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Fausto Carioti: Trump elogia Giorgia: "È tutta energia"
10-12-2024, 06:53
Ci sono messaggi che non partono a caso. Se Donald Trump, di ritorno da Parigi, rilascia un'intervista al New York Post, battagliero tabloid conservatore che durante il primo mandato alla Casa Bianca è stato il suo quotidiano preferito, e si sofferma su Giorgia Meloni e alcuni personaggi dando certi giudizi, è perché vuole inviare segnali precisi alle altre cancellerie. La prima cosa che colpisce è il numero di leader, tra i tanti incontrati a Notre-Dame e nel ricevimento all'Eliseo, che menziona: pochissimi. C'è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ovviamente. «Vuole fare la pace. È una novità. Lui pensa che sia arrivato il momento», dice Trump. Il quale ha un messaggio pure per Vladimir Putin, che non era a Parigi: «Anche lui dovrebbe pensare che si arrivato il momento, perché ha perso - quando perdi 700.000 persone, è il momento». Secondo Trump, la cacciata di Bashar al-Assad dalla Siria è dovuta al fatto che l'attenzione di Mosca era altrove: «La Russia non è stata in grado di farsi avanti perché erano tutti impantanati in questa terribile guerra in Ucraina». Quindi gli elogi dovuti a Macron per il «fantastico» restauro fatto a Notre-Dame, il gesto di cavalleria nei confronti dell'attuale first lady Jill Biden («È stata molto gentile e abbiamo avuto una conversazione molto piacevole») e il colloquio con il principe William, al quale Trump ha chiesto notizie sulla salute della moglie Kate e del padre Carlo. «UN GRANDE INCONTRO» L'unico altro leader citato è Meloni. Racconta che quello avuto con lei all'Eliseo è stato «un grande incontro, sono stato molto con lei» e la descrive come «a real live wire», espressione che indica una persona «davvero piena di energia». «She's great», è grande. Il resoconto di Trump è questo. Ed è chiaro che le sue parole hanno provocato un forte mal di pancia a molti dei leader accorsi a Notre-Dame nella speranza di costruire o rafforzare un rapporto personale con lui. Non è difficile, però, capire perché il premier italiano, assieme al padrone di casa francese, sia l'unico politico europeo degno di menzione: negli Stati Ue più importanti, oggi non c'è un altro capo di governo forte quanto basta da avere davanti un orizzonte di qualche anno, e dunque in grado di dare a Trump la garanzia di una solida “sponda” in Europa. Questo è ciò che conta, per il futuro inquilino della Casa Bianca. Il collocamento a destra della presidente di Fdi, come l'amicizia che la lega a Elon Musk, è qualcosa in più: apprezzato, ma non essenziale. Non può essere Macron a svolgere quel ruolo, perché non è mai stato debole come in questo momento. Tantomeno l'interlocutore privilegiato di Trump può essere il socialista tedesco Olaf Scholz, che con ogni probabilità lascerà l'incarico di cancelliere a febbraio, dopo le elezioni. E neanche può esserlo la presidente Ue Ursula von der Leyen, visto il disprezzo di Trump per le istituzioni sovranazionali. LA NATO E I DAZI COMMERCIALI Il rapporto a due tra lui e Meloni, peraltro, può tornare utile anche ad altri, come scrive il settimanale britannico The Economist: «Alla disperata ricerca di qualcuno che sussurri all'orecchio di Trump» per attenuare il colpo dell'aumento della spesa militare chiesto ai membri della Nato, «gli europei stanno cercando nelle loro file qualcuno che possa contenere l'imprevedibile presidente, ammesso che una cosa del genere sia possibile. La signora Meloni ha forse le credenziali più credibili». Non sarà semplice, questo è sicuro. Accanto alla richiesta di investire di più nella difesa, ci sono i dazi che Trump vuole mettere sui prodotti europei, e l'Italia è al secondo posto nella classifica degli esportatori Ue verso gli Stati Uniti. Anche in questo caso, sarà fondamentale il rapporto personale. Se ne dovrebbe sapere di più il 20 gennaio. Quel giorno Meloni potrebbe assistere alla cerimonia d'insediamento di Trump: non c'è nulla d'ufficiale, ma a Washington se lo aspettano. E secondo voci non confermate la premier potrebbe presentarsi con un “pacchetto” di aumenti per la spesa della difesa. Sarebbe un buon modo per iniziare il dialogo.
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