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Mattarella, non solo lo scafista libico: ha dato la grazia ad altre quattro persone
Oggi 23-12-25, 11:13
Ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato cinque decreti di grazia, in base a quanto previsto dall’articolo 87 della Costituzione. L’iter ha avuto il parere favorevole del ministero della Giustizia. Vediamo chi sono i beneficiari dei provvedimenti. Partiamo da Bardhyl Zeneli, 62 anni, condannato a un anno e mezzo di carcere per evasione dagli arresti domiciliari. Mattarella ha tenuto conto dei pareri favorevoli del magistrato di sorveglianza e del procuratore generale, i quali hanno evidenziato che il fatto per cui l’imputato è stato condannato non integra la fattispecie di evasione e quindi non costituisce reato. Tra i graziati- vicenda assai dolorosa - c’è poi il 77enne Franco Cioni, condannato a 6 anni e 4 mesi per omicidio volontario della moglie, affetta da malattia in stato terminale e con la quale era sposato da cinquant’anni, commesso nell’aprile 2021. Nel concedere la grazia che ha estinto l’intera pena detentiva ancora da espiare (5 anni e 6 mesi) il capo dello Stato ha tenuto conto del giudizio dei magistrati, delle condizioni di salute del condannato, del perdono da parte della sorella della vittima e della particolare condizione in cui è maturato l’episodio delittuoso. La vicenda di Cioni è inserita anche nel film di Paolo Sorrentino (protagonista Toni Servillo), “La Grazia”, uscito lo scorso gennaio. Alessandro Ciappei invece, 51 anni, doveva scontare ancora 9 mesi, condannato per truffa per un fatto commesso nel 2014: il presidente ha tenuto conto della modesta gravità concreta del fatto, dell’occasionalità della condotta illecita, del tempo trascorso dall’azione delittuosa e della situazione personale del condannato. Altro graziato è il 55enne Gabriele Spezzuti, condannato alla pena detentiva della reclusione, espiata fino al 2014, e alla pena pecuniaria di 90mila euro per delitti legati alle sostanze stupefacenti commessi nel 2005. Mattarella, tra gli altri elementi, ha considerato il lungo tempo trascorso dalla commissione dei reati, ai quali non è seguita nessun’altra condotta illecita, e delle disagiate condizioni di vita del condannato. Veniamo al 30enne Abdelkarim Alla F. Hamad, condannato a trent’anni per concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione. La storia è del 2015: è stato condannato assieme a due compagni di viaggio per quella che fu ribattezzata “la strage di ferragosto”: 49 morti asfissiati su un barcone stracarico di migranti. Nel concedere la grazia parziale - che ha estinto una parte della pena detentiva ancora da espiare - il capo dello Stato ha tenuto conto, oltre ad aver ricevuto l’ok del ministero della Giustizia, dell’età del condannato al momento della tragedia, del fatto che in questi dieci anni di reclusione ha dato «ampia prova di un proficuo percorso di recupero avviato in carcere» - così ha evidenziato il magistrato di sorveglianza - nonché del contesto particolarmente complesso e drammatico in cui si è verificato il reato. Questo è stato evidenziato anche dai giudici della Corte d’appello di Messina i quali, nel rigettare l’istanza di revisione per ragioni processuali, hanno sottolineato che per «ridurre lo scarto indubbiamente esistente tra il diritto e la pena legalmente applicata e la dimensione morale della effettiva colpevolezza» si può fare ricorso solo all’istituto della grazia che consente di ridurre o commutare una parte della pena. Nel corso del secondo mandato Mattarella ha concesso il beneficio 27 volte su 1.507 pratiche di grazia o commutazione di pena esaminate. Si è trattato di 13 decreti di grazia per pene detentive temporanee, di 6 decreti con cui sono state concesse grazie parziali, 2 decreti di grazia per la sola pena pecuniaria (uno relativo alla pena della multa e l’altro concernente l’ammenda), un decreto di grazia per la pena accessoria e un altro per pena detentiva di reclusione militare. Sono invece 1.020 le richieste rigettate e 220 quelle archiviate o “poste agli atti”. Ci sono anche 240 archiviazioni per palese carenza dei presupposti. Delle domande rigettate, 316 hanno riguardato condannati la cui pena non era in corso di esecuzione perché era stata concessa la sospensione condizionale o perché l’esecuzione della pena detentiva era stata sospesa, ovvero condannati che sin dall’inizio dell’esecuzione della pena, o dopo un periodo di detenzione, erano stati ammessi a misure alternative al carcere. In 240 ulteriori casi l’archiviazione della pratica è stata disposta direttamente dall’Ufficio su indicazione a carattere generale del presidente della Repubblica. Si è proceduto in questo modo quando la domanda di clemenza era palesemente priva dei requisiti che potevano consentirne la trattazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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