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Ferrari: confermato il sequestro agli Agnelli
30-03-2024, 10:37
Smentendo le previsioni dei diretti interessati (anticipate da Libero questa settimana), il tribunale del riesame di Torino ha deciso ieri di imprimere un'accelerazione, depositando prima del tempo l'ordinanza sul ricorso presentato dagli avvocati di John, Lapo e Ginevra Elkann, indagati per truffa ai danni dello Stato da parte della Procura del capoluogo torinese. Ed è stata una decisione quanto mai negativa, con la conferma integrale del sequestro del materiale recuperato durante le perquisizioni effettuate all'inizio del mese dalla guardia di finanza nell'inchiesta che ruota intorno all'eredità di Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli e nonna dei tre fratelli Elkann. Respinto quindi il ricorso delle difese e confermato il decreto emesso dalla Procura di Torino lo scorso 6 marzo, i pubblici ministeri titolari del fascicolo, il procuratore aggiunto Marco Gianoglio ed i colleghi Mario Bendoni e Giulia Marchetti, possono ora proseguire senza intoppi con le loro indagini finalizzate a scoprire che fine abbia fatto l'intero patrimonio (con le relative rendite) riconducibile a Marella, deceduta nel 2019 a 92 anni. IL FILO - Oltre ai telefonini e agli altri device, gli inquirenti erano entrati in possesso di diversi documenti con cui tentare di risalire fino alla Dicembre, la cassaforte di famiglia che controlla tutte le società del gruppo, per ricucire il filo dei passaggi di proprietà delle quote. A rivolgersi al riesame, oltre ai fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, era stato anche il commercialista e presidente della Juventus, Gianluca Ferrero. «Siamo naturalmente delusi dalla decisione del tribunale e rimaniamo convinti della solidità degli argomenti giuridici che abbiamo sostenuto», è stato il commento degli avvocati Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re, difensori dei fratelli Elkann. «Attendiamo comunque il deposito delle motivazioni - hanno aggiunto- per decidere se presentare ricorso per Cassazione». Il fascicolo, in particolare, è aperto per due ipotesi di reato. La prima, che riguarda Ferrero e John Elkann, è la dichiarazione fraudolenta dei redditi di Marella per gli anni fra il 2015 e il 2019. La tesi è che vi sia stata una evasione dell'Irpef «tramite simulazione di residenza prevalente in Svizzera» della vedova dell'Avvocato. La seconda ipotesi, estesa anche agli altri fratelli Elkann, si riferisce al fatto che, secondo la Procura di Torino, alla morte di Marella l'imposta di successione non venne versata in Italia. Nel corso dell'udienza che si era tenuta martedì scorso le difese avevano comunque già anticipato quella che potrebbe essere la loro strategia in caso di un eventuale processo. Gli avvocati dei tre fratelli hanno infatti depositato un parere del professore Andrea Perini, docente di diritto penale tributario, secondo il quale l'eventuale mancato pagamento della tassa di successione in Italia potrebbe al massimo essere un illecito amministrativo e non invece un reato. MATASSA - La materia è però molto complessa e serviranno sicuramente delle consulenze tecniche di alto profilo per dipanare questa matassa normativa. A far partire l'inchiesta, come si ricorderà, era stata Margherita Agnelli, figlia dell'avvocato e madre dei tre fratelli. La donna, che dopo essersi separata dal giornalista Alain Elkann si era risposata con il nobile Serge de Pahlen da cui aveva avuto altri cinque figli, aveva raccontato agli inquirenti torinesi che alla morte di Marella non venne pagata l'imposta di successione in Italia. Il pagamento dell'imposta, in misura ridotta, era avvenuto in Svizzera dove la vedova dell'avvocato aveva la residenza. ll mancato versamento della tassa di successione, dopo calcoli effettuati dagli inquirenti sulla base delle dichiarazioni integrative dei redditi per il triennio 2019, 2020 e 2021, presentate da John Elkann che aveva effettuato il versamento in Svizzera, ammonterebbe a circa 40 milioni di euro. Secondo i magistrati la residenza elvetica di Marella era solo uno stratagemma per non pagare le tasse in Italia.
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