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Bandini: per i magistrati Salvini non può neanche difendersi
19-09-2024, 08:13
Matteo, stai sereno. «Non c'è alcuna volontà della magistratura di imporre una linea politica al governo. Bisogna attendere la sentenza senza gridare allo scandalo, all'eversione, a una magistratura che esonda dai suoi confini. Invito il ministro a una maggiore serenità». Matte', stai sereno. Giuseppe Santalucia presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Anm), è ottimo professionista, spirito dialogante e persona dabbene. Ma quando, sulle frequenze del Giornale radio a L'attimo Fuggente di Te lese e Guida Bardi, così consiglia a Matteo Salvini lo stato d'animo più consono da tenersi nel processo Open Arms, be', il Santalucia m'insuffla una sottile inquietudine. E se la insuffla a me, figuriamoci al ministro delle Infrastrutture. Il quale si trova inchiodato, in queste ore, ad un affaire che lo fa apparire ora Alfred Dreyfus ora Hannibal Lecter, a seconda dell'ottica da cui lo si osservi. Tanto più che la vicenda dei migranti bloccati in mare (in un contesto giudiziario che oramai appartiene all'era giurassica) viene ricordata dal dottor Santalucia con gentile insistenza, oserei senza requie, in tutte le trasmissioni televisive e in ogni pubblico consesso. Ogni volta che il nostro magistrato preferito viene minimamente sollecitato, egli accende l'eloquio, e offre della vicenda versioni che via via s'arricchiscono di infiammati commenti. «È un processo politico nella misura in cui ha chiaramente come imputato un esponente politico ma non è un processo alla politica», afferma il presidente del sindacato dei giudici a Otto e mezzo su La7. «Stiamo parlando di un'ipotesi di reato. Vorrei ricordare che la separazione dei poteri non c'entra nulla. È stato possibile processare il ministro Salvini perché il Parlamento ha dato l'autorizzazione», ha ribadito ad Agorà su Raitre. Per riprendere, sempre a Otto e mezzo con «avvertiamo un costante clima di parole e uso del linguaggio che a volte ho definito irresponsabile. Tutto questo avvelena il dibattito pubblico sulla giustizia». Come dire: ricordati che devi morire!, rammentava il monaco inquisitore in Non ci resta che piangere. Ora, la libertà d'opinione è per tutti sacrosanta (ci aspettiamo commento analogo dell'instancabile Santalucia a Piazzapulita). E legittima, naturalmente. Ma, mi chiedo: non ci dovrebbe essere – a processo aperto - per i magistrati un'opportunità professionale, un'etica che impedisca loro di cadere nell'eccesso della verbosità tipica dei politici? Non sarebbe più elegante - specie per alcuni pm - dare meno l'impressione di eludere il principio di terzietà e imparzialità che la Costituzione italiana attribuisce loro, ma a patto che la magistratura non solo sia indipendente ma che appaia come tale? (È per questo che la Carta ha protetto la categoria disegnando un sistema articolato di garanzie, idoneo a difenderlo da invasioni degli altri poteri: il solito Montesquieu). Non darebbe meno l'impressione di una stortura istituzionale l'idea che l'Amn eviti il coinvolgimento reiterato nel fango dei media, invece di agire nel sussurro della legge; onde evitare un vulnus a quella “postura istituzionale” la cui perdita, per esempio, i giudici d'appello imputano al condannato in secondo grado Piercamillo Davigo (che, poco elegantemente, continua a predicare in tv o nei pubblici consessi)? Certo, l'eccezione dei magistrati è la solita: la Costituzione prevede per tutti la libera manifestazione di pensiero, anche se il pensiero rischia di diventare un mantra. Ed è vero. Ma è pur vero che la stessa Costituzione all'art. 98 prevede dei limiti ai diritti politici per magistrati, diplomatici, poliziotti e militari. Questi ultimi, anche se non in servizio non possono – non autorizzati esprimere opinioni potenzialmente incandescenti. Perché il rispetto dell'istituzione che rappresentano ha valore assoluto: e se un soldato arriva a commentare le parole di un organo dello Stato, brandendo una libertà d'espressione inappellabile, be', il messaggio che comunica è distruttivo, l'esatto contrario della sua missione. Interpretazione alla mano, pur se con meno rigidità, credo che il principio si possa applicare anche ai magistrati. L'Amn è organismo necessario. Ma che negli anni ha avuto modo di intervenire anche con durezza su tutto, tranne nei casi in cui la durezza sarebbe stata doverosa. Come quello della collega Iolanda Apostolico che decideva sul decreto Cutro e sui migranti dopo le dichiarazioni, i video girati alle manifestazioni antigovernative, le palesi violazioni dell'imparzialità di giudizio. Caro dottor Santalucia, non mi aspetto il silenzio spiritico della magistratura inglese. Ma scusi, un po' più di continenza e sobrietà, non vi eleverebbe dalla canea politica che, come in questo caso, andate a giudicare? Chiedo.
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