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Mario Sechi: volano piatti nella Babele del campo largo
01-09-2024, 08:39
Che cosa è il campo largo? Un'assicurazione per il centrodestra. Più l'opposizione ne discute, più il governo avrà lunga vita. Ieri Goffredo Bettini sul Fatto quotidiano ha scritto un intervento che partendo da guerra e pace (senza Tolstoj a sceneggiare) è balzato con salto triplo senza rete sul “problemone” estivo dell'opposizione: il rientro in pista di Matteo Renzi. Bettini è il primo teorico dell'alleanza tra Pd e Cinque Stelle, è battitore libero nel partito, ma ascoltato, influente per intelligenza e relazioni trasversali. Egli scrive che Renzi è «un politico svelto e scaltro», certifica che l'ex segretario ha subito preso in mano le operazioni di riunificazione e conclude che lo scenario si è trasformato da «inopportuno in un letale errore politico». Va detto che Bettini è altrettanto svelto e scaltro, si guarda bene dal pronunciare anatemi, dice soavemente che «l'ex premier ha esaurito un ciclo». Attenzione, Renzi ha messo sul tavolo della sinistra non la capacità di vincere, ma qualcosa di più letale: il potere di far perdere. Nei consigli oracolari di Bettini c'è molto altro, si cela anche una critica a Elly Schlein e al gruppo dirigente del Pd, una compagnia incapace di contenere Renzi, il quale messo a ragionare di politica, alleanze, strategie (non a raccogliere voti) appare come un generale alle grandi manovre in mezzo a una compagnia di dilettanti. A ruota di Bettini (e l'uno-due non mi sembra casuale, ma ben coordinato) arriva il lesto Giuseppe Conte che si dice d'accordissimo, perbacco, poi allunga il passo e va in fuga: «Lasciare questo spazio a Renzi, incoronarlo così platealmente come credibile rappresentante di un polo moderato, è un grande harakiri». Anche il leader dei Cinque Stelle critica Schlein e nel farlo aggiunge un dettaglio che diventa la miccia che brucia del campo largo: «Per noi del Movimento 5 Stelle i governi italiani non si decidono a Washington». Parte il film americano: “Houston, abbiamo un problema”. Qual è? Non di certo il penultimatum di Schlein a Renzi sulla Liguria («Non può stare col piede in due scarpe»), queste sono supercazzole, la questione è il collocamento internazionale del centrosinistra di oggi e soprattutto di domani, un rebus tra kamalismo e trumpismo. Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni esprimono una confusa linea politica anti-israeliana, filo palestinese, equivoca sull'Ucraina e la Russia. Il problema non è Renzi, ma la tragica Babele della sinistra italiana che discute di campo largo mentre la realtà è un campo minato.
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