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Zelensky, Nato, Donbass ed elezioni: Putin detta le condizioni di pace
24-01-2025, 10:07
Gli avvertimenti e le pressioni non sembrano sufficienti a portare Vladimir Putin verso un accordo di pace in Ucraina. L'ipotesi avanzata da Donald Trump, che propone misure come tasse, dazi e sanzioni in assenza di progressi diplomatici, non scuote il Cremlino. Dmitrij Peskov, portavoce della presidenza russa, ha commentato con distacco definendo tali proposte come "nulla di nuovo". Mosca però non chiude la porta al dialogo, purché avvenga su basi di "parità e rispetto reciproco". Il nodo centrale resta proprio questo: la parità. Fino a oggi, Putin ha cercato di sfruttare una strategia basata su un mix di concessioni formali e mosse simboliche, cercando di guadagnare legittimità e rompere l'isolamento internazionale. L'obiettivo è evidente: riposizionarsi come protagonista sulla scena globale e ottenere il riconoscimento della Russia come superpotenza. Le possibilità di un accordo tra Mosca e Washington appaiono però sempre più remote. Putin, forte dei progressi del suo esercito in Ucraina, non sembra disposto a fare concessioni significative. Secondo quanto svelato da Repubblica, il leader russo ha avanzato richieste per la pace difficili da accogliere, a partire dall'indizione di nuove elezioni presidenziali in Ucraina. Questa mossa sarebbe ufficialmente motivata dalla necessità di negoziare con un governo legittimo, dato che il mandato di Volodymyr Zelensky, secondo Mosca, sarebbe scaduto. In realtà, l'obiettivo sarebbe insediare a Kiev un governo filo-russo. Altre richieste includono il blocco dell'ingresso dell'Ucraina nella NATO. Putin insiste poi su un modello di sicurezza "indivisibile", che prevede l'assenza di truppe straniere in Ucraina e lo smantellamento delle forze armate locali. A tutto ciò si aggiunge la richiesta di riconoscere come parte della Russia non solo la Crimea, ma anche le regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, annesse nel 2022. Da parte russa, c'è infine la ferma volontà di escludere l'Europa dal processo negoziale. Esponenti vicini al Cremlino, come Nikolaj Patrushev, sostengono che qualsiasi trattativa debba avvenire esclusivamente tra Russia e Stati Uniti. L'Europa, secondo questa visione, non avrebbe alcun ruolo nella risoluzione dei problemi globali, e la sua influenza andrebbe ulteriormente ridimensionata.
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