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Daniele Capezzone: povera Elly Schlein, non ha capito che il pollo è lei
12-04-2024, 08:39
Se a un tavolo da poker, dopo mezz'ora di gioco, non hai capito chi è il pollo, allora il pollo sei tu. Oppure sei Elly Schlein. Anzi, altro che poker: qui siamo a una specie di crudele e supersadica versione politica dello schiaffo del soldato, con la povera Elly che continua a ricevere sganassoni senza mai individuare chi l'abbia colpita tra Giuseppe Conte, Michele Emiliano, Antonio Decaro, Michele Laforgia, e tutti gli altri protagonisti e comparse del vaudeville pugliese. La triste verità – che siamo quasi mortificati di rivelare – è che a turno la stanno picchiando un po' tutti, chi volontariamente e chi no, chi con cattiva intenzione e chi per puro caso: dopo di che, loro se ne stanno beffardi con il dito alzato, mentre la segretaria dem, poco avvezza sia alle geometrie della politica che alla giungla delle amministrazioni locali, non riesce a sfilarsi da una posizione a dir poco mortificante. Ricapitoliamo: da anni la Puglia è il campo di un esperimento che in forme diverse – esplicite o implicite, palesi o nascoste – vede convergere dem e grillini. Che si tratti di elezioni locali o di voto politico, e perfino al di là delle alleanze ufficialmente proclamate, Emiliano e alcuni tra i massimi dirigenti nazionali dem perseguono sistematicamente una linea di inclusione dei grillini o forse – peggio ancora – di grillizzazione del Pd. Vale per la scelta di candidati e nominandi ai più diversi incarichi, vale per una scivolosissima linea filo-cinese rispetto al futuro dei porti pugliesi, vale soprattutto rispetto al tono complessivo, alle parole d'ordine, al “sound” politico espresso dalla coalizione giallorossa. GOL E AUTOGOL Rispetto a tutto questo, Elly – perfino antropologicamente – era ed è una marziana, con la sua “visione intersezionale”, la lotta alle discriminazioni “omobilesbotransfobiche”, la “giustizia sociale e climatica”, per citare tre cavalli di battaglia schleiniani. Che intendo dire? Per paradosso, allo scoppiare del Bari-gate, all'esplodere di un sistema ben conosciuto a tutti gli altri tranne che a lei, una segretaria dem capace di maneggiare un minimo di ragion politica avrebbe colto la palla al balzo per segnare tre gol. Primo: per mettere fuori gioco i vecchi capibastone. Secondo: per aprire una pagina totalmente nuova anche in termini di personale politico sul territorio. Terzo: per mettere in mora gli stessi grillini. Altro che “purezza” pentastellata: sarebbe bastato leggere gli articoli di Annarita Digiorgio in tutti questi anni, per rifornire anche il più distratto tra i dirigenti del Nazareno degli argomenti necessari per inchiodare pure i Cinquestelle alla loro contiguità politica con il “sistema Emiliano”. Nessun reato, per carità: ma certamente una fortissima sintonia. E invece? E invece la povera Elly si è fatta prendere un'altra volta in sandwich tra Conte e Emiliano, sempre più simili al gatto e alla volpe di Collodi. Alla Schlein, per sfilarsi dalla tenaglia pugliese, non è servita nemmeno la sgrammaticatura – umana e politica – di buttarsi sulla tragedia della centrale di Suviana mentre erano in pieno svolgimento le operazioni di soccorso, l'altro giorno. Niente: come una implacabile nemesi, ieri la Puglia è tornata a rovinarle addosso. Dapprima, ieri mattina, c'è stato lo show di Giuseppe Conte, a base di “azzeramenti” e “tabula rasa”, ma pure di parole al miele verso Emiliano. Poi, a metà giornata, c'è stato l'incontro tra il gatto e la volpe, Conte e Emiliano, appunto. Infine, nel pomeriggio, sono arrivate dichiarazioni vaghe e sibilline del governatore pugliese («Un incontro positivo dal quale esco sereno e con buoni suggerimenti»). SUL BANCO DEGLI IMPUTATI Morale: si tratta solo di capire se Emiliano (che ieri sera si è limitato a preannunciare future riunioni di maggioranza, di fatto prendendo tempo e congelando la situazione) darà del tutto partita vinta a Conte, condividendo con lui la surreale autoassegnazione di una sorta di medaglia da moralizzatore, o se invece lo accontenterà a metà, ritagliando per se stesso il ruolo di uomo forte che non subisce pressioni eccessive da nessuno. Ma – nell'uno e nell'altro caso – saranno comunque il Pd ed Elly Schlein a finire nella scomodissima posizione degli imputati politici, di quelli messi in mezzo, di quelli che devono passare il tempo che resta fino al voto a giustificarsi, a scusarsi, ad arrampicarsi sugli specchi. La stessa nota diffusa a fine giornata dal Pd (a base di “forte irritazione”, richiesta di “atti concreti” e di un “cambio di fase”) è un'ennesima clamorosa prova di debolezza della segreteria dem. È un altro “capolavoro” firmato Schlein: farsi bullizzare dai grillini, lasciare che i “suoi” triangolino con i pentastellati, trovarsi sempre nella condizione più complicata e indifesa. Una vera assicurazione sulla vita, politicamente parlando: per il centrodestra, però.
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