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Calessi: asse tra premier e Orban sui migranti: "Subito quadro giuridico per i migranti"
05-12-2024, 10:43
Serve, e il prima possibile, «un quadro giuridico aggiornato per facilitare, aumentare ed accelerare i rimpatri dall'Unione europea, con particolare attenzione al consolidamento del concetto di Paesi di origine sicuri». È attorno a questa «urgenza», così la definisce il comunicato di Palazzo Chigi, che Giorgia Meloni e Viktor Orbàn, il premier ungherese ieri in visita ufficiale a Roma, si sono trovati d'accordo. I due capi di governo, nel colloquio che hanno avuto, hanno parlato dell'importanza di «esplorare nuove modalità per prevenire e contrastare la migrazione irregolare». Modalità che rientrino «nel rispetto del diritto Ue e internazionale», per esempio quelle pensate nel «percorso avviato dall'accordo Italia-Albania». Insomma, Meloni e Orban hanno stretto un patto di collaborazione per quel che riguarda la gestione della migrazione irregolare e in particolare il tentativo di «esplorare nuove modalità», come appunto il modello Albania. L'incontro, si spiegava da Palazzo Chigi, «ha permesso di riaffermare l'importanza di contrastare la migrazione irregolare». I due capi di governo si sono trovati d'accordo nell'auspicare «un rafforzamento della cooperazione con i Paesi di origine e di transito, per affrontare le cause profonde e per combattere il traffico e la tratta di essere umani al fine di prevenire perdite di vite e le partenze irregolari». Per il resto, con Meloni si è parlato di Unione Europea. La premier si è congratulata con Orbán per la riuscita della presidenza semestrale dell'Unione europea, in particolare per l'adozione della dichiarazione di Budapest sulla competitività, oltre all'apertura dei negoziati di adesione con l'Albania e i progressi fatti con Bulgaria e Romania. Naturalmente l'incontro è servito anche a rafforzare i rapporti commerciali tra i due Paesi, che peraltro sono già stretti (scambi dal valore di 14 miliardi di euro nel 2023) e si è ragionato di nuovi investimenti nei settori delle infrastrutture e dell'energia. Si è poi parlato della situazione in Medio Oriente, del sostegno «a una pace giusta e duratura in Ucraina» e dell'impegno per la ricostruzione in vista della prossima Ukraine Recovery Conference che sarà ospitata dall'Italia nel luglio 2025. Ma non c'è dubbio che al centro dell'incontro c'è stato, soprattutto, il dossier migranti. Del resto, ieri, per diverse ragioni è stato al centro dell'agenda della premier. Intanto perché ieri il Senato ha approvato in via definitiva il decreto flussi. Poi perché, sempre ieri, i giudici della prima sezione civile di Cassazione hanno deciso di rinviare la decisione sui ricorsi presentati dal governo contro le prime mancate convalide del trattenimento di migranti nei centri in Albania, emesse dalla sezione immigrazione del tribunale di Roma il 18 ottobre scorso. I sostituti procuratori generali della Cassazione (Luisa De Renzis e Anna Maria Soldi), a proposito della definizione di Paesi sicuri, hanno, infatti, chiesto di sospendere il giudizio dei supremi giudici in attesa che si pronunci il 25 febbraio 2025 la Corte di Giustizia dell'Unione europea. Tutto era nato dal ricorso degli avvocati di alcuni migranti trasferiti in Albania, che si erano costituiti contro i ricorsi a loro volta presentati dall'Avvocatura dello Stato che aveva giudicato le ordinanze del tribunale romano «errate» e viziate «da carenza assoluta di motivazione». Il ministro dell'Interno Piantedosi è tornato a difendere la scelta del governo italiano, spiegando che «il progetto Albania rappresenta un cambio totale nella gestione dei flussi migratori», che il governo è al lavoro «per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli incontrati» e che la via intrapresa sarà portata avanti «in ogni sede di confronto a livello internazionale ed europeo». Ma il modello Albania non è l'unico oggetto di scontro tra magistratura e governo. Proprio nel giorno del via libera al decreto flussi, il plenum del Csm ha espresso parere negativo a un emendamento del provvedimento che affida alle Corti di Appello la competenza nella convalida o proroga del trattenimento dei migranti richiedenti asilo. Secondo il Csm, questa procedura rischierebbe di allungare i tempi e di far fallire gli obiettivi del Pnrr. Il parere, ora, andrà al ministro Carlo Nordio. Non è vincolante. Ma è un altro segnale di una guerra in corso.
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