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De Leo: Strasburgo va alla guerra contro gli Usa di Trump
Oggi 13-03-25, 08:48
Stando alla rilevanza nel turbinio delle agenzie potrebbe esser definito “l'altro voto”, di peso apparentemente minore rispetto al libro bianco della difesa e il piano Rearm Eu. Invece non è così. Il via libera dell'Europarlamento alla risoluzione sull'Ucraina ha segnato, infatti, un posizionamento dell'assemblea rispetto a un passaggio cruciale del conflitto, quello in cui il Paese aggredito, nel vertice di Riad, ha accettato una tregua parziale di 30 giorni (ora si attende il responso della Russia). Proprio su questa evoluzione, arrivata nella serata (ora italiana) di martedì, il Ppe aveva presentato un emendamento verbale in plenaria, poi approvato e aggiunto al testo, per accogliere favorevolmente «la dichiarazione congiunta di Ucraina e Stati Uniti a seguito del loro incontro nel Regno dell'Arabia Saudita», la tregua di un mese e «la ripresa dell'assistenza militare e della condivisione di intelligence degli Stati Uniti». Andando al cuore del testo, si stabilisce il fatto che l'Ue, con i suoi Stati membri, ora sono i principali alleati strategici dell'Ucraina e che devono restare il loro maggiore donatore. Nella risoluzione si sottolinea poi il «cambio di posizione apparente» degli Stati Uniti, tra cui il fatto di aver «incolpato apertamente l'Ucraina della guerra in corso». Dunque si pongono due obiettivi, uno nell'immediato e l'altro di prospettiva. Nell'immediato, si afferma la necessità di solide garanzie di sicurezza per l'Ucraina, in modo da offrire quella stabilità tale da spingere Kiev a rifiutare, nel caso, accordi affrettati che la espongano a nuove aggressioni russe. Un sostegno che disinneschi qualsiasi ricerca della “pace purché sia”. L'altro obiettivo, invece, riguarda il percorso di adesione all'Unione Europea, chiedendo un'accelerazione dei negoziati. Sul piano della ricostruzione, inoltre, viene sottolineata la necessità che la Russia sia chiamata a rispondere dei danni ingenti causati in Ucraina. La risoluzione non è vincolante e dunque vale come atto di intendimento politico. È stata approvata con 442 voti a favore, 98 contrari e 126 astenuti. È interessante, nell'analisi del voto, cogliere le posizioni delle forze politiche italiane. Fratelli d'Italia ha provato, con richiesta poi respinta, a far slittare il voto, argomentando che il testo non teneva conto delle evoluzioni di martedì sera. «Temo che una risoluzione non aggiornata possa solo servire a scatenare l'odio contro Trump», aveva detto in merito il co-presidente di Ecr (famiglia cui appartiene Fratelli d'Italia), Nicola Procaccini. Alla fine, il partito guidato da Giorgia Meloni ha scelto l'astensione. «È diventata una risoluzione non a favore dell'Ucraina ma contro gli Stati Uniti: se i nemici dell'Europa e della pace volessero allontanare il dialogo troverebbero nella risoluzione molte ragioni», ha detto il capodelegazione dei meloniani Carlo Fidanza. Pollice verso invece dalla Lega, che siede nel gruppo d'opposizione dei Patrioti. La delegazione, in una nota, osserva che il testo è «poco incline alla risoluzione diplomatica della guerra, ma anzi alimenta l'escalation militare». Vota invece a favore Forza Italia, con il capodelegazione Fulvio Martusciello: «Con fermezza, senza mai sbandare, senza avere cartelli da sbandierare, inseguendo facili demagogie, ma con le nostre idee, oggi il gruppo ha dato prova di grande maturità». Nel campo della sinistra italiana, vota a favore il Pd (che sta nella maggioranza europea), contro il Movimento 5 Stelle (che è all'opposizione), e si sono astenuti gli eurodeputati di Avs, tranne Ignazio Marino che invece si è espresso a favore.
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