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Corrado Ocone: Musk, la lettera inviata dall'Ue svela l'anima illiberale di questa Europa
14-08-2024, 11:51
La lettera inviata a Elon Musk dal Commissario Europeo per il mercato interno Thierry Breton urta sensibilmente la coscienza di ogni liberale, mostrando senza equivoci i pericoli per la libertà intrinseci al modo di concepire l'Europa e la democrazia proprio delle élite oggi dominanti a Bruxelles. Si può insistere a ragione sulla inusualità e inappropriatezza di una missiva che interviene a gamba tesa nella campagna elettorale di una grande democrazia, fra l'altro a poche ore di distanza da uno dei momenti più rilevanti dello scontro politico in atto. Si può mettere in luce l'inaccettabile tono di avvertimento, intimidazione, minaccia che essa contiene, prospettando preventivamente sanzioni e oscuramenti. Quel che però qui preme sottolineare è la concezione francamente illiberale della politica che ne emerge e che rischia di diventare l'ideologia di fondo dell'Unione Europea. La potremmo definire una sorta di macronismo politico, essendone il presidente francese uno degli ispiratori politici (Breton è un suo uomo: un commissario fra l'altro in uscita, circostanza che avrebbe imposto un po' più di cautela). Essa è composta da un mix ben assortito di regolismo tecnocratico e paternalismo élitistico. Nella sua lettera Breton richiama infatti quel Digital Services Act con cui l'Unione Europea ha preteso di regolare in maniera capillare ed irrealistica una materia in continua evoluzione e che, soprattutto, andrebbe sottomessa alle sole leggi ordinarie e formali che sono alla base delle nostre democrazie. Il principio fondante della democrazia liberale è infatti la più totale libertà di espressione di ognuno salvo nel caso che essa costituisca un danno reale, fisico e non morale, per gli altri. L'introduzione di “reati d'opinione” come una non meglio definibile “istigazione all'odio” andrebbe perciò limitata a pochissimi e particolarissimi casi. Ciò per l'ovvia ragione che chi ha il monopolio della forza, e quindi il diritto di sanzionare, non deve essere a sua volta parte in gioco, ma solo soprassedere al libero, e necessariamente conflittuale, svolgimento del gioco stesso. L'imperio della legge, per dirla con Luigi Einaudi, deve garantire la più totale anarchia degli spiriti. La libertà, detto in altri termini, va tutelata con regole meramente formali e non sostanziali, pena il suo contraddirsi. Che è poi il vizio di fondo di molti regimi illiberali e totalitari, i quali comprimono la libertà proprio per garantirla, a loro dire. Il “regno della libertà” immaginato da Marx, se mai fosse realizzato, somiglierebbe a quell'universo concentrazionario descritto da Orwell prendendo spunto, non a caso, dal regime sovietico. L'idea di “costringere ad essere liberi” è la peggiore eredità che l'età contemporanea ha ereditato da Rousseau. In quello che abbiamo chiamato “macronismo politico” c'è poi l'elemento del pateralismo, cioè l'idea che autoproclamatisi e sedicenti “competenti” ne sappiano più dei comuni mortali, del “volgo” stupido ed ignorante. La massa va quindi, secondo questa concezione, accompagnata per mano affinché non devii dalla “via giusta”. Breton chiede così a Musk di non esprimere opinioni atte a «generare effetti dannosi sul discorso civico e sulla sicurezza pubblica». Ora, a parte il fatto, che non si capisce in base a quale principio qualcuno possa arrogarsi il diritto di stabilire a priori ciò che sia dannoso o meno nel discorso pubblico, va considerato come l'infelice richiamo alla “sicurezza pubblica” sia del tutto simile, nella forma e nella sostanza, alla giustificazione addotta dai governanti di Stati come la Russia, la Cina o l'Iran per giustificare la censura e la repressione nei confronti di chi osa pensare diversamente. Con quale diritto l'Unione Europea può dare allora lezioni a questi Stati? Oppure parlare, senza tema di cadere nel ridicolo, di un pericolo per la libertà di espressione in Italia, ove fra l'altro la stragrande maggioranza dei media sono in aperta e libera opposizione al governo in carica? Che il paternalismo sia il più insidioso e pericoloso nemico del liberalismo lo ha messo in evidenza tutta la tradizione del liberalismo, da Kant a Humboldt a Mill. Kant, con parole rimaste impresse negli annali del libero pensiero, invocava che l'uomo uscisse dallo stato di minorità slacciando le dande con cui il potere autoritario lo voleva avvinto a sé. Il “discorso civico”, andrebbe detto a Breton, ha in sé stesso gli strumenti di autotutela. Non solo. Più radicalmente: esso riconosce l'errore e il falso come sicuri alleati sulla via della verità, che è sempre parziale e provvisoria. Senza i sofisti, i cui argomenti venivano sistematicamente smontati con la forza degli argomenti sulla piazza di Atene (che non era troppo diversa da quella virtuale degli attuali social), non sarebbe esistito nemmeno Socrate. Non fosse altro che per questo, il discorso sulle fake news andrebbe prontamente archiviato. Ricondotto a quello che effettivamente è: un dispositivo retorico ad uso e consumo di chi ha paura della nostra libertà e ci tratta come infanti.
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