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Mario Sechi: Comunque vada arriva una lezione dagli Stati Uniti
26-10-2024, 06:31
Il 5 novembre l'America sceglie il 47° Presidente, la sfida tra Donald Trump e Kamala Harris è aperta, nessuno può dire con certezza chi vincerà, ma possiamo leggere delle tendenze in questo finale della campagna presidenziale, abbiamo davanti a noi alcuni temi chiave, una mappa per la destra e la sinistra in Europa e in particolare in Italia, dove la polarizzazione del dibattito, l'ossessione contro “le destre”, è fortissima. La politica americana è prima di tutto un laboratorio culturale, è espressione dello “spirito del tempo”, fa da apripista per ondate che impattano sulla società occidentale. Comunque vada a finire la corsa presidenziale (l'ultimo sondaggio del New York Times dà un testa a testa, quello del Wall Street Journal vede Trump in lieve vantaggio, ma con un netto distacco su tre punti decisivi, immigrazione, economia e inflazione), il radicalismo dei democratici è finito in testacoda, il movimento woke e la cancel culture, l'indice puntato contro “l'uomo bianco”, il dogma dell'ecologismo insostenibile, hanno lasciato un segno profondo. Da una parte i “deplorables” repubblicani, i miserabili (così li chiamò Hillary Clinton nel 2016), dall'altra i giusti democratici che hanno sempre ragione. È un copione logoro, per questo Harris ha tentato la metamorfosi in candidata centrista, ma gli anni alla Casa Bianca sono squadernati e le sue possibilità di vittoria, che sembravano altissime dopo la defenestrazione di Joe Biden, si sono assottigliate. Va detto che i sondaggi possono sbagliare, Donald può perdere e Kamala vincere nel gioco dei voti negli Stati in bilico (dove sulla carta Trump appare favorito), ma quell'agenda politica è morta. Il segnale che siamo a una svolta sul piano culturale è arrivato ieri con la decisione del Washington Post di non appoggiare ufficialmente la candidatura di Harris, non accadeva dagli anni Ottanta, i democratici dopo 40 anni hanno perso l'atteso “endorsement” della gloriosa testata, oggi di proprietà di Jeff Bezos, il fondatore di Amazon. “Torniamo alle origini”, ha spiegato l'editore del Post, William Lewis. In questa formula c'è la fine di un'era, non è un appoggio a Trump, ma la presa d'atto che nello scenario c'è anche l'altra America e dopo tutto quello che è accaduto non si può ignorare la realtà. È una lezione che in Italia non è ancora arrivata. Non ci resta che attendere sulla riva del fiume della storia.
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