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La moglie di Bozzoli già interrogata a Brescia. "Non so" e sconcerto: occhio a queste date
05-07-2024, 20:06
"Non so" e "Non ricordo": è interlocutorio il primo interrogatorio di Antonella Colossi, la moglie di Giacomo Bozzoli. La donna è al comando provinciale dei carabinieri di Brescia dove sta rispondendo come persona informata sui fatti alle domande degli inquirenti che indagano sulla fuga del 39enne imprenditore di Brescia. Bozzoli è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio dello zio Mario, avvenuto nell'autunno del 2015, e da giorni risulta ufficialmente latitante. Sparito, in fuga sulla sua Maserati dal 23 giugno. "In vacanza in Spagna", a Marbella, con la moglie e il figlio di 9 anni. Poi dal 1 luglio letteralmente svanito nel nulla, subito dopo l condanna. E quel giorno le strade di moglie e figlio da un lato e di Bozzoli dall'altro si separano. Di sicuro c'è solo l'albergo prenotato a nome del 39enne a Marbella, dal 20 al 30 giugno, con la Maserati della famiglia avvistata tra Manerba del Garda e Desenzano nelle prime ore del 23 giugno. La Colossi ha ammesso agli inquirenti che la mattina del 23 giugno lei, il bambino e il compagno erano a bordo della Maserati Levante intestata a Giacomo Bozzoli passata tra le 5.51 e le 6.03 da tre portali nel Bresciano. Poi il primo luglio la famiglia si è separata. Giacomo Bozzoli da una parte per proseguire la latitanza, compagna e figlio dall'altra. Fino al rientro oggi in Italia della donna e del bambino, in treno da Marbella, annunciata con una telefonata di Antonella alla famiglia. Il condannato all'ergastolo invece è ancora in fuga: verso il Marocco o verso Capo Verde o forse ancora in Spagna? Fino al 30 giugno era un uomo libero, l'1 luglio moglie e figlio si spostano in un altro hotel, registrandosi con il cognome della donna e il suo passaporto. Il sospetto degli inquirenti è che Bozzoli a quel punto si sia servito di un passaporto falso, essendo il suo scaduto, facendo così perdere le proprie tracce. La Colossi, che al momento non risulta indagata per favoreggiamento. In ogni caso, anche considerata la "mente criminale" descritta durante il processo per l'omicidio dello zio, la convinzione degli inquirenti è che la fuga di Bozzoli fosse "davvero studiata".
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