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Macron? Un De Gaulle al contrario: invece di andarsene, scoglie l'Assemblea
11-06-2024, 12:01
Gabriel Attal ci ha provato fino all'ultimo. Il primo ministro francese ha messo persino le sue dimissioni sul tavolo per dissuadere il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, dal sciogliere l'Assemblea nazionale e indire nuove elezioni legislative. Ma l'inquilino dell'Eliseo, ancora una volta, è andato avanti per la sua strada, non ha ascoltato i consigli della sua cerchia ristretta, convinto di poter provocare un sussulto repubblicano i prossimi 30 giugno e 7 luglio, le date del primo e secondo turno delle elezioni legislative anticipate, puntando sulla paura di alcuni elettori per l'“estrema destra” come “minaccia della democrazia”. Il day after delle elezioni europee, che hanno sancito il trionfo della destra sovranista del Rassemblement national (Rn) e spinto il capo dello Stato francese a una scelta radicale e altamente rischiosa perché potrebbe segnare la fine del macronismo, non era certo quello che sperava il campo presidenziale. L'attivismo dell'inquilino dell'Eliseo nelle ultime settimane – il discorso della Sorbona e quello di Dresda alla Festa dell'Europa, entrambi dai toni apocalittici – non ha prodotto alcun risultato, anzi, Valérie Hayer, la fragile candidata di Renaissance, ha ottenuto una percentuale ancor più bassa di quanto indicavano i sondaggi: 14,60%, meno della metà della lista Rn guidata da Jordan Bardella, che ha ottenuto il 31,37%. Per poco, la lista macronista non ha subìto il sorpasso di Raphaël Glucksmann, capolista dei socialisti, che ha ottenuto un buon 13,83% e ringalluzzito la sinistra. «Il 9 giugno sarà ricordato per sempre come una serata storica. Per la prima volta nella vita politica francese, i risultati di uno scrutinio intermedio hanno portato allo scioglimento dell'Assemblea nazionale», ha commentato sul Monde il politologo Florent Gougou, sottolineando la «potente dinamica» impressa da Bardella, il giovane presidente di Rn, il pupillo di Marine Le Pen, che ha permesso alla formazione sovranista di ottenere il miglior risultato di sempre alle europee. Ma quali sono ora gli scenari? Il più probabile, secondo gli osservatori parigini, è quello di un'Assemblea nazionale dove nessun schieramento ha la maggioranza assoluta, fatto che creerebbe una forte instabilità e costringerebbe la macronia a trovare volta per volta una maggioranza per far passare le riforme, la cosiddetta “majorité de projets”. In questo caso, è probabile che le truppe macroniste proveranno a intavolare delle discussioni con i Républicains (Lr), il partito gollista, anche se domenica sera Éric Ciotti, presidente Lr, si è detto contrario a «qualsiasi forma di alleanza». Lo scenario sognato dall'Eliseo, ma anche il meno probabile alla luce dei risultati di domenica, è una vittoria schiacciante del partito presidenziale, che permetterebbe a Macron di rilanciare il macronismo, di portare a termine senza troppi scossoni il suo secondo mandato e di preparare con calma la sua successione. Il terzo, quello che tutti temono nella macronia, è il trionfo di Rn anche alle legislative, fatto che costringerebbe Macron a una coabitazione, con Bardella capo dell'esecutivo: sarebbe una composizione inedita nella storia della Quinta Repubblica, la prima volta al governo per un esponente della destra sovranista (l'ultima coabitazione è stata dal 1997 al 2002, con Chirac, gollista, all'Eliseo, e Jospin, socialista, a Matignon). Alcuni osservatori, sottovoce, sostengono che Macron, in caso di concretizzazione di questo scenario, potrebbe addirittura rassegnare le dimissioni. Charles de Gaulle, il fondatore della Quinta Repubblica, si dimise nel 1969 dopo la vittoria del “no” al referendum sulla riforma del Senato e la regionalizzazione. Quello del 30 giugno e del 7 luglio è un referendum sul macronismo dal quale il presidente potrebbe non uscire indenne.
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