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Giovanni Sallusti: il duce non basta più, è caccia grossa a Hitler
20-06-2024, 07:54
I fuoriclasse li riconosci perché rilanciano oltre il pensabile (e spesso l'impensabile), spostano orizzonti che sembravano ampiamente esauriti, anche abdicando al canone della verosimiglianza minima. Ebbene, non c'è Savia no, non c'è Scurati per quanto fresco di cavalierato parigino, non c'è ovviamente Serena Bortone che tenga: il vero fuoriclasse dell'allarme democratico sotto il governo nero delle destre è di gran lunga Stefano Massini. Scrittore, autore-attore, intrattenitore per eccellenza delle anime belle progressiste nel loro luogo d'elezione, il salotto di PiazzaPulita, Massini si presenta con la seguente modestia sul proprio profilo X: «Scrivo. In tutte le forme possibili. Dal teatro ai romanzi al cinema». Insomma, prendete Céline, aggiungeteci qualcosa di Pirandello e una spruzzata di Kubrick, e otterrete il nostro. Che infatti, forte di tale versatilità enciclopedica, è anche un grande ottimizzatore commerciale. Scrive un libro e via, subito ne ricava uno spettacolo teatrale (il film richiede tempi più lunghi, ma non abbiamo dubbi ci stia lavorando). Il libro è Mein Kampf- da Adolf Hitler (Einaudi), sponsorizzato come «la biopsia del testo maledetto», in cui Massini scava il documento hitleriano, lo arricchisce tramite analisi comparata con discorsi e citazioni del Führer, per arrivare alla sorprendente conclusione: costui era un esaltato gravato da abbondante frustrazione personale, ma anche abilissimo nell'intuire la psicologia delle masse novecentesche, su cui ha edificato l'orrore. Grazie, lo avevamo orecchiato anche noi, esattamente a partire dal ciclo di studi delle elementari, ma fa lo stesso. Lo spettacolo, invece, è quello presentato ieri tra i fiori all'occhiello della nuova stagione del Piccolo Teatro di Milano, in prima nazionale assoluta, dall'8 al 27 ottobre prossimi. Citiamo dal sito del Piccolo, in conclusione di presentazione: «La comprensione del meccanismo è l'unico antidoto al suo replicarsi». Eccolo, l'involontario veleno nella coda: l'idea che tutta quest'immersione filologica nel manifesto-delirio del capo nazista non abbia solo a che fare, diciamo, con il disinteresse puro dello studioso, ma contenga essa stessa un elemento di propaganda, di torsione del reale, inneschi insomma il riflesso della caccia al nazista di oggi (e qui sta appunto la genialità di Massini, laddove tutti gli altri si limitano a dare la caccia al suo parente povero, il fascista di borgata). Siamo insomma in presenza di un caso di “reductio ad Hitlerum”, come si esprimeva il grande filosofo Leo Strauss per indicare quella fallacia logico-politica (spesso strumentale) che mira a squalificare l'avversario tramite l'analogia farlocca con uno dei più grandi macellai della Storia? Se andiamo a ripescare le parole con cui qualche settimana fa Massini presentava il libro-spettacolo su La7 insieme alla sua spalla Formigli, il sospetto si approssima alla certezza. «È una cosa che si è ripetuta molte, troppe volte». Il nazional-socialismo? No, è uno dei volti più orrendi di quel mostro orrendo che è stato il totalitarismo, radicato in una tragedia storica peculiare, non a caso il suo frutto più immondo, l'Olocausto, è giustamente ritenuto un unicum nel vasto campionario dei crimini umani. «Hitler è stato il primo a capire come si poteva coniugare la politica con la propaganda». No, anche a non voler risalire alla Rivoluzione francese, il primo fu quantomeno Vladimir Il'i Ul'janov, detto Lenin, ma capiamo che in quel caso si scomoderebbe l'altro volto del totalitarismo, quello comunista, quello di fronte a cui la vista di tutti i Massini si fa improvvisamente appannata. «Hitler dice alcune cose che sono diventate la Bibbia della politica nel momento in cui viviamo oggi, e parlo di ogni parte politica», qui si era fatto prendere la mano, del resto si sa, è pieno di nazifascisti 5.0 a loro insaputa. Ma subito dopo aveva stretto lo zoom, chiarendo dove si annidano oggi i successori dell'imbianchino austriaco: «Come Hitler, Trump parla ai suoi elettori come a dei bambini. Ho sentito giorni fa uno dei tanti suoi discorsi... questo è un tipico discorso che avrebbe comportato il plauso di Adolf Hitler». Tutto chiaro: la svastica oggi sta nel simbolo del Partito Repubblicano americano, di più, si è già installata per quattro anni alla Casa Bianca, e probabilmente sta per tornarci. Quindi, per implacabile proprietà transitiva insita nel meccanismo perverso della reductio ad Hitlerum, è sicuramente erede del nazismo chiunque dichiari una vicinanza ideale e programmatica al candidato del Gop, Matteo Salvini su tutti. Ma in generale l'ombra nera coi baffetti si allarga a gran parte della “politica di oggi”, coinvolge quella Meloni contro cui il 25 aprile Massini ha riletto il monologo di Scurati (gli intellettuali di grido li riconoscete dall'abitudine di citarsi a vicenda), si staglia sopra l'avanzata Oltralpe di Marine Le Pen, diventa, molto prima che ci si accorga dell'enormità, l'allarme nazismo. Sì, nel suo genere è un fuoriclasse assoluto.
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