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De Leo: tutela del diritto di proprietà, Italia al 70esimo posto al mondo
08-12-2024, 15:36
C'è un concetto molto complesso che riguarda il contesto economico sociale, quello della prosperità. Un valore che costituisce un confronto tra i Paesi e che viene calcolato annualmente dall'indice del Legatum Institute, un think tank inglese. L'ultimo rapporto dà un esito in chiaroscuro per il nostro Paese. Secondo l'analisi, infatti, l'Italia si colloca sul piano generale all'80esimo posto su 167 Paesi. È una posizione che non cambia dal 2011. Non è peggiorata, certo, tuttavia Confedilizia, associazione che riunisce i proprietari immobiliari, ravvisa due criticità che, in tutti questi anni, hanno impedito al nostro Paese di crescere e migliorare il piazzamento: deficit nella tutela immobiliare e fiducia nella giustizia. Fattori che incidono nell'individuazione del livello di prosperità. La tutela immobiliare infatti, sottolinea Confedilizia, «non è solo un pilastro dello stato di diritto, ma un vero e proprio catalizzatore economico». In questo caso, per l'Italia potrebbe andare molto meglio: «Fatica a tenere il passo, posizionandosi al 70esimo posto con un indice di 4,38 nel 2023. Sebbene si noti un leggero progresso rispetto al 4,28 del 2013, il divario in confronto ai leader europei rimane significativo». Vengono citati alcuni esempi: i Paesi Bassi si collocano al secondo posto con una crescita con un punteggio di 91,1, +1,2 rispetto al 2013. La Danimarca è all'11esimo posto con 85,4 e la Germania al 21esimo posto. Nel decennio appena trascorso siamo cresciuti, sì, ma molto poco. «Questa stagnazione», spiega ancora Confedilizia, «evidenzia un ritardo strutturale che non può essere ignorato. I numeri dipingono un quadro preoccupante, in cui incertezza normativa, burocratica e lentezza giudiziaria scoraggiano tanto gli investitori quanto i cittadini italiani». Perciò «potenziare la tutela della proprietà significata costruire un contesto in cui imprese e individui possano agire con fiducia e sicurezza». Ecco, poi, il tasto davvero dolente, la fiducia nel sistema giudiziario. L'attivismo antigovernativo di una parte della magistratura, tornato a una fase acuta nelle scorse settimane, i toni accesi, ci proiettano sulla polemica del momento mandando sullo sfondo quel che interessa davvero: quanto gli italiani si fidano della giustizia del loro Paese? Poco, considerando i numeri forniti dal Legatum Institute. Ci piazziamo al 130esimo posto (su 167, ricordiamo) con un punteggio che è passato da 49 punti nel 2013 a 36 del 2023. Un tale calo, scandisce Confedilizia, «riflette l'inefficienza di un sistema che spesso somiglia a un labirinto senza uscita. Le sentenze tardano, i procedimenti si trascinano per anni e la certezza del diritto diventa un miraggio. A confronto, i Paesi Bassi che hanno scalato la classifica (74) e pure la Germania (71) di mostrano come un sistema giudiziario efficiente possa essere un volano di prosperità». Le nostre zavorre? Per risolvere una causa civile da noi servono in media 1300 giorni, contro i 500 della Germania e i 400 dei Paesi bassi. Il numero delle cause arretrate nel 2023 supera il milione e mezzo, con una riduzione marginale di appena il 2% rispetto al 2013. Quello di uno sveltimento della giustizia, è bene ricordarlo, è un obiettivo collocato nel novero dei traguardi da raggiungere per il Pnrr, su cui il governo sta lavorando. «È difficile non chiedersi dove saremmo oggi se l'Italia avesse adottato riforme coraggiose», fa notare ancora Confedilizia. Il timbro su una situazione di cui hanno responsabilità, specie nell'ambito della giustizia, le tante troppe forze contrarie al cambiamento.
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