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Politica
Conte già premier? Sì, ma è stato un disastro
Oggi 16-11-25, 08:29
Lo scontro a sinistra si aprirà e sarà forte. Perché Giuseppe Conte non intende affatto arrendersi e mollare ad Elly Schlein o chi per lei la premiership della coalizione “progressista”. Ormai non passa giorno che il capo dei Cinque stelle non ricordi di aver già fatto due volte il presidente del Consiglio e di avere quindi la competenza ad hoc. Così come quelle svolte – per ora a parole più che nei fatti – per una politica di sicurezza più rigida e contro misure come la patrimoniale paiono segnare un campo programmatico differente. Per la Meloni meglio lui o la segretaria dem? In televisione Conte è abile a comunicare e anche a nascondere, alla radio idem, e se sul voto d’opinione il Movimento regge ancora (a differenza dei territori) il merito è indubbiamente suo, fanno notare quelli dello staff pentastellato. Però anche lui non potrà occultare quel che gli pioverà addosso apertamente da destra e alle spalle da sinistra. Perché c’è chi ancora non gli perdona proprio i suoi due governi, uno con la Lega e l’altro col Pd... Basti pensare alla gestione del Covid, quando agli italiani inflisse gli odiatissimi Dpcm, diventati celebri all’ora di cena, quando comunicava cambi frequenti delle norme di contrasto della malattia, giudicate confuse non solo dall’opposizione ma anche dalle categorie produttive. Il ricordo di un lockdown reiterato, rigido e prolungato, è ancora oggi vissuto come dannoso da molti soggetti economici, a partire dai piccoli esercenti. È sempre di quell’epoca la denuncia del ritardo nell’individuazione delle prime zone rosse, con le polemiche che ne conseguirono. Ancora oggi c’è una commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid che punta a scoperchiare i punti deboli dell’azione di governo. Certo, va anche detto che Conte rivendica invece quel che fece per salvare vite umane. Ma il dibattito resta forte, perché c’è un pezzo importante dell’Italia che non accettò le soluzioni “imposte”. A sinistra sicuramente non digeriranno affatto il ricordo del suo primo governo, che vorrebbero invece cancellare. Non gli perdonano anche la firma apposta sui decreti antimmigrazione di Salvini, che però poi tentò di scaricare mandando a processo il leader della Lega assieme ai nuovi alleati del suo secondo esecutivo. Ci fu un processo al termine del quale Salvini fu assolto – anche se i magistrati fanno ancora le bizze – e lui nemmeno indagato. Per farsi abbracciare dalla sinistra in cambio del Conte II il leader pentastellato dovette rinnegare proprio quei decreti... Giuseppe Conte rivendica spesso come sua perla il Pnrr, che in realtà fu deciso dall’intera Europa con criteri matematici di assegnazione delle risorse. Per quanto fu destinato all’Italia non ci fu alcuna particolare conquista da parte del suo governo. Se è vero che il Pnrr fu impostato con lui a Palazzo Chigi, i critici hanno gioco facile nel ricordare quanto la bozza fosse poco definita e che il governo successivo, quello di Draghi dovette ristrutturarla profondamente. Memorabili le polemiche sui bonus monopattini e in generale sulla gestione della spesa pubblica (banchi a rotelle inclusi). Per non parlare di mascherine e superbonus edilizi che hanno registrato anche interventi censori delle varie magistrature. Nella sostanza, la corsa di Conte verso la corsa per Palazzo Chigi resta davvero complicata. Ciò che vanta è spesso oscurato dai risultati reali di governo e certo il Pd non può già cominciare a suonare la tromba per lui. Di fronte alle critiche l’ex premier dovrà difendersi da solo. La Schlein sta peggio solo perché nel suo partito inizia ad avere troppi nemici. Almeno Conte se ne è liberato. Se però lui insiste ancora sul tasto della sua capacità di governo, ci sarà chi gli ricorderà troppe cose storte: è vero che il presidente del Consiglio lo ha fatto due volte ma combinando disastri, dicono (e diranno) i suoi detrattori...
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