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Accendiamo un faro sui martiri delle foibe con una mostra
27-08-2024, 06:55
Il Vittoriano, uno dei monumenti che più di altri simboleggia il valore dell'identità nazionale, racconterà una delle pagine più tragiche della nostra storia: quella dei martiri italiani delle Foibe, massacrati dalla cieca violenza comunista titina e quella dell'esodo giuliano-dalmata. Un dramma per troppo tempo negato e relegato nell'esclusiva memoria personale e locale di chi aveva perso un familiare o era stato costretto all'esilio. Il protocollo, che ieri è stato firmato al Ministero della Cultura tra l'Istituto Vittoriano e Palazzo Venezia (VIVE) e la Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati (Federesuli), consentirà in quel luogo, così centrale per la Nazione, la realizzazione di una mostra temporanea su quei tragici fatti. Un evento che assume un valore simbolico e storico ben preciso proprio perché coinvolge il monumento simbolo della nostra storia e che già contiene al suo interno il Museo centrale del Risorgimento. Vogliamo accendere un faro potente sul buco nero della memoria legata all'esodo, dalle loro terre, di istriani, fiumani e dalmati nel Secondo Do poguerra. L'intesa sottoscritta al MiC prevede la messa a disposizione, da parte del VIVE, dello spazio collocato al livello I del Vittoriano, mentre la Federesuli elaborerà il progetto scientifico e museografico, condividerà con la direzione del monumento le fasi operative e realizzerà la mostra, il cui ingresso sarà libero. La firma di questa convezione avviene non casualmente a pochi giorni dall'anniversario della strage di Vergarolla, vicino Pola, del 18 agosto 1946, che portò alla morte di circa 100 italiani di cui un terzo bambini. Quel giorno, mentre si svolgeva una competizione nautica, in un clima di serenità estiva, le mine antinave, da tempo rese inoffensive dopo la guerra, inaspettatamente esplosero. Le indagini dimostrarono che qualcuno, mai identificato, aveva operato per compiere una strage. Per quanto la vicenda sia avvolta da tanti misteri e, soprattutto, non siano stati trovati i colpevoli, è forte il sospetto che si trattò di una intimidazione per gli italiani della città. Da quel momento, e poi con il trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, la quasi totalità degli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia abbandonò terre e affetti, dovette subire anche la congiura del silenzio e lo strappo di quella tragedia dalle pagine del libro della storia d'Italia. È ora il momento di restituire alla conoscenza collettiva la strage di Vergarolla, con le vittime innocenti e il medico eroe Geppino Micheletti per fissarli nella memoria nazionale da cui, per troppo tempo, sono stati esclusi. Stragi e lutti che saranno al centro anche nell'esposizione che si terrà al Vittoriano e successivamente nel Museo del Ricordo, sarà il luogo principe dove l'Italia ricorderà e onorerà quelle vittime, ponendo fine all'oblio che ha negato a quelle vicende tutta l'attenzione e il racconto che meritano. L'istituzione del Museo del Ricordo nasce da un disegno di legge, primo firmatario il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, già approvato dal Senato della Repubblica, che si auspica a breve venga definitivamente varato dalla Camera dei deputati. Assume un significato importante il fatto che questo disegno di legge sia stato votato all'unanimità perché ciò vuol dire andare verso la costruzione di una memoria condivisa. In questa direzione si inserisce anche l'iniziativa del “Treno del Ricordo”, partito lo scorso 10 febbraio da Trieste in occasione del ventennale dell'istituzione del Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe, che ha visto partecipare migliaia di italiani nei diversi appuntamenti lungo il percorso e nelle principali stazioni ferroviarie italiane. È un percorso della memoria su cui il Ministero ha deciso di investire importanti risorse come quelle previste dal progetto “Grandi Beni Culturali” che prevede l'ampliamento del centro di documentazione del monumento nazionale della Foiba di Basovizza. Al Vittoriano è sepolto il Milite Ignoto, che rappresenta chiunque sia morto in divisa per l'Italia e, per estensione, chi sia morto nell'adempimento del proprio dovere o per rimanere fedele alla nostra Nazione. Non c'è quindi un luogo più adeguato per omaggiare chi è stato ucciso, o ha lasciato le proprie case, proprio perché italiano. Pochi sanno che il figlio, disperso durante la prima guerra mondiale, di Maria Bergamas, la "mamma d'Italia", che scelse quali resti ignoti fossero posti all'Altare della Patria, fosse un volontario irredentista e ancora meno sono gli italiani che ricordano come lui, Antonio Bergamas, insieme a figure simbolo dell'italianità dell'Adriatico Orientale, come Nazario Sauro, accorsero per aiutare gli abruzzesi colpiti dal terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915 fissando, con la solidarietà che tutto nobilita, il valore dell'unità nazionale. Proprio per questo, realizzare questa esposizione, che verrà inaugurata nel corso del 2025, non poteva trovare luogo più simbolico e adatto del Vittoriano.
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