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Beatrice: l'Ue ci rifila per Natale il panettone ai grilli
26-11-2024, 09:36
Ora che il Grillo (inteso come Beppe) rischia l'estinzione politica, il Natale 2024 potrebbe essere ricordato come quello del panettone del grillo. Ultima follia o sperimentale prelibatezza della ricerca d'avanguardia in campo culinario? Lasciateci qualche dubbio. Già da più di un anno i prodotti alimentari a base di acheta domesticus hanno avuto il via libera dalla comunità europea, dopo le tarme essiccate e la locusta migratoria. Farine di insetti introdotte perché a basso costo e ridotto impatto ambientale, secondo gli studi questi animali, per molti di noi ancora piuttosto ributtanti, sarebbero cibo sicuro, non nocivo e dunque commestibile. La società che per prima li ha messi sul mercato è vietnamita- pare che in Estremo Oriente l'insetto sia considerato una prelibatezza, contenti loro - e dal 2023 insomma non è così impensabile ritrovare nei banchi del supermercato cracker, grissini, biscotti, pasta secca, persino birra e qualcosa di simile al cioccolato prodotti con farina di grillo. PER I CELIACI Sarà l'ideale per i celiaci, ma agli italiani questa proposta non piacque affatto, se è vero che solo il 16 per cento da un'indagine della Coldiretti si disse favorevole e il 54 er cento degli intervistati assolutamente contraria. Ora però la questione si è ribaltata, non è più una stranezza proveniente dall'altra parte del mondo, ma dalla piemontesissima Pinerolo, dove si mangia bene e dove in piazza Duomo c'è la pasticceria Castino di proprietà della signora Maria Luisa Cosso, appassionata d'arte oltre che di dolci, che per festeggiare il decennale della riapertura ha messo in commercio il Panettone CriCrì. Ideato dal pluripremiato pasticcere Davide Muro è realizzato con farina di grilli e insetti caramellati, senza lattosio, più digeribile, dal gusto di nocciola e a ridotto impatto ambientale, fattore che a questo punto sembra decisivo anche se a noi pare uno slogan e niente più. ALTRI TEMPI Altri tempi. Poco più in là di Pinerolo, a Torre Pellice nel 1886, nacque la Caramella CriCrì, palline di cioccolato ricoperte di piccole sfere di zucchero e avvolte da luccicanti carte colorate. Il nome del nuovo panettone non si ispira solo al frinire del grillo ma anche - e soprattutto alla tradizione dolciaria piemontese. Difficile pronosticare che diventerà così popolare, intanto alla pasticceria Castino parlano di curiosità da parte dei clienti abituali, con circa cinquanta prenotazioni - compresa quella di mio suocero Danilo, pinerolese doc, molto incuriosito dalla proposta di una pasticceria comunque rinomata, produttrice della nota Torta Zurigo, a differenza di mia suocera Anna, che interrogata sulla vicenda mi risponde in piemontese, «mi fa sgiai», che vorrebbe dire schifo. Giusto per un'idea di prezzi, il Panettone CriCrì costa 11 euro per 200 grammi e 25 per 450 grammi. Il dubbio che arrivi sulla mia tavola persiste. Con me si casca male, mangio solo italiano, rifiuto categoricamente cibi orientali i cui ripieni, a cominciare dai ravioli a vapore, è di origine non precisata, qualsiasi genere di esotismo mi inquieta e non mi incuriosisce, sopportando appena il sushi, McDonald del terzo millennio, giusto per far compagnia ai figli che invece ne sono ghiotti. Avendo avuto la fortuna di nascere e vivere nel miglior Paese al mondo per quanto riguarda l'enogastronomia, non considero alcun motivo valido la sperimentazione fine a se stessa, la stranezza a tutti i costi, il molecolare, la fusion, il novel food, tutte menate che spariscono davanti a un tajarin con il tartufo rigorosamente bianco, un vitello tonnato, un brasato al barolo visto che siamo nel paradiso culinario del Piemonte, cui aggiungere un Montebianco ma solo in autunno. Chi mi invita a mangiare indiano, messicano, cinese non trova sponda e ho interrotto diverse amicizie in nome della difesa del cibo italico. IN DIFESA DEL CIBO ITALIANO Piuttosto che lo sperimentale CriCrì chiederò ai suoceri di portare a Natale un paio di Galup, tra i migliori panettoni industriali, che alla fine mi fido di più della produzione in serie piuttosto che della sperimentazione a tutti i costi. Poi, se davvero arriverà, una fetta l'assaggerò, in fondo è pur sempre di Pinerolo, mica di Saigon.
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