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Francesco Storace: ora gli scafisti potranno farci causa
18-02-2024, 07:54
Luca Casarini quasi premier. Ong padrone del nostro destino. E la sovranità nazionale appartiene alla Corte di Cassazione, che decide per conto del governo le politiche migratorie del Paese. Cambiamola ‘sta Costituzione, che tanto è inutile avere un governo, il Parlamento e tutte quelle cose che chiamano democrazia. Girala come vuoi, è la magistratura che stabilisce dove mandare i clandestini che arrivano dall'Africa. Accade dai tempi della Bossi-Fini e non si riesce a invertire questa dannata confusione di poteri: chi è indicato dalla Costituzione a stabilire le regole non può farlo. L'ultima botta in materia di decisione e di governo è proprio della Corte di Cassazione che ha decretato che la Libia non è un porto sicuro - a prescindere, potremmo dire - e quindi si commette peccato ops, reato- a mandare i migranti a casa loro. Un po' come dicono certi vescovi, a proposito di peccato, che metterebbero in discussione tutto, dai rapporti con Libia e Tunisia fino ad Albania e oltre, pur di non rinunciare alla preziosa (e remunerativa) calata di clandestini. Ovviamente, con i festeggiamenti delle Ong e Luca Casarini a promettere pan per focaccia ai ministri con tanto di class action. È l'Italia dove ognuno può fare quello che vuole, una toga benevola la troverà. Per carità, siamo sempre al punto in cui bisogna affermare l'ovvio, ovvero che le sentenze della magistratura si rispettano e non si contestano, ma qui siamo alla messa in discussione delle regole che uno Stato si dà attraverso le proprie normative. CARTA STRACCIA E la Cassazione pretende di dettare legge come fosse la Terza Camera se non qualcosa di più, affermando che affidare migranti ai guardiacoste di Tripoli è un reato perché la Libia non rappresenta un porto sicuro. E sostanzialmente che le intese sottoscritte dall'Italia con il beneplacito della Ue devono contare come carta straccia. Altrimenti, per i giudici si infrange il Codice della navigazione in tema di «abbandono in stato di pericolo di persone minori o incapaci, e di sbarco e abbandono arbitrario di persone». Poco conta l'esistenza di un'area Sar libica e di accordi internazionali. Ai giudici non vanno bene e becchiamoci tutti quelli che vogliono arrivare qui dall'Africa. Perché è così che ha deciso la Quinta sezione della Corte di Cassazione nella sentenza con cui ha reso definitiva la condanna del comandante del rimorchiatore Asso 28 che il 30 luglio del 2018 soccorse 101 persone nel Mediterraneo centrale e le riportò in Libia consegnandole alle autorità locali. Quindi, evitare sbarchi clandestini in Italia diventa reato. Riportarli indietro da dove sono venuti non si può. È il ribaltamento pratico di una posizione di governo espressa in sede legislativa e contraddetta da parte della magistratura. L'ennesima conferma di un conflitto che si agita contro la politica in maniera davvero impropria. Basti pensare anche alle conseguenze che la decisione avrà su altri procedimenti giudiziari, per i quali al posto delle leggi contano le sentenze. Il fatto che scatena tutto questo nuovo guazzabuglio giuridico-politico ruota intorno all'intervento del rimorchiatore, nave di appoggio di una piattaforma, per oltre cento migranti che si trovavano su un'imbarcazione salpata dalle coste africane. La suggestiva tesi espressa dalla sentenza impone di ignorare gli accordi esistenti. Se come accadde per il rimorchiatore al centro del giudizio, arriva al comandante la richiesta di imbarcare un «ufficiale di dogana libico» che avrebbe suggerito al comandante di dirigersi verso le coste di Tripoli e lì sbarcare i migranti soccorsi non si deve fare. Perché per i giudici si omise di compiere alcune pratiche che servivano al solo scopo di evitare il rimpatrio dei migranti clandestini. Operando in questo modo, per la Cassazione, il comandante ha violato «le procedure previste dalla Convenzione di Solas e dalle direttive dell'Organizzazione Marittima Internazionale» mettendo in atto «un respingimento collettivo in un porto considerato non sicuro come quello libico». La Cassazione, inoltre, ribadisce che nel caso specifico il comandante «avrebbe dovuto operare accertamenti necessari sui migranti, verificare se volessero o meno chiedere asilo, effettuare accertamenti necessari sui minori, per verificare se fossero accompagnati o meno». E magari domandare loro: «Scappate dalla Libia, ci volete tornare o no?»... E non è certo casuale che ad esultare perla sentenza, oltre a Casarini, ci siano anche parlamentari dell'estrema sinistra come Zaratti dei Verdi e Fratoianni di Sinistra italiana, ovvero i soggetti politici più impegnati nell'operazione di apertura indiscriminata delle frontiere a tutti i clandestini. Con il risultato che secondo loro dovrebbe da oggi in poi risultare impossibile rimandare a destinazione chi pretende di sbarcare in Italia senza averne titolo.
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