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Claudia Osmetti: giudici contro Cassazione, sì ai bimbi con due mamme
06-03-2024, 07:55
C'è un piano giuridico e c'è un piano politico, ma soprattutto c'è il tribunale di Padova, in Veneto, che respinge il ricorso della procura sull'annullamento di 35 atti di nascita di altrettanti bimbi con due mamme. Il caso (e non è il primo, ma ci arriviamo) nasce a giugno del 2023, quando i pm padovani chiedono a una trentina di coppie lesbiche di rettificare, all'Anagrafe, i documenti dei propri figli, cancellando il nome della madre non biologica. È dal 2017 che, a Padova, questa possibilità è consentita, epperò la magistratura, all'inizio dell'estate scorsa, ha dalla sua una circolare, firmata pure dal prefetto Raffaele Grassi, nella quale si invitano i sindaci a rispettare una sentenza della Corte di Cassazione che blocca, di fatto, i riconoscimenti anagrafici per i bambini nati con la maternità surrogata. Il tema è complesso, ma le Sezioni unite della Cassazione (nel 2019) sono chiare: le coppie omo (in quell'occasione si parlava di due papà che avevano avuto un figlio fuori dall'Italia) non possono trascrivere «nei registri dello stato civile italiano il provvedimento di un giudice straniero che ha accertato il rapporto di filiazione tra un minore nato all'estero mediante la maternità surrogata e un soggetto che non abbia con lui alcun rapporto biologico». Non è esattamente la stessa cosa, è vero. Ché un conto è la famiglia gay al maschile e un'altra quella al femminile, con le differenze che necessariamente comportano: però il punto è che, negli anni, di decisioni simili, la Cassazione ne ha prese parecchie (e ci siamo arrivati), come quella del gennaio 2024, esattamente due mesi fa, la numero 511, che dichiara «legittimo il rifiuto opposto dall'ufficiale di stato civile alla richiesta della madre internazionale (qui si fa riferimento proprio a una coppia di due donne, ndr), congiuntamente alla madre biologica che aveva condiviso la pratica della procreazione medicalmente assistita all'estero, di procedere alla dichiarazione di riconoscimento di filiazione naturale». Ma per il tribunale di Padova no. Per il tribunale di Padova quegli stessi ricorsi presentati dalla procura sono inammissibili e lo sono, in realtà, sulla base di altre sentenze della Cassazione emesse nel 2019 e nel 1993. Non che la questione finisca qui: i pm, oppure il ministero dell'Interno, potrebbero impugnare la decisione entro i prossimi dieci giorni, anche se, in città, c'è già chi festeggia. Come Sergio Giordani, il sindaco, in quota centrosinistra, che dice: «Si tratta di un passo avanti importante, oggi vince l'amore e l'interesse primario delle piccole e dei piccoli». È qui che subentra il secondo aspetto, quello politico. Perché presa la decisione (forense), scoppia la polemica (partitica). La segretaria del Pd Elly Schlein parte in quarta: «Una bella notizia», commenta, «sul parlamento grava la responsabilità di approvare una legge che riconosca pari dignità a tutte le famiglie. Quelle omogenitoriali devono rivolgersi a un giudice e affrontare un iter lungo, faticoso e invasivo. Noi abbiamo già depositato un disegno di legge in questa direzione, cosa ha da dire il governo Meloni?». E il governo Meloni risponde per bocca del ministro della Famiglia Eugenia Roccella: «La procedura indicata dalla Cassazione per le coppie omosessuali, e cioè l'adozione in casi particolari, è la stessa che da decenni viene utilizzata dalle coppie eterosessuali, in particolare dalle mamme single che instaurano una relazione con un uomo e che desiderano che egli possa riconoscere i figli. In centinaia han fatto ricorso a questa procedura, prevista a tutela e garanzia dei bambini, e non risulta che essa sia mai stata contestata in quanto “lunga, costosa e faticosa o invasiva” nei lunghi anni nei quali il Partito democratico è stato al governo».
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