella, in particolare uccelli selvatici (serbatoi) e nei cavalli (sentinelle). L'attività svolta dai colleghi veterinari del Servizio Sanitario Nazionale permette al sistema di alzare tempestivamente il livello di allerta, contribuendo in modo decisivo alla tutela della salute umana".
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