s
Francesco Specchia: il tribunale cancella mamma e papà
16-02-2024, 09:46
Di padri e madri, inconfutabilmente, «il mondo non sembra essere, per me, che un insieme di padri e di madri, verso cui ho un trasporto totale, fatto di rispetto venerante, e di bisogno di violare tale rispetto venerante attraverso dissacrazioni anche violente e scandalose». Quando Pier Paolo Pasolini (in Battute sul cinema, 1966-67, poi in Empirismo eretico, 1972), ribadiva, con eversione, i concetti sacrali di “papà” e “mamma”, be', i giudici della Corte d'Appello di Roma facevano, probabilmente, le elementari. Eppure, ci chiediamo che cosa oggi direbbe Pasolini - conservatore, omosessuale, familista a suo modo- di questa sentenza proprio della Corte romana, a confermare una precedente sentenza del Tribunale di primo grado datata 2022 secondo cui una coppia lesbica, nel 2020, aveva chiesto l'inapplicabilità del decreto emanato nel 2019 dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini. Per capirci: quel decreto, tuttora in vigore, prevede la dicitura “madre” e “padre” per la carta di identità dei figli e delle figlie minorenni al posto di “genitori”. La sezione civile del tribunale di Roma aveva dato ragione alle due donne e ora la Corte d'appello conferma la sentenza: perla carta d'identità potranno essere usate le diciture “genitore 1” e “genitore 2”. CHE CONFUSIONE Niente madri, niente padri. La loro citazione può ingenerare confusione negli astanti. Ora, la Corte giustifica la propria decisione stabilendo che i figli di «un genitore naturale» e di un secondo genitore «adottivo dello stesso sesso» subiscono un «irragionevole e discriminatorio effetto» dalle diciture «madre/padre» sui documenti d'identità, in particolare per «ottenere una carta d'identità valida per l'espatrio». E nella sentenza della prima sezione civile (collegio Pinto-Saracino-Pellegrini), si ribadisce che i «modelli ministeriali» (la decisione di Salvini), non sono rappresentativi di «tutte le legittime conformazioni dei nuclei famigliari». Naturalmente Salvini commenta che la «decisione è sbagliata. Ognuno deve sempre essere libero di fare quello che vuole con la propria vita sentimentale, ma certificare l'idea che le parole “mamma” e “papa” vengano cancellate per legge è assurdo e riprovevole. Questo non è progresso». Non è infatti, un fatto di progresso, caro Salvini. Anche se la Corte d'Appello si affanna nel buttarla sul giuridico, questo è un fatto squisitamente di politica. La Corte non ha tenuto bellamente tenuto conto delle fonti primigenie del diritto: la Costituzione (all'art. 29 definisce la famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio») e il diritto civile che considera il matrimonio quello fra sessi diversi. Certo, viene sottilmente evocato il concetto di “genitore sociale” che però ha uso - appunto - di sola prassi sociale, senza alcuna connotazione legale. Giuridicamente il “genitore sociale” non esiste, poi uno può farci tutte le campagne arcobaleno e i sit in del mondo. Ma non esiste. Inoltre, nel caso della “genitorialità”, la diversità di sesso dei coniugi resta tra i requisiti minimi indispensabili individuati dalla giurisprudenza per definire il “genitore”. La Corte Costituzionale, con la sentenza del 15/04/2010, n. 138, ha definito l'unione tra persone dello stesso sesso, legate da una stabile convivenza, come «una formazione sociale, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone - nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge - il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri» e alla quale la Legge 20 maggio 2016, n. 76 ha riconosciuto la tutela e il diritto di costituire unioni civili, ma ha anche dedicato attenzione al tema della convivenza di fatto (sia per le coppie eterosessuali sia omosessuali) cui viene riconosciuta dalla legge la stabilità del proprio legame affettivo, morale e materiale e conferisce uno status equiparato ai diritti del coniuge. Ma lo status è, appunto, equiparato. Solo equiparato. Ora, ad avvitarci nelle pandette andremmo a nozze. Però, qui, il tentativo - non giriamoci attorno - è quello di sempre della sinistra: tentare, a spintoni e sentenze, di far passare il concetto di genitorialità omosessuale. Ed è il motivo per cui Alessandro Zan, sempre stroncato in Parlamento sul suo decreto, ieri, ha fatto legittimamente la ola appellando Salvini con le sue arcaiche definizioni familiste come «il ministro delle idiozie». Che non è una cosa carina, specie considerando che l'Italia pullulla di genitori tradizionali. VUOTO LEGISLATIVO Ma è sempre per questo che, di rimando, Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus definisce quella della Corte «una decisione pericolosa perché si legittimano due donne o due uomini ad essere entrambi “genitori” dello stesso bambino. Tutto ciò mette in luce un problema che sta a monte, ovvero quello dei registri dello Stato civile dove l'omogenitorialità viene talvolta legittimata. Chiediamo quindi al Parlamento una legge che ribadisca che ogni bambino nasce da una mamma e un papà e che “due madri” o “due padri” non esistono in natura né dovrebbero esistere nell'ordinamento giuridico». Opinione che sottoscriviamo, sia eticamente (rimandando il dibattito a quello sull'utero in affitto), sia tecnicamente. Poi certo, l'opposizione ci prova sempre. Ma, fin quando in Parlamento reggeranno solide maggioranze trasversali che non ribalteranno la Costituzione, be', servirà rileggersi Pasolini e la definizione stessa di “democrazia”. Esistono i papà, e esistono le mamme. Fatevene, rispettosamente, una ragione...
CONTINUA A LEGGERE
8
0
0
Guarda anche
Libero Quotidiano
Ieri, 23:45
Tifosi azzurri con poca voglia di parlare dopo l'eliminazione europea
Libero Quotidiano
Ieri, 23:30
Deludenti e indifendibili, azzurri bocciati
Libero Quotidiano
Ieri, 23:14
Kvara da sogno, poi la Spagna diventa una Furia: 4-1 alla Georgia, ora finale anticipata con la Germania
Libero Quotidiano
Ieri, 21:45
Il carabiniere con due donne in caserma: "Hanno fatto sesso", clamoroso in tribunale
Libero Quotidiano
Ieri, 21:40
Sesso in carcere tra la poliziotta e il detenuto: il video dello scandalo | Guarda
Libero Quotidiano
Ieri, 21:23